Reietto, impuro e impossibilitato ad avvicinarsi a
chiunque perché considerato dai rabbini un “morto che respira”, il lebbroso aveva molto camminato nelle umiliazioni, nei fallimenti e nel dolore, sino ad arrivare
a Cristo. Se non lo aveva scacciato, come secondo la Legge avrebbe dovuto,
significava che quel Rabbino di Nazaret era l'unico che lo com-pativa, che cioè
conosceva le sue sofferenze e le accoglieva, facendole sue. Come in un cammino
di fede, la storia lo aveva condotto dinanzi all'uomo dei dolori, che conosce
bene il patire reale di ogni uomo; e si conosce la sofferenza altrui solo
avendone esperienza. Gesù infatti era sceso prima di lui in quel rantolo di
vita dove il lebbroso deve averlo visto già sul Calvario, senza apparenze
d'uomo, disprezzato, rifiuto di tutti, come uno davanti al quale ci si
copre il volto. Lo vedeva come un altro se stesso, lebbroso e crocifisso. Per
questo, con un’autentica professione di fede, ha potuto deporre in quell’Uomo il suo volere più intimo perché celato dietro le pustole: "Se vuoi puoi guarirmi".
E qui ha scoperto quello che chiunque incontra davvero Cristo nella
sua vita può sperimentare; la volontà di Dio coincide con quella più vera di ogni uomo, magari sepolta sotto un cumulo di peccati: "Sì, lo voglio, sii guarito!"; che è come dire: "sì, anche io voglio per te la stessa libertà di amare che vuoi tu". Questo stesso dialogo è è possibile nella Chiesa, dove il cammino di umiliazioni e solitudine
di chi patisce la lebbra del cuore può finire tra le braccia della sua “compassione”, in greco "splanxnisthèis"
(viscere che fremono), in ebraico "rahamin", che rimanda all'amore
viscerale di una madre (da "rehem" = utero, seno materno). La
compassione di Gesù che si rivela nel seno materno della Chiesa, da cui
scaturisce il suo amore capace di accogliere, concepire e generare, dare alla
luce, creare e ricreare. Perché essa è sulla terra la sua bocca che ci annuncia
la volontà d'amore del Padre, e la sua mano, ovvero i sacramenti attraverso i
quali ci tocca perché quella volontà si incarni in noi sanandoci. Il
cortocircuito tra la volontà dell'uomo e quella di Dio innesca immediatamente il
fuoco dello zelo, che si manifesta sempre con le parole della lode. Come quel lebbroso, anche ogni uomo sanato gratuitamente da Cristo
porta la Buona Notizia nella propria carne: la pelle un tempo avvizzita diventa luce,
sale e lievito. Le pustole di morte trasformate in stigmate di vita nella
comunità, sono le stesse piaghe gloriose del Signore risorto da mostrare e
offrire al mondo a testimonianza della sua vittoria sul peccato e la morte. Questa
è la fede che si fa notizia nella storia dei cristiani, nei fatti concreti che
rivelano le opere di amore prima impossibili, e che annunciano la
vita eterna.
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