"Maria!". E' bastato ascoltare il suo
nome, e tutto è cambiato. L'amore di Gesù, già sperimentato tante volte,
in quel momento, il più importante di tutta la sua vita, era tutto per
lei, come se, per Lui, fosse l'unica persona al mondo. Si è sentita di nuovo
importante, e per questo era risorta con Lui. In quel sepolcro, infatti,
era scesa anche lei. Per questo vi si era recata "di buon mattino, quando
era ancora buio". Non resisteva in casa, aveva aspettato che finisse il
sabato e poi via, di corsa, verso quel pezzo di lei che Gesù era diventato e
che il sepolcro aveva inghiottito. La sua vita, i suoi desideri, le speranze, i
progetti, tutto era precipitato in quell'anfratto di roccia. Per Maria la vita
s'era fermata allo spirare di Gesù, "il mio Signore". E ora era
giunta all'unico luogo a cui sembra essere destinata ogni carne; e Gesù era
stato carne e ossa, parole e sguardi, fame e sete come lei, come tutti. L'aveva
visto deporre nella tomba, non c'era altro posto dove andare. Ma era successo
qualcosa di imprevedibile: arriva e "vede che la pietra era stata
ribaltata dal sepolcro"; certamente qualcuno aveva "portato via il
Signore dal sepolcro, e non sapeva dove lo avevano posto!". Maria aveva
perduto l'unico luogo che ancora dava senso alla sua vita. Non aveva più
"dove" andare, anche l'ultimo appiglio le era stato sottratto: con
Lui era svanita anche lei. Per questo, anche se i due apostoli entrano
nella tomba vuota e Giovanni vede e crede, mentre essi se ne vanno, Maria
rimane incollata dinanzi a quella tomba vuota, "piangendo". Piange
perché è una donna a cui hanno portato via lo Sposo, il Signore della sua vita.
"Donna", così l'hanno chiamata gli angeli, così le si rivolge Gesù
iniziando a dialogare con lei. Una "donna", innamorata e perduta.
Solo le donne possono capire... Gli uomini arrivano sempre dopo, entrano,
vedono, credono, ma se ne vanno. C'è una fretta in loro che li spinge sulla
cresta della realtà. Le donne no, quando amano aprono se stesse per accogliere
l'amato nella propria carne e nella propria anima. Hanno una sensibilità e una
profondità sconosciute agli uomini, un amore materno che abbraccia e si lascia
fecondare, riuscendo così a sperimentare l'unione con lo sposo a un livello ben
più concreto ed esistenziale. L'uomo può staccarsi dalla donna e continuare la
propria vita, magari sazio di piacere. La donna invece, accogliendone il seme
di vita, resta unita alla parte più preziosa del suo uomo. Anche se se ne
allontana, porta nelle sue viscere la carne del suo sposo, fatta ormai carne
della propria carne. C'è una vita che palpita in lei, un frammento di lui che
le è impossibile dimenticare; nel frutto del loro amore è legata a lui per
sempre. Così Maria di Magdala con Gesù. L'aveva incontrato nel suo momento
peggiore, mentre sette demoni le stavano lacerando cuore e anima. La sua carne
stava per essere fatta a brandelli dalle pietre. E Gesù era apparso lì, con un
amore di cui nessuna carne era capace; una misericordia che compiva il cuore
della Legge secondo la quale sarebbe dovuta morire. Era un "rabbunì"
diverso da tutti gli altri, un uomo speciale, l'unico che l'aveva amata
davvero, un peccato dopo l'altro, scacciando un demonio dopo l'altro. E lei lo
aveva accolto, e Lui aveva deposto nella sua carne e nel suo cuore il seme di
Vita Eterna che l'aveva riportata alla dignità, alla pace, alla gioia. L'aveva
liberata trasformando la sua libertà piegata verso il peccato in amore. Per
questo era rimasta sulla soglia di quella tomba vuota. Aveva in sé un pezzo di
Lui, e le gridava dentro graffiandole il cuore di nostalgia. Le sarebbe bastato
restare in ginocchio dinanzi alla "pietra", il limite imposto dalla
violenza e dalla morte, sapendo che però quell'amato che l'aveva amata come
nessuno era lì dietro. Esangue, diafano, privo di vita certo, ma quella bocca
che le aveva sussurrato l'amore era lì; quegli occhi che l'avevano guardata con
tenerezza infinita; quelle mani che l'avevano rialzata dai suoi peccati; quei
piedi che l'avevano cercata. Gesù era comunque lì dentro, e lei era con
Lui, perché Lui era rimasto in lei nell'amore che l'aveva riscattata. Troppo
grande il dolore, troppo forte la paura di restare sola, per immaginare
l'impossibile. Per questo il dolore s'era moltiplicato scendendole sulle guance
in un fiume di lacrime. Le "avevano portato via" l'unica ancora per
la sua memoria. "Piange", infatti, non solo la morte del suo amato,
ma anche e soprattutto perché glielo hanno "portato via", e non sa
dov'è. Questo era insopportabile, un dolore più acuto della stessa morte di
Gesù. Maria aveva bisogno di quel corpo, era Gesù accidenti, era il suo amore,
la sua vita. E' disposta ad "andare a prenderlo" per riportarlo alla
sua tomba. C'è qualcosa di molto profondo in queste parole che Maria rivolge a
Gesù mentre ancora lo crede il "custode del giardino". Perché non le
basta sapere "dove è stato posto"? Sarebbe potuta andare a piangerlo
là. E invece no, lo vuole "prendere" e riportare in quella tomba.
