SOLO L'AMORE E' LECITO




"Non ti è lecito" gridava Giovanni Battista a Erode, e non per un rigido legalismo, ma perché sei creato per essere libero e amare indissolubilmente nell'amore di Dio, e non ti è lecito andare contro natura; il peccato non si addice all'uomo, genera la morte, sempre. Sono parole capaci di riportare alla luce quel frammento di umanità che, seppure sepolto da una montagna di menzogne, alberga nel cuore di ogni uomo. Erode si era infilato in una strada senza ritorno, condannandosi ad una vita sterile, chiusa nell'egoismo. Una vita infelice: "Se uno prende la moglie del fratello è una impurità, egli ha scoperto la nudità del fratello; non avranno figli" (cfr. Lv. 18,16 e 20,21). La concupiscenza lo aveva accecato per trasformarlo in oggetto della maledizione più grande, quella di non avere figli; non vi era cosa più disonorante che scendere nella tomba senza una discendenza, perché era il segno di una vita senza frutto, scivolata via senza amore, senza consistenza, una vita in fumo. Quante volte ci ritroviamo, come Erode, preda di passioni ed entusiasmi che spengono lo sguardo in una fobia illusoria e annichiliscono ogni discernimento. I romanzi e i film e i tentacoli dei media e della cultura ci hanno lavato il cervello sino a farci credere che quando si muove qualcosa nel petto e ti prendono i crampi allo stomaco, allora è l'amore che bussa alla porta. I ragazzi vivono nell'illusione della grande passione, confusa con il grande amore, la mente è rapita in un sogno che sembra realissimo, si accettano compromessi pur di non guardare in faccia la realtà e prendere le cose con calma; non si può accettare, infatti, che l'amore autentico abbia bisogno della testa e della ragione per imbrigliare la passione e consegnarla al sacrificio che la purifica e la trasforma in dono. La stragrande maggioranza dei ragazzi non ha compreso - anche e soprattutto perché nessuno glielo ha spiegato - che perdere la vita per Cristo non fa perdere la testa, mentre perdere la testa per un uomo o una donna fa perdere la vita. Ovvero, amare davvero sino a donarsi e perdere la vita non fa mai diventare irragionevoli e perdere la testa. Chi ama in Cristo e la sua ragione è illuminata dalla fede, è sempre lucido, anche quando "cede" alla follia di perdonare l'imperdonabile e caricarsi dei peccati altrui. La misericordia, infatti, non sarà mai frutto della passione. Al contrario, perdere la luce della ragione e del discernimento nello stordimento della passione e della concupiscenza, impedisce il donarsi senza riserve, perché la carne esige sempre il contraccambio, e la vita scivola via. Ai nostri figli - come a noi del resto - non basta "temere" Giovanni Battista, ovvero riconoscergli prestigio e pensare che sia "un grande". E' fondamentale che abbiano, nei momenti importanti, qualcuno che, come Giovanni Battista sia disposto a giocarsi la testa per salvare la loro nella Verità, unico antidoto alla menzogna del demonio. Hanno bisogno di padri e madri che li amino così tanto e così gratuitamente da essere liberi per dire loro la verità: "non ti è lecito!", consapevoli che per questo, forse decapitati dai propri figli... Le mogli hanno bisogno di mariti come Giovanni, che le tirino fuori da nevrosi e pensieri tristi figli della menzogna gravidi di complessi e paure; così come i mariti necessitano di mogli forti e sante che annuncino loro la verità, facendoli scendere dalla nuvola nella quale si nascondono, tra deliri di onnipotenza e infantilismi cronici, sindrome del quarantenne e ansie da prestazioni; anche una ragazza ha bisogno di un fidanzato che le parli con fede nella verità, rispettandola e custodendola per l'uomo che Dio ha pensato per lei, forse lui ma non si sa; così come un ragazzo non può restare legato a una fidanzata che, per paura, taccia la verità e, per non perderlo, lo lasci scatenare nelle pulsioni più basse. Una parrocchia e una comunità hanno bisogno di un pastore che ami le sue pecore sino a perdere la testa e la vita per loro, perché nessuna resti nell'inganno del demonio, ma conosca la Verità e la verità le faccia libere per amare ed entrare nella Vita eterna. E così tra di fratelli di ogni comunità nella Chiesa, la verità innanzitutto, con dolcezza e carità. Così tra amici, senza spremute affettive che avvelenano. Tutti abbiamo bisogno di martiri che ci testimonino la Verità, perché anche noi siamo chiamati ad esserlo. Certo, per poter essere liberi e non temere di annunciare il Vangelo senza annacquamenti è necessario, come Giovanni Battista, avere l'esperienza del deserto, ovvero aver tagliato con il mondo e i suoi criteri; aver visto la propria debolezza amata da Dio, senza esigenze e moralismi; soprattutto, avere l'esperienza che quando Dio ha detto "non ti è lecito" non è stato per limitare, frustrare e togliere la la libertà come insinuato dal serpente ai progenitori, ma per amore. "Non ti è lecito" buttare la tua vita perché "è lecito", sano e santo solo spenderla nell'amore. Ma Erode non può. Il rancore di Erodiade, alla quale aveva consegnato l'anima, lo trascina nell'abisso, perché l'accendersi di una passione spalanca sempre il passo a peccati più gravi. Erode ha soffocato la ragione nella carne, e quando la sua carne si adagia in un «banchetto» che ne sazia le voglie, seduto sulla propria anima, si ritrova sordo e cieco, perde la memoria delle parole del profeta, e promette e consegna la sua vita ad un'immagine effimera, il corpo seducente di una ragazza, che appare ai suoi occhi come l'albero dell'Eden, «buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza». Ed è morte, della Verità prima, della sua anima poi. Per questo, il Vangelo di oggi ci chiama a conversione, che spesso siamo come Erode; a lasciarci illuminare dalla predicazione della Chiesa che ci illumina sui compromessi, le situazioni pericolose nelle quali ci troviamo, dove non abbiamo forza e volontà per tagliare, voltare pagina e abbandonarci alla fedeltà di Dio. Quell'amicizia che ci insinua calunnie sugli altri, quell'affetto troppo carnale e passionale, che ha già messo il laccio al cuore e ci ha deposto sul piano inclinato che conduce al tradimento; quel rancore che arde, sordo, sotto la cenere del tempo che vorremmo capace di essiccare il peccato; quell'adulazione che risuona nelle nostre orecchie e ci pianta al centro di un universo che, invece di adorarci come dei, ci appare ogni giorno più ostile a tutto quanto facciamo e pensiamo. Chiediamo a Dio la grazia del cuore di Davide, pronto al pentimento, a rientrare cioè in se stesso come il figliol prodigo, ascoltare la voce dei profeti che, con amore e fermezza, ci annunciano la Verità dell'amore di Dio perché ci illuminano sulla nostra realtà, senza sconti: ispirati da Dio, i pastori, i catechisti, i fratelli, i genitori, il coniuge, illuminano quanto, nella nostra vita, «non è lecito» ed è destinato a restare senza figli, per aprirci al perdono e alla Grazia che rende fecondo il cuore sterile nella libertà dell'amore capace di far perdere la testa e la vita pur di salvare dalla menzogna chi ci è accanto.

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