αποφθεγμα Apoftegma
Chi rifiuta lo Spirito e il sangue rimane nelle “opere morte”, nel peccato.
E la bestemmia contro lo Spirito Santo consiste proprio
nel rifiuto radicale di accettare questa remissione,
di cui Egli è l'intimo dispensatore e che presuppone la reale conversione,
da Lui operata nella coscienza.
Giovanni Paolo II
NEL SENO DI NOSTRA MADRE RINASCIAMO CRISTIANI, OVVERO MADRI E FRATELLI DI CRISTO CHE GENERANO IL SUO AMORE NEL MONDO
Si può "cercare" Gesù in tanti modi. Spinti dai legami di carne per esempio, come "i fratelli e le sorelle di Gesù" che trascinano anche Maria "sua Madre" per "chiamarlo". Ma restano "fuori", non si possono avvicinare a Gesù, perché le relazioni invischiate nell'affettività, nella gelosia e nell'invidia non sono libere.
Gesù infatti era "fuori di sé"; al contrario dei suoi secondo la carne, non viveva in se stesso, per se stesso, ma totalmente “fuori”, consegnato agli uomini. L'amore che lo rendeva pane gli impediva di prendere pane. Si nutriva della volontà del Padre, un cibo che l’uomo vecchio non conosce perché è incapace di comprendere le ragioni dello Spirito, anzi, vi muove guerra; e ci muove per saziarsi, non per saziare.
Per questo "i suoi" - che potrebbero essere i preti, le suore, quelli a Lui più vicini giuridicamente e sentimentalmente ma non esistenzialmente - gelosi e invidiosi, non potevano accettare la follia di un amore che lo sospingeva ben oltre i limiti della carne, dando la sua da mangiare nei luoghi che tutti evitavano, per le persone che tutti ritenevano ormai spacciate. Gesù era la gratuità totale, mai vista prima in un uomo. Ma spesso, sedotti dal demonio, pensiamo che non sia reale un amore così, il nostro cuore non lo ha conosciuto. Ci deve essere qualcosa sotto, non si può vivere e amare così.
Come uscire da noi stessi se “fuori” abbiamo conosciuto solo la morte della frustrazione? Come fai a donare la tua vita se essa è solo un pugno di giorni amari da difendere con i denti? Per questo i suoi cercano di "prendere" Gesù e riportarlo alla ragionevolezza della sapienza carnale. Dovevano addomesticarlo per renderlo innocuo e non contraddicesse le loro convinzioni mettendo in crisi equilibri faticosamente acquisiti.
Così, spesso accade che i nemici dei cristiani siano proprio i familiari più stretti, la carne della tua carne. O l’amico del cuore, il fidanzato, per cui ci troviamo infilati in rapporti morbosi e pieni di compromessi, cercando inutilmente di saziare la fame di amore. Accettiamolo, anche noi siamo tra i parenti di Gesù, impigliati nelle stesse debolezze affettive. Per questo, come tra loro, anche tra noi e Gesù sovente vi è come un muro invalicabile, "la folla seduta attorno a Gesù" che ascoltava la sua predicazione, immagine della comunione nuova, celeste e libera che nasce dall'ascolto della Parola di Dio.
E' questa, infatti, che determina l'autentica familiarità con Gesù: è suo "fratello, sorella e madre" solo "chi compie la volontà di Dio". Ma per compierla occorre conoscerla, e per conoscerla occorre averla ascoltata, e per ascoltarla occorre stare seduti intorno a Lui, come discepoli ai piedi del proprio Maestro. E' quindi necessaria la comunità cristiana, la Madre di Cristo che gesta nelle sue viscere di misericordia i figli di Dio, partorendo attraverso il battesimo e gli altri sacramenti i "fratelli" e le "sorelle" di Gesù.