Ebbene, in questa volontà vi è nascosta tutta la sua storia. Lo aveva seguito
sulla via della croce, lo aveva contemplato crocifisso, lo aveva pianto insieme
a sua Madre; infine, lo aveva visto deporre in quella tomba. E
tutto questo era accaduto a Gesù per l'infinito amore con il quale aveva amato
l'umanità, e quindi anche lei. Quella tomba era, dunque, il tempio che
custodiva la memoria di quell'amore. Voleva la tomba di Gesù, perché essa era
anche la sua, il segno rimastole di quell'amore sino alla fine che l'aveva
salvata. Lo abbiamo visto, vi era scesa con Lui, le era familiare, come il
talamo dove s'erano consumate le loro mistiche nozze. Non ne voleva
un'altra, non apparteneva al suo Amato, non apparteneva a lei. E per questo
"piangeva" non un "chi", come le aveva chiesto il Signore.
Piuttosto "piangeva" un passato troppo bello e sfuggito via. In una
parola: come tutti noi alla morte di una persona cara, piangeva soprattutto se
stessa, quella parte di lei così legata all'Amato da essere morta con Lui.
"Piangeva" il fallimento che ha spezzato sul più bello la sua storia
di riscatto e libertà. Ma quelle lacrime segnano per lei l'inizio di un cammino
nuovo, non più verso la carne del Signore da "prendere" e possedere,
seppure in una tomba; ma verso i suoi fratelli, i discepoli, e, attraverso di
loro, verso il mondo, sino a dimenticare se stessa nell'amore nuovo e
straripante che spinge a non vivere più per se stessi. Maria si sente chiamare,
ed è resurrezione: "Maria!", ed è una creatura nuova. Quel
nome dava finalmente un nome a Colui che stava parlando con lei. L'amore
sprigionato da quella parola le ha dischiuso gli occhi del cuore e della carne:
no, non era il "guardiano del giardino", ma Gesù. Era dunque risorto,
era vivo, il sepolcro non è riuscito a trattenere la forza dirompente del suo
amore. Era tutto vero quello che aveva sperimentato, e ora era diventato
eterno. Sì, non finisce l'amore, non si spegne la misericordia; l'opera di Dio
non conosce epilogo, zampilla sino alla vita eterna. Il suo nome era stato
pronunciato proprio lì, dinanzi al luogo dove aveva creduto di dover spegnere
la sua vita sotto una pioggia di lacrime. Nessuno le aveva portato via il
Signore! Solo, non era più come prima. Quel "giardino" era immagine
di quello che tutti abbiamo perduto a causa del peccato; e Maria era la nostra
vita sperduta lontano dall'identità originaria. Senza Cristo, come ogni uomo
che si è separato da Dio. Ma quel
"Maria!" era la nuova creazione che la destava a una vita ancor più
bella. "Sia la luce, e la luce fu"... "Maria!", e
"Maria fu!"... Quella voce veniva da oltre la pietra, da molto più in
là del sepolcro; veniva dal Cielo; per questo il suo nome spandeva una
fragranza nuova, che sapeva di libertà. Cristo risorto le consegnava la sua
vittoria, la attirava nel suo passaggio al Padre, le spalancava il
"giardino" perduto. Ecco la notizia che investe e trasforma
Maria. In quel nome pronunciato vibra l'amore nuovo, più forte della morte.
