Martedì della III settimana del Tempo Ordinario



αποφθεγμα Apoftegma

Bisogna ricreare un clima autenticamente catto­lico, 
ritrovare il senso della Chiesa come Chiesa del Signore, 
come spazio della reale presenza di Dio nel mondo. 
Quel mistero di cui parla il Vaticano II 
quan­do scrive quelle parole terribilmente impegnative 
e che pure corrispondono a tutta la tradizione cat­tolica: 
"La Chiesa, cioè il regno di Cristo già pre­sente in mistero".

Card. Joseph Ratzinger









L'ANNUNCIO
Dal Vangelo secondo Marco 3,31-35

In quel tempo, giunsero la madre di Gesù e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. 
Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». 
Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».





RINATI NELLA CHIESA NOSTRA MADRE IMPARIAMO DA MARIA A COMPIERE LA VOLONTA' DI DIO SINO ALLA CROCE DOVE ESSERE MADRE, FRATELLO E SORELLA DI GESU'
Si può "cercare" Gesù in tanti modi. Spinti dai legami di carne per esempio, come "i fratelli e le sorelle di Gesù" che trascinano anche Maria "sua Madre" per "chiamarlo". Ma restano "fuori", non si possono avvicinare a Gesù, perché le relazioni invischiate nell'affettività, nella gelosia e nell'invidia non sono libere. Tra loro vi è, come un muro invalicabile, "la folla seduta attorno a Gesù" che ascoltava la sua predicazione, immagine della comunione nuova, celeste e libera che nasce dall'ascolto della Parola di Dio. E' questa, infatti, che determina l'autentica familiarità con Gesù: è suo "fratello, sorella e madre" solo "chi compie la volontà di Dio". Ma per compierla occorre conoscerla, e per conoscerla occorre averla ascoltata, e per ascoltarla occorre stare seduti intorno a Lui, come discepoli ai piedi del proprio Maestro. E' quindi necessaria la comunità cristiana, la Madre di Cristo che gesta nelle sue viscere di misericordia i figli di Dio, partorendo attraverso il battesimo e gli altri sacramenti i "fratelli" e le "sorelle" di Gesù. E' loro che Gesù «fissa girando tutto intorno lo sguardo», svelandone l'identità nuova e sorprendente: sono il nuovo Israele convocato intorno al nuovo Sinai; in loro appare la Chiesa, la Ecclesia, assemblea convocata per ascoltare, accogliere e obbedire. La fede adulta che genera opere di vita eterna, ovvero il compimento della volontà di Dio che è sempre soprannaturale e mai schiava della carne, viene infatti dall'ascolto: è come per la terra assetata, arida e sterile, quando è bagnata dall'acqua che feconda perché porti frutto. Allora, «fare la volontà di Dio» non è nulla di volontaristico e moralistico, ma innanzitutto "essere seduti attorno a Gesù e ascoltare la sua parola": così ad esempio per quanto riguarda la paternità responsabile, della quale tanto si è parlato in questi giorni. Due sposi sono "responsabili" perché ascoltano la Parola e la accolgono perché dia frutto in loro. Non c'è altra responsabilità, non si tratta di ragionare e far calcoli, perché la Parola è di Dio e si fa carne nella storia concreta di ciascuno. Ma forse non ci piace "sederci" e "ascoltare" nella comunità cristiana, vogliamo decidere noi da soli, spinti dalla menzogna del demonio che ci a dubitare che Dio è un Padre buono, che conosce noi e la nostra situazione, e sa di cosa abbiamo bisogno. Per questo oggi il Signore ci chiama a stringerci a Lui, a non restare "fuori" adorando i nostri pensieri mondani. Ad essere quegli uomini sotto lo sguardo fisso di Gesù: è quello il posto dove ascoltare per obbedire. Solo chi ascolta ama e per questo compie la volontà dell'amato. Come accadde a Gesù nel Getsemani dove ha ascoltato e accolto la Parola del Padre e così, combattendo con le resistenze della carne, si è consegnato alla sua volontà. Non si sbaglia mai: quando l'amore irrora il cuore e la mente ci si abbandona sempre alla volontà di Dio, anche se mille ostacoli e tentazioni si oppongono, anche se i pensieri mondani strepitano mostrando la follia e l'incomprensibilità del piano di Dio per la mente carnale. La via crucis, la morte, il sepolcro e la risurrezione sono stati il frutto benedetto di quell'ascolto fattosi obbedienza; da essa e in essa è sorta la Chiesa, la comunità dei "fratelli e sorelle" di Gesù, la madre che lo genera, gesta e partorisce nella storia. Gesù ci chiama a percorrere in essa il cammino che anche Maria ha dovuto fare: passare dalla conoscenza secondo la carne a quella nuova dello Spirito, per essere di fronte a ogni persona gli occhi e lo sguardo, la voce e le parole, l'amore e le viscere di misericordia di Gesù fatte carne in noi. Per questo la Chiesa ci protegge dalle tentazioni di "uscire fuori" dalla volontà del Padre. A volte non è facile, perché "fuori" c'è il passato nel quale abbiamo vissuto, persone care, situazioni ancora irrisolte a cui vorremmo mettere mano. "Fuori" c'è la carne che "ci cerca" mostrandoci "nostra madre", la persona più importante della nostra vita, per ridestare in noi i sentimenti di affetto che però ci separerebbero da Gesù. Ma coraggio, se resteremo stretti intorno a Lui nella comunità nulla ci potrà separare dal suo amore; e in esso ritroveremo trasfigurati in rapporti nuovi perché liberi nell'amore vero anche nostra madre nella carne e le persone a cui vogliamo bene; solo nella Chiesa sapremo guardare alla nostra storia con discernimento, rintracciando in essa l'amore di Dio. 


