αποφθεγμα Apoftegma
L'immagine vera dell'uomo
è quella del mendicante appoggiato ad un angolo della strada
che tende la mano e aspetta,
senza pretendere nulla.
Don Luigi Giussani
L'ANNUNCIO |
Dal Vangelo secondo Marco 8,1-10.
In quei giorni, essendoci di nuovo molta folla che non aveva da mangiare, chiamò a sé i discepoli e disse loro: «Sento compassione di questa folla, perché già da tre giorni mi stanno dietro e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle proprie case, verranno meno per via; e alcuni di loro vengono di lontano». Gli risposero i discepoli: «E come si potrebbe sfamarli di pane qui, in un deserto?». E domandò loro: «Quanti pani avete?». Gli dissero: «Sette». Gesù ordinò alla folla di sedersi per terra. Presi allora quei sette pani, rese grazie, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; dopo aver pronunziata la benedizione su di essi, disse di distribuire anche quelli. Così essi mangiarono e si saziarono; e portarono via sette sporte di pezzi avanzati. Erano circa quattromila. E li congedò. Salì poi sulla barca con i suoi discepoli e andò dalle parti di Dalmanùta.
In quei giorni, essendoci di nuovo molta folla che non aveva da mangiare, chiamò a sé i discepoli e disse loro: «Sento compassione di questa folla, perché già da tre giorni mi stanno dietro e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle proprie case, verranno meno per via; e alcuni di loro vengono di lontano». Gli risposero i discepoli: «E come si potrebbe sfamarli di pane qui, in un deserto?». E domandò loro: «Quanti pani avete?». Gli dissero: «Sette». Gesù ordinò alla folla di sedersi per terra. Presi allora quei sette pani, rese grazie, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; dopo aver pronunziata la benedizione su di essi, disse di distribuire anche quelli. Così essi mangiarono e si saziarono; e portarono via sette sporte di pezzi avanzati. Erano circa quattromila. E li congedò. Salì poi sulla barca con i suoi discepoli e andò dalle parti di Dalmanùta.
PRESA IN MANO DA CRISTO, LA NOSTRA VITA INFECONDA PERCHE' FERITA DAL PECCATO, E' MOLTIPLICATA DALLA SOVRABBONDANZA DEL SUO AMORE PER ESSERE DONATA AL MONDO
Gesù
conosce il nostro cuore affamato d'amore, sa che veniamo da lontano e
senza un incontro reale con la sua compassione verremmo meno di fronte
alle sofferenze. Per questo paradossalmente ci attira nel deserto dove
non c'è vita. Tre giorni seguendolo come mendicanti nel suo tempo
disteso nella tomba, la nostra che ha fatto sua. Perché camminare dietro
a Lui significa, innanzi tutto, scoprire i peccati che hanno generato
in noi la morte che ci affama, per sperimentare di essere amati così
come siamo. Il deserto infatti, è anche il luogo dove la Chiesa ci
conduce per proteggerci dal demonio e nutrirci con la vita di Gesù.
Separati dal mondo, attraverso la predicazione che illumina i fatti e le
relazioni, Gesù ci chiede "Quanti pani avete?" per farci scoprire che
non abbiamo vita e amore per sfamare gli altri. E svelare la mancanza di
fede che inaridisce e affama il nostro cuore: "E come si potrebbe
sfamarli di pane qui, in un deserto?". Ma Cristo vuole proprio la nostra
debolezza per colmarla della sua forza, l'incredulità per moltiplicare
in noi la fede, il nostro cinismo, per rendere la nostra vita piena,
bella, gioiosa. Il miracolo comincia nel suo sguardo di compassione che
ci chiede i nostri "sette" peccati che rendono il pane inservibile a
sfamare perché dove è abbondato il peccato sovrabbondi la
Grazia. Abbiamo per caso incontrato qualcuno che abbia avuto bisogno
della nostra indigenza? Nessuno vero? Nessuno di fronte al quale potere
essere davvero noi stessi. Questo è possibile solo nella Chiesa dove,
davanti a Cristo, sperimentiamo come "la più bella preghiera che i
mendicanti possano rivolgerGli è di mettere sotto i suoi occhi le loro
piaghe e i loro bisogni" (S. Francesco di Sales). In essa ci attendono
le acque del battesimo (i sacramenti) nelle quali possiamo immergerci
completamente nudi perché lì ci attende lo Sposo, nudo sulla Croce per
rivestirci della sua Gloria. E' il mistero della nostra dignità, del
valore di ogni frammento della nostra vita anche se sporcato dal
peccato. Perché la Parola illumina i nostri fallimenti non per
condannarci, ma per farci "trarre profitto dai nostri peccati"
consegnandoli a Cristo umilmente, seduti per terra (humus) immagine
della nostra realtà dove riposare dall'ipocrisia saziandoci del suo
amore distribuito dagli apostoli. Nelle liturgie infatti, Gesù prende in
mano il pane insufficiente e il pesce morto che siamo e li trasforma
nel pane della sua carne capace di offrirsi gratuitamente sulla croce, e
nel pesce simbolo della vita pescata nella morte che possiamo donare
perché inesauribile. E' il miracolo che fa della Chiesa il Sacramento
di Salvezza (Concilio Vaticano II) per il mondo annunciando il perdono
dei peccati con le piaghe gloriose dei suoi figli. Saziati di Lui essi
sono inviati nel mondo quale segno della sovrabbondanza di vita
preparata per ogni uomo, come le sette sporte avanzate segno del perdono
di ogni peccato trasformato in fonte di Grazia.