L'amore che è uscito vittorioso da quella tomba, spostando la pietra sulla
quale avrebbe voluto piangere la disfatta. Cristo è risorto! Non è lì dentro,
non è lo stesso di prima, ha varcato la soglia della morte, del peccato, della
carne. E' Lui, è il Signore, ma viene dal Cielo, vivo della vita celeste, una
vita che Maria non aveva ancora conosciuto. E' la risurrezione che appare oggi
anche davanti a noi, come agli occhi di Maria quel mattino di Pasqua. E'
qualcosa di totalmente nuovo, che dobbiamo imparare a conoscere. Si
schiude per noi il cammino della Maddalena. Quante volte ci hanno annunziato la
resurrezione del Signore, e non abbiamo compreso... Ma abbiamo iniziato a
credere e il Signore s'è fatto nostro compagno. Ci ha parlato, ci ha infiammato
il cuore, come ai discepoli di Emmaus, ma eravamo ancora piegati sulla nostra
carne, sulla storia che ci pesava, le ferite, il male, il dolore. E quel senso
di vuoto che neanche l'amore di nostra madre, del marito, dei figli ha mai
potuto colmare. Quel vuoto duro e immobile come la pietra del sepolcro, sulla
quale ci siamo abituati a piangere. Non abbiamo compreso, ci mancava
l'esperienza decisiva. Chi non ha mai sentito il suo nome pronunciato dal
Gesù risorto come Maria non può essere cristiano. Quante volte abbiamo
tentato di riprenderci il Signore e rimetterlo nella tomba della nostra
abitudine al fallimento; quante volte abbiamo pianto lacrime acide di cinismo.
Forse anche oggi, di fronte alla tomba nella quale è chiuso il nostro
matrimonio, o quella relazione; o forse di fronte all'incapacità di governare
le nostre pulsioni, gli eccessi depressivi del carattere, le parole che ci
sfuggono dalle labbra e combinano macelli. Sicuramente anche oggi stiamo
piangendo di fronte all'ennesimo peccato, sempre lo stesso, che ci umilia e ci
frustra, rubandoci la speranza. Ma oggi la sua chiamata, il nostro nome
pronunciato dalle sue labbra in modo così unico, ci apre gli occhi e il cuore
ad una possibilità impensabile. Solo il suo amore per te e per me così come
siamo può metterci in cammino, come Maria. Sì, perché le mancava ancora un
passo, decisivo. Doveva imparare a conoscere Cristo non più secondo la carne,
ma secondo la nuova dimensione celeste nella quale era venuta a cercarla.
Doveva camminare ascoltando la sua voce chiamarla per nome per attirarla al di
là dell'affetto umano. Doveva vivere con Cristo la Pasqua. Lo avrebbe voluto
"trattenere", come noi. Vivo sì, ma per la nostra vita, per sistemare
i nostri cuori, le nostre menti: "Un'ultima soglia deve essere varcata, la
più importante di tutte: quella che permetterà a maria di elevarsi
dall'attaccamento al sensibile al livello della fede. Di non volgersi più
verso il passato ma verso l'avvenire.... Ma bisogna che Gesù stesso le
comunichi il messaggio pasquale: "Io salgo verso il Padre mio e Padre
vostro, Dio mio e Dio vostro" (De La Potterie). Il luogo dove
siamo chiamati con Maria Maddalena è dunque il Cielo, dove arrivare con un
cammino che ci conduca dalla carne allo Spirito; e in
esso imparare a "non trattenere" il Signore, per vivere ogni
rapporto nella totale libertà che è frutto della novità di vita dettata dalla
Spirito Santo. Oggi il Signore ci chiama a vivere dimentichi del passato e
protesi verso il futuro; le cose vecchie ormai passate, non ritorniamo a
rimescolare la stanca minestra dei dubbi, delle debolezze, dei fallimenti. Chi
ha conosciuto l'amore di Cristo non potrà più vivere senza il suo amore. Chi ha
sperimentato la sua resurrezione sarà naturalmente rimbalzato verso i
"fratelli di Gesù". Ecco la vita che Dio aveva preparato per Maria e
per ciascuno di noi: andare, senza posa, a ogni fratello di Gesù perduto nel
mondo, per annunciare l'unica notizia capace di cambiare l'esistenza: Cristo è
risorto, è salito al Padre suo e Padre di ogni uomo! Esiste il Cielo, nessuno è
orfano. Non ci sono più tombe dove versare lacrime, ma spazi infiniti dove
correre ad annunciare il vangelo. Tu ed io saremo, come la Maddalena, gambe e
mani, sguardi e voce prestate a Cristo risorto: non importano i peccati
commessi, da oggi, la nostra vita riscattata e libera, perduta per amore oltre
la morte, camminerà nella Chiesa per dare ovunque al Signore una voce umana per
chiamare con il suo amore il nome di ogni suo fratello.
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