αποφθεγμα Apoftegma
“Offrire i vostri corpi”: San Paolo parla della liturgia, parla di Dio,
della priorità di Dio, ma non parla di liturgia come cerimonia,
parla di liturgia come vita.
Noi stessi, il nostro corpo;
noi nel nostro corpo e come corpo dobbiamo essere liturgia.
Questa è la novità del Nuovo Testamento:
Cristo offre se stesso e sostituisce così tutti gli altri sacrifici.
E vuole “tirare” noi stessi nella comunione del suo Corpo:
il nostro corpo insieme con il suo diventa gloria di Dio, diventa liturgia.
Così questa parola “offrire” – in greco parastesai – non è solo un’allegoria;
allegoricamente anche la nostra vita sarebbe una liturgia,
ma, al contrario, la vera liturgia è quella del nostro corpo,
del nostro essere nel Corpo di Cristo,
come Cristo stesso ha fatto la liturgia del mondo, la liturgia cosmica,
che tende ad attirare a sé tutti.
Trasformare noi stessi,
lasciarsi trasformare dal Signore nella forma dell’immagine di Dio,
trasformarci ogni giorno di nuovo, attraverso la sua realtà,
nella verità del nostro essere.
E “rinnovamento”; questa è la vera novità:
che non ci sottoponiamo alle opinioni, alle apparenze,
ma alla Grazia di Dio, alla sua rivelazione.
Lasciamoci formare, plasmare
perché appaia realmente nell’uomo l’immagine di Dio.
Benedetto XVI
L'ANNUNCIO |
Dal Vangelo secondo Marco 9,2-13.
Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù. Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!». Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento. Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: «Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!». E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti. Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse dire risuscitare dai morti. E lo interrogarono: «Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». Egli rispose loro: «Sì, prima viene Elia e ristabilisce ogni cosa; ma come sta scritto del Figlio dell'uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato. Orbene, io vi dico che Elia è già venuto, ma hanno fatto di lui quello che hanno voluto, come sta scritto di lui».
Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù. Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!». Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento. Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: «Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!». E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti. Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse dire risuscitare dai morti. E lo interrogarono: «Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». Egli rispose loro: «Sì, prima viene Elia e ristabilisce ogni cosa; ma come sta scritto del Figlio dell'uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato. Orbene, io vi dico che Elia è già venuto, ma hanno fatto di lui quello che hanno voluto, come sta scritto di lui».
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