COMMENTO ESTESO
Obbedire al più comodo degli ordini: sederci. Abbandonarci. Riposare. Lasciare che il Suo pane, il Suo stesso corpo, il Suo amore fatto carne, la Sua misericordia fatta alimento, che Lui stesso ci sazi. E che riempia la nostra vita, che vi faccia sovrabbondare la Sua Vita. "L’esistenza si esprime, come ultimo ideale, nella mendicanza. Il vero protagonista della storia è il mendicante: Cristo mendicante del cuore dell’uomo e il cuore dell’uomo mendicante di Cristo" (Don Luigi Giussani,Testimonianza durante l’incontro del Santo Padre Giovanni Paolo II con i movimenti ecclesiali e le nuove comunità, Roma, 30 maggio 1998). Lui ci sferza con la sua mendicanza - "quanti pani avete?" - ci chiede in prestito la nostra povertà, quella su cui, ormai, sappiamo di non poter fare affidamento. L'indigenza che ci spinge sull'orlo del cinismo, quel vuoto di energie e speranze che forse non è neanche umiltà, ma solo amara sfiducia. Ci guarda e ci chiede proprio quello che per noi è ormai incapace di sfamare, ci assedia mentre siamo prigionieri del dubbio - "E come si potrebbe sfamarli di pane qui, in un deserto?" - ci invita a raccogliere quel poco che ci portiamo dietro e a prestarglielo. Per rendercelo trasfigurato, moltiplicato, colmato. Per questo ci ha cercati, incontrati e attirati a sé, per saziarci. Per fare con la nostra povertà, con la nostra indigenza, perfino con la nostra sfiducia e il nostro freddo e disincantato cinismo, per fare della nostra vita mendicata dalla sua compassione, una vita piena, bella, gioiosa. Il miracolo comincia qui, nel suo sguardo di compassione che cerca la nostra povertà per farne la pienezza con cui sfamare il mondo. Il cuore del miracolo è racchiuso nel suo bisogno della nostra indigenza, nella sua compassione che mendica i nostri fallimenti per poter moltiplicare la vita. Il miracolo si compie prima in Lui, per poter compiersi in ciascuno poi. E' il mistero della nostra dignità, del valore di ogni nostra vita, di ogni briciola in cui è frantumata, di ogni frammento che ai nostri occhi sembra non aver senso, ormai incapace "di conseguire una sola parte di salvezza". Il suo prendere in mano quel che oggi siamo - il matrimonio,il fidanzamento o la solitudine, la vecchiaia e la malattia, il lavoro e le amicizie, i tradimenti e le incomprensioni, il carattere che ci rende indigesti a noi stessi e agli altri, il fisico che non ci piace, la storia così come si è dipanata - il suo raccogliere il pane e il pesce che abbiamo e umanamente insufficiente, ci trasforma in pane buono perchè Lui lo possa moltiplicare, trasformando l'indigenza in pienezza capace di sfamare e di abbondare, la Vita che Lui ha promesso ad ogni uomo. Quello che noi oggi siamo, esattamente così com'è, preso e trasformato da Lui, è il miracolo di salvezza per il mondo, per chi ci è vicino, chiunque sia, amato o forse sconosciuto. Il miracolo che si rinnova in noi, nella Chiesa, in ogni evento, ogni giorno. Saziati del Suo amore e inviati, come queste sporte avanzate, ad ogni uomo, a tutte le Nazioni, a chiunque ancora non conosce il Suo amore, l'unico capace di saziare i desideri di tutti. Perchè tutti ricevano la Vita, e Vita in abbondanza.
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