αποφθεγμα Apoftegma
Io penso che la Chiesa dovrebbe anche oggi aprire una sorta di “cortile dei gentili”
dove gli uomini possano in una qualche maniera agganciarsi a Dio,
senza conoscerlo e prima che abbiano trovato l’accesso al suo mistero,
al cui servizio sta la vita interna della Chiesa.
Benedetto XVI, 21 dicembre 2009
COMMENTO COMPLETO
L'ANNUNCIO |
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo.
Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.
Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?
Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me.
Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli.
Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato.
Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?
Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me.
E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna»
Il selfie con Cristo che salva il mondo
Il Vangelo annuncia oggi il giudizio delle Nazioni che, alla fine dei tempi, non saranno entrate nella Chiesa. Anche per esse è “preparato dal Padre un Regno fin dalla fondazione del mondo”, la stessa “benedizione” promessa ai cristiani, stare alla “destra” di Gesù, saziandosi per sempre del suo amore. Per ogni uomo "la salvezza di Cristo è accessibile in virtù di una Grazia che, pur avendo una misteriosa relazione con la Chiesa, non li introduce formalmente in essa, ma li illumina in modo adeguato alla loro situazione interiore e ambientale. Questa Grazia proviene da Cristo, è frutto del suo sacrificio ed è comunicata dallo Spirito Santo» (Dei Verbum, n. 82). E’ la Grazia che conduce ogni uomo all'incontro con Cristo attraverso la presenza della Chiesa, stirpe santa eletta da Dio tra le Nazioni per testimoniare a tutti la sua esistenza misericordiosa. E’ la comunità dei “fratelli più piccoli” di Gesù, il Primogenito della nuova creazione. Per questo, la patria dei cristiani è nei Cieli e sono ovunque “forestieri”; senza borsa e denaro seguono Gesù, “affamati e assetati”; amano senza difendersi, “nudi” come Adamo ed Eva prima della caduta, perché la misericordia di Dio li ha liberati dal peccato; prendono su di sé i peccati degli altri, sino ad “ammalarsi” e soffrirne le stesse conseguenze; annunciano il Vangelo con zelo, nei momenti opportuni e in quelli non opportuni, quando per esso sono perseguitati e gettati “in prigione”.
E’ la nostra chiamata, che la Quaresima ci ricorda e rinnova; attraverso il digiuno, la preghiera e l’elemosina la Chiesa ci invita a combattere per esserle fedeli; ciò significa entrare nella volontà di Dio e non disprezzare nulla di ciò che ci crocifigge con Cristo e ci fa “piccoli”, perché a chi è “misteriosamente legato” alla nostra vita sia offerto il “quando” nel quale “vedere” Cristo. A farci, insomma, un selfie con Cristo crocifisso nelle nostre ore, e spedirlo a tutti perché qualcuno ne resti commosso. Ma oggi, ora, dove siamo, e come ci stiamo? Quando l'amore ci umilia dinanzi al mondo, siamo il volto, la voce, le mani di Cristo per chi non lo conosce, o lo abbiamo dimenticato? Ogni evento è un lembo degli estremi confini della terra dove il Signore risorto ci invia: siamo in missione o stiamo scappando? Siamo “affamati, assetati, nudi, ammalati, in prigione” per il marito, la moglie, la suocera, il nipote, il fidanzato, l’amica, il collega e quella persona che incontriamo per la prima volta al supermercato? Siamo “piccoli” dinanzi a loro, autentici e umili, indifesi e senza arroganza, per essere "visti" e suscitare nel cuore un balbettio di misericordia? Sei ammalato? Vivi con Cristo la tua malattia, vedrai meraviglie nelle persone che ti sono vicino e attorno; stai subendo un'ingiustizia al lavoro, un incomprensione in famiglia, vivi tutto unito a Cristo e proprio queste situazioni diverranno la soglia del Cielo dischiusa per tante persone che di Dio neanche vogliono saperne. Cioè la nostra vita è preziosa quando per il mondo non lo è, vale ed è feconda quando la società civile, la cultura dominante e la nostra carne la butterebbe. Perché è allora che per qualcuno, il più piccolo gesto di accoglienza nei nostri confronti sarà la chiave per entrare nella Vita Eterna. Forse non andrà mai in Chiesa, perché la Chiesa lo avrà visitato e, pur non avendolo riconosciuto, Cristo lo avrà amato e amato nella nostra carne crocifissa. Per qualcun altro, invece, sarà il primo passo per convertirsi e non abortire, perdonare e non divorziare. A noi è chiesto di essere lì, uniti a Cristo, nulla di più, perché Dio ha pensato a ogni istante della nostra vita come il "Cortile dei Gentili dove gli uomini possano in qualche modo agganciarsi a Dio" (Benedetto XVI).
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