COMMENTO COMPLETO

Il Signore fa nuove tutte le cose. Egli siede sul trono della Gerusalemme celeste, è l'Alfa e l'Omega, il Principio e la Fine. E' sceso dal Cielo per riscattare ogni uomo precipitato fuori dal Paradiso. Ha vinto la morte e ha riaperto il cammino al Padre, alla comunione perduta con Dio. E' asceso al Cielo "conducendo prigionieri", e ha "ricevuto uomini in tributo", perché così "anche i ribelli abiteranno presso il Signore Dio". Il Vangelo di oggi è un'istantanea della Gerusalemme celeste descritta dall'Apocalisse: "Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. «Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il "Dio-con-loro". E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate». Gesù è la novità che attira il passato, lo trasfigura e lo rende un presente compiuto nel suo amore e dischiuso su un futuro che non avrà fine. Nell'episodio narrato nel Vangelo odierno la Madre di Gesù e i suoi fratelli, stando fuori, mandano a chiamare Gesù. Ma tra loro e Lui vi è come un diaframma, un muro che li separa: "Attorno a Lui era seduta una folla". Attorno e seduta, e Lui al centro: il Maestro e i suoi discepoli, come Maria, ai piedi di Gesù, scegliendo l'unica parte buona che nessuno mai potrà strappare. I discepoli che ascoltano e per questo obbediscono e fanno la volontà di Dio sono madre e fratelli di Gesù. Gesù guarda quella folla che lo cinge come le mura della Gerusalemme di lassù, e ne attesta la familiarità nuova, il legame che supera carne e sangue, l'intimità che viene dal Cielo. I discepoli sono attorno a Lui come una corona cinge il diadema, stretti a quello splendore che ha rapito i loro cuori e le loro anime. 

Gesù infatti, "venne fra la sua gente, ma i suoi non l' hanno accolto. A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità" (Gv. 1, 11 ss). Hanno visto Gesù nella sua gloria, la luce di una presenza unica nel dare senso, consistenza, pace e gioia alla loro vita; hanno intuito che in quell'Uomo, nelle sue parole, Dio stesso era con loro; Gesù tergeva le loro lacrime nella sua misericordia, le cose di prima, quelle che sino ad allora li avevano fatto soffrire, che sembravano pesare come un macigno, erano passate, trasfigurate nella profezia d'amore che traspariva dalle sue parole. Niente lutto, né affanno, né lamento, perché quel Maestro aveva deposto la speranza, il perdono, la vita laddove aveva regnato la morte. Per questo, come cuccioli in attesa di cibo, lo hanno ascoltato e ora erano lì, semplicemente seduti attorno a Lui. E' la Chiesa, Ecclesia, assemblea convocata per ascoltare e accogliere. Gesù li fissa girando tutto intorno lo sguardo e ne svela l'identità nuova e sorprendente: per il fatto di essere lì attorno a Lui e ascoltare la sua Parola sono il nuovo Israele convocato intorno al Sinai. Sono madre e fratelli di Gesù, generati in Dio e fecondi della stessa natura, dello stesso amore. La fede viene infatti dall'ascolto: è come per la terra assetata, arida e sterile bagnata dall'acqua che feconda e infonde vita e conduce a portare frutto. Ascoltare è aprirsi alla vita, per dare la vita.