E' loro che Gesù «fissa girando tutto intorno lo sguardo», svelandone l'identità nuova e sorprendente: sono il nuovo Israele convocato intorno al nuovo Sinai; in loro appare la Chiesa, la Ecclesia, assemblea convocata per ascoltare, accogliere e obbedire. La fede adulta che genera opere di vita eterna, ovvero il compimento della volontà di Dio che è sempre soprannaturale e mai schiava della carne, viene infatti dall'ascolto: è come per la terra assetata, arida e sterile, quando è bagnata dall'acqua che feconda perché porti frutto. Allora, «fare la volontà di Dio» non è nulla di volontaristico e moralistico, ma innanzitutto "essere seduti attorno a Gesù e ascoltare la sua parola".
Ma forse non ci piace "sederci" e "ascoltare" nella comunità cristiana, vogliamo decidere noi da soli, spinti dalla menzogna del demonio che ci a dubitare che Dio è un Padre buono, che conosce noi e la nostra situazione, e sa di cosa abbiamo bisogno. E' forte il demonio, molto più forte di noi; è lui Belzeebul, il "Baal (signore) del sudiciume", quello che regna in ogni casa - la vita - delle persone che ha sedotto con la sua menzogna e, bestemmiando lo Spirito Santo, sono diventate le sue cose. Bestemmia traduce il termine greco blasphêmía, ingiuriare, in latino diffamazione. Per farci dubitare di Dio e del suo amore, il demonio ci presenta la nostra croce, dove Cristo ha disteso le sue braccia per accoglierci e perdonarci, come l'opera di un mostro che ci è nemico.
Se accettiamo questa tentazione cominceremo a diffamare Dio imputandogli le nostre sofferenze. Alleati di satana scapperemo dalla Croce, per cadere però in peccati sempre più terribili, sperimentando amaramente che è satana il nostro vero nemico, perché non può rivoltarsi contro se stesso ma contro Dio e contro di noi. Inducendoci a bestemmiare contro lo Spirito Santo ci trascina fuori dalla salvezza, nella morte eterna che sperimentiamo anticipata nell'"impermeabilità della coscienza" (S. Giovanni Paolo II). Esiste eccome l'inferno, e comincia quando viviamo le relazioni e gli eventi come tombe dalle quali non possiamo uscire, avendo abbandonato "i mezzi con i quali ci compie la remissione dei peccati” (S. Tommaso D'Aquino).
Ma coraggio, viene Gesù nella sua Chiesa, "l'uomo più forte" del demonio, l'unico che con la Croce ha il potere di legarlo e strapparci all'inferno; la Parola predicata e i sacramenti che la realizzano ci rivelano i chiodi che, trapassando la sua carne, testimoniano il suo amore capace di perdonare tutti i peccati. Ogni giorno ci troviamo nel mezzo del combattimento tra Cristo e Belzeebul, che per noi significa la libertà con cui possiamo accogliere il perdono che ci viene offerto nella Chiesa o chiuderci ostinatamente alla Grazia. Prendere la Croce, perché "come Gesù si servì della sua stessa passione, di quello cioè che si presentava come sofferenza, per restaurare la libertà e la salvezza in tutto il mondo, così fa con te: quando soffri, si serve della tua sofferenza per la tua salvezza e la tua gloria" (S. Giovanni Crisostomo); o continuare a bestemmiare il soffio di vita eterna e, rifiutandolo, restare nella morte. La vita è seria, paradiso e inferno sono dinanzi a noi celati dalla Croce; convertiamoci lasciandoci attirare da Cristo nella storia dove sperimenteremo le primizie del Cielo.
