Gesù è l'unico che può domarci perché ha compiuto la traversata dalla morte alla vita e vittorioso viene a cercarci nella nostra Decapoli, che è la nostra vita abitata dal demonio, preda di una forza che ci supera. Nel territorio pagano, dove giorno e notte colpiamo inesausti con le pietre dei peccati la nostra dignità disprezzandoci sempre di più, a nulla valgono stratagemmi umani, psicologie e terapie. Nessuna catena che inanelli consigli, moralismi e ideali può legarci alla croce che ci presenta la storia, dalla quale una legione di demoni – superbia, avarizia, lussuria, invidia, gola, ira, accidia - ci strappa con la forza dei suoi impuri e suadenti sofismi. Al contrario del mondo, Gesù e la sua Chiesa sanno che il dramma di ogni uomo è che, avendo liberamente accolto lo spirito impuro, ne sono divenuti schiavi, confinati tra i sepolcri, in greco “memoriali”, obbligati a scivolare sui giorni in una continua memoria della morte, salario del peccato che corrode ogni relazione ed evento. Ci può salvare solo un esorcismo, la Parola della Croce piantata nel cuore del nostro sepolcro. Ma non è facile riconoscerci dopo tanto tempo passato in esilio lontani dal Regno. Non ci accade con il coniuge, i figli, con noi stessi? I sudditi del nemico parlano una lingua diversa, cambiano i costumi, perfino i connotati: tanti anni di compromessi con il mondo ci trasformano in pagani. Eppure Gesù ci riconosce, non ci giudica, ci guarda con misericordia perché fissa in noi la sua immagine nella quale siamo stati creati. Per questo la sua Parola, come quella della Chiesa, si dirige sempre al demonio e al peccato che dominano la persona per stanarlo. Se la predicazione giunge a destinazione ci getteremo umilmente ai piedi di Gesù perché cacci i demoni che ci affliggono nell’abisso della distruzione, come già Dio fece con i carri e i cavalieri del faraone. Come accade nel battesimo, e ogni volta che sperimentiamo il perdono dei peccati che ci riveste di Cristo e ricrea sani di mente. La fede infatti illumina sempre la ragione per discernere nella Croce l’amore di Dio che ci attira a sé per purificarci, ridonarci la dignità perduta e la libertà per salare il mondo con la gratuità dell’amore. Come accadde all’indemoniato sanato dalla presenza e dalla Parola di Gesù che non si è aggiunto a quanti lo seguivano Gesù, ma è inviato a proclamare nella sua casa, dai suoi, ciò che il Signore gli aveva fatto e la misericordia che ha avuto per lui, suscitando in terra pagana la meraviglia, la scintilla che volge misteriosamente il cuore di ogni uomo a Dio. Crocifissi con Cristo, per amore di ogni uomo, i suoi discepoli accettano il rifiuto di chi sente la loro presenza come un’insidia. Solo con la pazienza che Dio ha avuto con noi possiamo stanare il demonio attirando la sua furia sulla nostra vita per gettarlo lontano da chi si ostina nella condotta pagana. E' il martirio quotidiano che spalanca per noi e per chi ci rifiuta lo stesso Paradiso. Con il Signore possiamo assumere la paura che soggioga ancora chi ci è accanto, e salire sulla barca della Chiesa per passare ad altre rive, nella certezza di aver lasciato in loro una primizia della misericordia di Dio che darà frutto a suo tempo.
DOMATO IN NOI L'ORGOGLIO CHE CI DISTRUGGE DALLA PREDICAZIONE DELLA CROCE, SIAMO INVIATI NEL MONDO PER ESORCIZZARLO CON L'AMORE
Gesù è l'unico che può domarci perché ha compiuto la traversata dalla morte alla vita e vittorioso viene a cercarci nella nostra Decapoli, che è la nostra vita abitata dal demonio, preda di una forza che ci supera. Nel territorio pagano, dove giorno e notte colpiamo inesausti con le pietre dei peccati la nostra dignità disprezzandoci sempre di più, a nulla valgono stratagemmi umani, psicologie e terapie. Nessuna catena che inanelli consigli, moralismi e ideali può legarci alla croce che ci presenta la storia, dalla quale una legione di demoni – superbia, avarizia, lussuria, invidia, gola, ira, accidia - ci strappa con la forza dei suoi impuri e suadenti sofismi. Al contrario del mondo, Gesù e la sua Chiesa sanno che il dramma di ogni uomo è che, avendo liberamente accolto lo spirito impuro, ne sono divenuti schiavi, confinati tra i sepolcri, in greco “memoriali”, obbligati a scivolare sui giorni in una continua memoria della morte, salario del peccato che corrode ogni relazione ed evento. Ci può salvare solo un esorcismo, la Parola della Croce piantata nel cuore del nostro sepolcro. Ma non è facile riconoscerci dopo tanto tempo passato in esilio lontani dal Regno. Non ci accade con il coniuge, i figli, con noi stessi? I sudditi del nemico parlano una lingua diversa, cambiano i costumi, perfino i connotati: tanti anni di compromessi con il mondo ci trasformano in pagani. Eppure Gesù ci riconosce, non ci giudica, ci guarda con misericordia perché fissa in noi la sua immagine nella quale siamo stati creati. Per questo la sua Parola, come quella della Chiesa, si dirige sempre al demonio e al peccato che dominano la persona per stanarlo. Se la predicazione giunge a destinazione ci getteremo umilmente ai piedi di Gesù perché cacci i demoni che ci affliggono nell’abisso della distruzione, come già Dio fece con i carri e i cavalieri del faraone. Come accade nel battesimo, e ogni volta che sperimentiamo il perdono dei peccati che ci riveste di Cristo e ricrea sani di mente. La fede infatti illumina sempre la ragione per discernere nella Croce l’amore di Dio che ci attira a sé per purificarci, ridonarci la dignità perduta e la libertà per salare il mondo con la gratuità dell’amore. Come accadde all’indemoniato sanato dalla presenza e dalla Parola di Gesù che non si è aggiunto a quanti lo seguivano Gesù, ma è inviato a proclamare nella sua casa, dai suoi, ciò che il Signore gli aveva fatto e la misericordia che ha avuto per lui, suscitando in terra pagana la meraviglia, la scintilla che volge misteriosamente il cuore di ogni uomo a Dio. Crocifissi con Cristo, per amore di ogni uomo, i suoi discepoli accettano il rifiuto di chi sente la loro presenza come un’insidia. Solo con la pazienza che Dio ha avuto con noi possiamo stanare il demonio attirando la sua furia sulla nostra vita per gettarlo lontano da chi si ostina nella condotta pagana. E' il martirio quotidiano che spalanca per noi e per chi ci rifiuta lo stesso Paradiso. Con il Signore possiamo assumere la paura che soggioga ancora chi ci è accanto, e salire sulla barca della Chiesa per passare ad altre rive, nella certezza di aver lasciato in loro una primizia della misericordia di Dio che darà frutto a suo tempo.
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