COME SPOSE UNITE ALL'AGNELLO CHE COMPIE IN NOI LA PAROLA DELLA VITA


“Ecco lo Sposo, andategli incontro!”. Se volessimo dare un titolo alla catechesi di Gesù già nota come Discorso della Montagna, questo sarebbe il più appropriato. Perché la vita cristiana nella Chiesa ha un solo destino, le nozze con Gesù, l’Agnello che, come leggiamo nelle ultime pagine dell’Apocalisse, ci chiama al suo banchetto. Per questo la risposta al Vangelo sono le parole con le quali si chiude la Bibbia: “Lo Spirito e la Sposa dicono vieni!”. E il Signore ci risponde, “Ecco vengo presto!”, vengo a compiere il tuo essere, a ricreare in te l’immagine e la somiglianza con Dio nella quale sei stato creato e che hai ferito a morte aderendo alla menzogna del demonio che ti ha fatto peccare. Il Signore viene nella Chiesa come lo Sposo che ha compiuto, dato pienezza ad ogni comandamento, realizzando cioè nella sua natura umana l’uomo che Dio aveva pensato. Possiamo specchiarci nel Discorso della Montagna e ritrovare noi stessi. Perché la Legge non è esterna a noi; non è una serie di comandamenti da osservare con i nostri sforzi. Per questo Gesù parla sempre del cuore, che è come il Santo dei Santi che ogni uomo ha nel Tempio che è il suo corpo. Se in esso è vivo Cristo con il suo Spirito, penserà i pensieri di Dio, parlerà le sue parole e agirà secondo la sua volontà cristallizzata nei comandamenti che descrivono la missione (un po’ come quando un generale comanda ai suoi soldati) di ciascuno. San Paolo ripete infinite volte che la Legge, se rimane un corpo estraneo, non può salvarci dalla Geenna, la valle accanto a Gerusalemme dove si bruciava la spazzatura. La Legge può solo convincerci di peccato, come le parole del Discorso della Montagna illuminano i fallimenti con cui buttiamo la nostra vita nella pattumiera, sperimentando qui ed ora un anticipo dell’inferno, la morte che è la conseguenza della scelta di peccare. Essa comincia con il morbo maligno della superficialità con cui sorvoliamo sugli iota, la lettera più piccola dell’alfabeto ebraico eppure fondamentale per dare senso alle frasi. Tralasciamo infatti i dettagli nei quali Dio cela la sua presenza. Nei più antichi manoscritti infatti, il tetragramma del nome divino è abbreviato proprio con due iota; trascurando i precetti minimi, la quotidianità del lavoro e delle pulizie a casa, dello studio, ciò che costituisce le piccole occasioni per essere fedeli, dimentichiamo e lasciamo fuori Dio, che ci attende per dare compimento alla nostra vita nell’amore. E ci ritroviamo piccoli e impotenti di fronte alle situazioni grandi e difficili come un tradimento o una malattia. La menzogna che il serpente ha deposto nel cuore superficiale e perciò disobbediente di Eva le ha sporcato lo sguardo rendendolo concupiscente. Ecco perché basta guardare con desiderio una donna per commettere con lei l’adulterio che è usarla per il proprio piacere. E ciò può accadere anche in un matrimonio, perché ciascun coniuge appartiene innanzitutto a Dio, e ogni sguardo, parola o gesto che non rispettino la sua volontà sull’altro è un adulterio con il quale vorremmo appropriarcene per soddisfare la nostra bramosia. Accade lo stesso con le offese con cui apostrofiamo gli altri senza pensarci nemmeno; esse nascono da un cuore malato gravemente a un passo dalla morte, dal quale non può certo scaturire l’amore con cui donarsi. E quando non si ama, si uccide, denunciando ai tribunali, tradendo e divorziando, e in mille altri modi, sino all’omicidio.

Accettiamolo, non abbiamo più vino perché siamo spose adultere sedotte da un amante che, inducendoci a pensare male di nostro Padre e ad avercela con Lui, ci ha promesso la felicità nel diventare come Dio; per questo abbiamo tradito lo Sposo, e quindi noi stessi. Ma Gesù è uno Sposo geloso, e sul cammino di conversione che percorriamo nella Chiesa viene a cercare la sua sposa per riconciliarsi con lei. Ci riprende senza giudicarci, giurandoci amore eterno nella nuova ed eterna Alleanza che ci dona, innocente, come offerta nel suo sangue. In ogni Eucarestia infatti si rinnova la a festa di Shavuot (Pentecoste), che celebra il dono della Torah al Popolo di Dio prima e, dopo la resurrezione del Signore, la discesa dello Spirito Santo sulla Chiesa sua Sposa. Il Midrash “Mekhilta al libro dell’Esodo” racconta che “la Shekhinah di Dio è uscita incontro al popolo come uno sposo che esce incontro alla sposa”. Si compiono cioè le nozze come nell’antico rituale ebraico, in cui si prevedeva che lo sposo consegnasse, compiuto, il contratto – la Ketubah – alla sposa attraverso l’atto solenne con cui entrambi lo firmavano accanto alle parole: “Tu sei consacrata a me secondo la legge di Mosé e di Israele”. Come suggerisce il Midrash, sul Sinai lo Sposo era Dio che consegnava la Torah al Popolo sua sposa. Ma il Popolo ha tradito, come noi, per questo lo Sposo si è fatto carne e, attraverso la predicazione e i sacramenti che ci ridonano la Grazia del Battesimo, la Chiesa ci prepara come sposa casta e immacolata per lo Sposo Agnello Immacolato (“il lavacro di nozze che precede il banchetto di nozze, l’Eucaristia” - Catechismo). Per questo essa ci illumina sulla storia che circoncide ciò ci che impedisce di unirci a Lui. Non sono i ciechi e gli zoppi quelli per i quali è venuto Gesù? Per noi, che laviamo le nostre vesti nel suo perdono, cavando gli occhi e tagliando le membra con cui, peccando, lo abbiamo tradito. Ecco lo Sposo fratelli, andiamogli incontro perché ci viene a sposare nella fedeltà, nella conoscenza e nell’amore che sono l’anello con cui ci lega a Lui. Viene a consegnarci, compiuta sino all’ultimo dettaglio (iota), la Parola del contratto di nozze che non siamo stati capaci di vivere. Unendoci a Lui sul talamo nuziale della Croce che rende giusto ogni giorno nei no al demonio e nei sì allo Sposo, fa del Discorso della Montagna carne della nostra carne, pensiero dei nostri pensieri, parole delle nostre parole; come la Ketubah, scritta non più in tavole esterne ma nel cuore, per mezzo dello Spirito Santo. Dicendo Amen al suo Corpo e al suo Sangue nelle nozze dell’Agnello che si compiono nell'Eucarestia la Parola sarà la nostra stessa vita, si rivelerà compiuta per Grazia nella Legge la cui pienezza è l’amore di Cristo in noi che dà pienezza alla vita realizzando il matrimonio, il ministero presbiterale, la vecchiaia e la giovinezza, sino alle nozze eterne che celebreremo in Cielo.

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