Per questo il Signore ci chiama a stringerci a Lui, a non restare "fuori" adorando i nostri pensieri mondani. Ad essere quegli uomini sotto lo sguardo fisso di Gesù: è quello il posto dove ascoltare per obbedire. Solo chi ascolta ama e per questo compie la volontà dell'amato. Come accadde a Gesù nel Getsemani dove ha ascoltato e accolto la Parola del Padre e così, combattendo con le resistenze della carne, si è consegnato alla sua volontà. Non si sbaglia mai: quando l'amore irrora il cuore e la mente ci si abbandona sempre alla volontà di Dio, anche se mille ostacoli e tentazioni si oppongono, anche se i pensieri mondani strepitano mostrando la follia e l'incomprensibilità del piano di Dio per la mente carnale.
La via crucis, la morte, il sepolcro e la risurrezione sono stati il frutto benedetto di quell'ascolto fattosi obbedienza; da essa e in essa è sorta la Chiesa, la comunità dei "fratelli e sorelle" di Gesù, la madre che lo genera, gesta e partorisce nella storia. Gesù ci chiama a percorrere in essa il cammino che anche Maria ha dovuto fare: passare dalla conoscenza secondo la carne a quella nuova dello Spirito, per essere di fronte a ogni persona gli occhi e lo sguardo, la voce e le parole, l'amore e le viscere di misericordia di Gesù fatte carne in noi. Per questo la Chiesa ci protegge dalle tentazioni di "uscire fuori" dalla volontà del Padre.
A volte non è facile, perché "fuori" c'è il passato nel quale abbiamo vissuto, persone care, situazioni ancora irrisolte a cui vorremmo mettere mano. "Fuori" c'è la carne che "ci cerca" mostrandoci "nostra madre", la persona più importante della nostra vita, per ridestare in noi i sentimenti di affetto che però ci separerebbero da Gesù. Ma coraggio, se resteremo stretti intorno a Lui nella comunità nulla ci potrà separare dal suo amore; e in esso ritroveremo trasfigurati in rapporti nuovi perché liberi nell'amore vero anche nostra madre nella carne e le persone a cui vogliamo bene; solo nella Chiesa sapremo guardare alla nostra storia con discernimento, rintracciando in essa l'amore di Dio. Perché per amare bisogna essere passati oltre il mare che ci inchioda in Egitto schiavi del faraone. Ama solo chi, ormai libero, vive ogni evento nella Pasqua di Cristo e così genera Cristo per il mondo in ogni pensiero, parola e gesto.
NEL SENO DI NOSTRA MADRE RINASCIAMO CRISTIANI, OVVERO MADRI E FRATELLI DI CRISTO CHE GENERANO IL SUO AMORE NEL MONDO
Si può "cercare" Gesù in tanti modi. Spinti dai legami di carne per esempio, come "i fratelli e le sorelle di Gesù" che trascinano anche Maria "sua Madre" per "chiamarlo". Ma restano "fuori", non si possono avvicinare a Gesù, perché le relazioni invischiate nell'affettività, nella gelosia e nell'invidia non sono libere.
Gesù infatti era "fuori di sé"; al contrario dei suoi secondo la carne, non viveva in se stesso, per se stesso, ma totalmente “fuori”, consegnato agli uomini. L'amore che lo rendeva pane gli impediva di prendere pane. Si nutriva della volontà del Padre, un cibo che l’uomo vecchio non conosce perché è incapace di comprendere le ragioni dello Spirito, anzi, vi muove guerra; e ci muove per saziarsi, non per saziare.
Per questo "i suoi" - che potrebbero essere i preti, le suore, quelli a Lui più vicini giuridicamente e sentimentalmente ma non esistenzialmente - gelosi e invidiosi, non potevano accettare la follia di un amore che lo sospingeva ben oltre i limiti della carne, dando la sua da mangiare nei luoghi che tutti evitavano, per le persone che tutti ritenevano ormai spacciate. Gesù era la gratuità totale, mai vista prima in un uomo. Ma spesso, sedotti dal demonio, pensiamo che non sia reale un amore così, il nostro cuore non lo ha conosciuto. Ci deve essere qualcosa sotto, non si può vivere e amare così.