Gesù non chiede nulla, non esige, non detta regole. Gesù ama e annuncia il suo amore. Gesù attira a sé donando se stesso perché è possa essere accolto e donare la nuova natura incorruttibile. Essere attorno a Gesù ascoltando la sua parola, cibandosi del suo amore fatto carne in Lui: questo è fare la volontà di Dio. Nel Vangelo non appare null'altro, inutile fantasticare e immaginare. Quegli uomini fissati dallo sguardi di Gesù ascoltano e per questo fanno: accolgono come Maria la Parola capace di generare in Lui Colui che è il Principio e il compimento, l'unico capace di colmare la vita nel compimento della volontà del Padre. La Chiesa non è programmare e fare, la Chiesa è amore, perché chi ascolta davvero accoglie, si dona, abbandona pesi e zavorre carnali, si lasca trasformare dalla novità dell'annuncio; chi ascolta ama e per questo compie la volontà di Dio. Come Gesù che ha compiuto la volontà del Padre nel Getsemani dove ha ascoltato, accolto e obbedito. La via crucis è stata poi il frutto benedetto di quell'ascolto drammatico fattosi obbedienza. 

Ecco dunque la Chiesa, la Gerusalemme di lassù, libera e "risplendente della gloria di Dio" il Cielo disceso sulla terra: "La città è cinta da un grande e alto muro con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d'Israele...  Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell'Agnello... Non vidi alcun tempio in essa perché il Signore Dio, l'Onnipotente, e l'Agnello sono il suo tempio. La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello. Le nazioni cammineranno alla sua luce e i re della terra a lei porteranno la loro magnificenza. Le sue porte non si chiuderanno mai durante il giorno, poiché non vi sarà più notte... Non entrerà in essa nulla d'impuro, né chi commette abominio o falsità, ma solo quelli che sono scritti nel libro della vita dell'Agnello." (Ap. 21, 12 ss). La Gerusalemme che oggi accoglie noi, la Chiesa madre e maestra che ci consegna la Parola di Dio e i segni del suo amore. Nessun tempio costruito dagli sforzi umani. Certo, siamo chiamati ogni giorno al combattimento contro chi, continuamente, ci chiama a tornare alla carne, perché "fuori" c'è il passato nel quale abbiamo vissuto. C'è la madre della carne, non quella autentica dello Spirito. Sì, ogni istante la carne che ci ha generato per la morte "ci cerca" per indurci a pensieri, criteri e vita mondana. Ma ormai siamo creature nuove e potremo salvare questa generazione solo restando "dentro", nell'intimità con Gesù, senza compromessi con il mondo. Proprio per ascoltare Lui e non la carne potremo scendere alla carne di chi ci è accanto per attirarli nella volontà di amore di Dio. 

E' Cristo che ci chiama, laddove ci troviamo,  fuori dalla sua cerchia, schiavi dei nostri idoli, accampando diritti di parentela secondo la carne, chiamando Gesù ed esigendo da Dio che lasci di essere Dio per assecondare i nostri capricci. Ancora una volta oggi è Gesù stesso che ci attira e accoglie nella sua famiglia, e ci chiama a percorrere il cammino che anche Maria ha dovuto fare: passare dalla conoscenza secondo la carne a quella nuova dello Spirito. Conoscere Cristo seguendo la lampada dell'Agnello che illumina le orme sui sentieri della storia: stretti a Lui nell'ascolto della sua Parola, cibandosi del suo amore, per vivere pienamente ogni istante donato, ogni relazione, ogni evento come agnelli che offrono la vita. Madre e fratelli di Gesù, partorendo al mondo il suo amore, le porte della vita sempre aperte perché i poveri e i piccoli possano entrare a partecipare della stessa vita, ma ben serrate sul peccato e la menzogna. La vita sempre aperta su ogni uomo perché la notte non esiste più per chi è seduto attorno alla Luce. 

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