Come uscire da noi stessi se “fuori” abbiamo conosciuto solo la morte della frustrazione? Come fai a donare la tua vita se essa è solo un pugno di giorni amari da difendere con i denti? Per questo i suoi cercano di "prendere" Gesù e riportarlo alla ragionevolezza della sapienza carnale. Dovevano addomesticarlo per renderlo innocuo e non contraddicesse le loro convinzioni mettendo in crisi equilibri faticosamente acquisiti.
Così, spesso accade che i nemici dei cristiani siano proprio i familiari più stretti, la carne della tua carne. O l’amico del cuore, il fidanzato, per cui ci troviamo infilati in rapporti morbosi e pieni di compromessi, cercando inutilmente di saziare la fame di amore. Accettiamolo, anche noi siamo tra i parenti di Gesù, impigliati nelle stesse debolezze affettive. Per questo, come tra loro, anche tra noi e Gesù sovente vi è come un muro invalicabile, "la folla seduta attorno a Gesù" che ascoltava la sua predicazione, immagine della comunione nuova, celeste e libera che nasce dall'ascolto della Parola di Dio.
E' questa, infatti, che determina l'autentica familiarità con Gesù: è suo "fratello, sorella e madre" solo "chi compie la volontà di Dio". Ma per compierla occorre conoscerla, e per conoscerla occorre averla ascoltata, e per ascoltarla occorre stare seduti intorno a Lui, come discepoli ai piedi del proprio Maestro. E' quindi necessaria la comunità cristiana, la Madre di Cristo che gesta nelle sue viscere di misericordia i figli di Dio, partorendo attraverso il battesimo e gli altri sacramenti i "fratelli" e le "sorelle" di Gesù.
E' loro che Gesù «fissa girando tutto intorno lo sguardo», svelandone l'identità nuova e sorprendente: sono il nuovo Israele convocato intorno al nuovo Sinai; in loro appare la Chiesa, la Ecclesia, assemblea convocata per ascoltare, accogliere e obbedire. La fede adulta che genera opere di vita eterna, ovvero il compimento della volontà di Dio che è sempre soprannaturale e mai schiava della carne, viene infatti dall'ascolto: è come per la terra assetata, arida e sterile, quando è bagnata dall'acqua che feconda perché porti frutto. Allora, «fare la volontà di Dio» non è nulla di volontaristico e moralistico, ma innanzitutto "essere seduti attorno a Gesù e ascoltare la sua parola".
Ma forse non ci piace "sederci" e "ascoltare" nella comunità cristiana, vogliamo decidere noi da soli, spinti dalla menzogna del demonio che ci a dubitare che Dio è un Padre buono, che conosce noi e la nostra situazione, e sa di cosa abbiamo bisogno. E' forte il demonio, molto più forte di noi; è lui Belzeebul, il "Baal (signore) del sudiciume", quello che regna in ogni casa - la vita - delle persone che ha sedotto con la sua menzogna e, bestemmiando lo Spirito Santo, sono diventate le sue cose. Bestemmia traduce il termine greco blasphêmía, ingiuriare, in latino diffamazione. Per farci dubitare di Dio e del suo amore, il demonio ci presenta la nostra croce, dove Cristo ha disteso le sue braccia per accoglierci e perdonarci, come l'opera di un mostro che ci è nemico.
Se accettiamo questa tentazione cominceremo a diffamare Dio imputandogli le nostre sofferenze. Alleati di satana scapperemo dalla Croce, per cadere però in peccati sempre più terribili, sperimentando amaramente che è satana il nostro vero nemico, perché non può rivoltarsi contro se stesso ma contro Dio e contro di noi. Inducendoci a bestemmiare contro lo Spirito Santo ci trascina fuori dalla salvezza, nella morte eterna che sperimentiamo anticipata nell'"impermeabilità della coscienza" (S. Giovanni Paolo II). Esiste eccome l'inferno, e comincia quando viviamo le relazioni e gli eventi come tombe dalle quali non possiamo uscire, avendo abbandonato "i mezzi con i quali ci compie la remissione dei peccati” (S. Tommaso D'Aquino).
Ma coraggio, viene Gesù nella sua Chiesa, "l'uomo più forte" del demonio, l'unico che con la Croce ha il potere di legarlo e strapparci all'inferno; la Parola predicata e i sacramenti che la realizzano ci rivelano i chiodi che, trapassando la sua carne, testimoniano il suo amore capace di perdonare tutti i peccati. Ogni giorno ci troviamo nel mezzo del combattimento tra Cristo e Belzeebul, che per noi significa la libertà con cui possiamo accogliere il perdono che ci viene offerto nella Chiesa o chiuderci ostinatamente alla Grazia. Prendere la Croce, perché "come Gesù si servì della sua stessa passione, di quello cioè che si presentava come sofferenza, per restaurare la libertà e la salvezza in tutto il mondo, così fa con te: quando soffri, si serve della tua sofferenza per la tua salvezza e la tua gloria" (S. Giovanni Crisostomo); o continuare a bestemmiare il soffio di vita eterna e, rifiutandolo, restare nella morte. La vita è seria, paradiso e inferno sono dinanzi a noi celati dalla Croce; convertiamoci lasciandoci attirare da Cristo nella storia dove sperimenteremo le primizie del Cielo.
Per questo il Signore ci chiama a stringerci a Lui, a non restare "fuori" adorando i nostri pensieri mondani. Ad essere quegli uomini sotto lo sguardo fisso di Gesù: è quello il posto dove ascoltare per obbedire. Solo chi ascolta ama e per questo compie la volontà dell'amato. Come accadde a Gesù nel Getsemani dove ha ascoltato e accolto la Parola del Padre e così, combattendo con le resistenze della carne, si è consegnato alla sua volontà. Non si sbaglia mai: quando l'amore irrora il cuore e la mente ci si abbandona sempre alla volontà di Dio, anche se mille ostacoli e tentazioni si oppongono, anche se i pensieri mondani strepitano mostrando la follia e l'incomprensibilità del piano di Dio per la mente carnale.
La via crucis, la morte, il sepolcro e la risurrezione sono stati il frutto benedetto di quell'ascolto fattosi obbedienza; da essa e in essa è sorta la Chiesa, la comunità dei "fratelli e sorelle" di Gesù, la madre che lo genera, gesta e partorisce nella storia. Gesù ci chiama a percorrere in essa il cammino che anche Maria ha dovuto fare: passare dalla conoscenza secondo la carne a quella nuova dello Spirito, per essere di fronte a ogni persona gli occhi e lo sguardo, la voce e le parole, l'amore e le viscere di misericordia di Gesù fatte carne in noi. Per questo la Chiesa ci protegge dalle tentazioni di "uscire fuori" dalla volontà del Padre.
A volte non è facile, perché "fuori" c'è il passato nel quale abbiamo vissuto, persone care, situazioni ancora irrisolte a cui vorremmo mettere mano. "Fuori" c'è la carne che "ci cerca" mostrandoci "nostra madre", la persona più importante della nostra vita, per ridestare in noi i sentimenti di affetto che però ci separerebbero da Gesù. Ma coraggio, se resteremo stretti intorno a Lui nella comunità nulla ci potrà separare dal suo amore; e in esso ritroveremo trasfigurati in rapporti nuovi perché liberi nell'amore vero anche nostra madre nella carne e le persone a cui vogliamo bene; solo nella Chiesa sapremo guardare alla nostra storia con discernimento, rintracciando in essa l'amore di Dio. Perché per amare bisogna essere passati oltre il mare che ci inchioda in Egitto schiavi del faraone. Ama solo chi, ormai libero, vive ogni evento nella Pasqua di Cristo e così genera Cristo per il mondo in ogni pensiero, parola e gesto.
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