αποφθεγμα Apoftegma
Togli via da me, o Signore, questo cuore di pietra.
Strappami questo cuore raggrumato.
Distruggi questo cuore non circonciso.
Dammi un cuore nuovo, un cuore di carne, un cuore puro!
Tu purificatore dei cuori e amante dei cuori puri,
prendi possesso del mio cuore, prendivi dimora.
Abbraccialo e accontentalo.
Sii tu più alto di ogni mia sommità,
più interiore della mia stessa intimità.
Tu, esemplare di ogni bellezza e modello di ogni santità,
scolpiscilo con il martello della tua misericordia,
Dio del mio cuore e mia eredità,
o Dio, mia eterna felicità.
Baldovino, Vescovo di Canterbury
Strappami questo cuore raggrumato.
Distruggi questo cuore non circonciso.
Dammi un cuore nuovo, un cuore di carne, un cuore puro!
Tu purificatore dei cuori e amante dei cuori puri,
prendi possesso del mio cuore, prendivi dimora.
Abbraccialo e accontentalo.
Sii tu più alto di ogni mia sommità,
più interiore della mia stessa intimità.
Tu, esemplare di ogni bellezza e modello di ogni santità,
scolpiscilo con il martello della tua misericordia,
Dio del mio cuore e mia eredità,
o Dio, mia eterna felicità.
Baldovino, Vescovo di Canterbury
UN ALTRO COMMENTO
L'ANNUNCIO |
Dal Vangelo secondo Luca 4,24-30.
Poi aggiunse: «Nessun profeta è bene accetto in patria.
Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese;
ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone.
C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro».
All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno;
si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio.
Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.
Amare e accogliere il Mistero
Gesù spinto sul monte. Koninklijke Bibliotheek |
Quel sabato nella sinagoga di Nazaret, era esplosa una bomba: Gesù, il figlio di Giuseppe il carpentiere, l'aveva lanciata nel mezzo dell'assemblea di cui aveva fatto parte tante volte; quell’uomo che tutti conoscevano aveva appena annunciato che la profezia ascoltata si era compiuta proprio in Lui, proprio in quell'oggi. Che mistero l'operare di Dio, lasciare trent'anni suo Figlio inviato per salvare l'umanità nel semplice e umile nascondimento di Nazaret, a vivere una vita normalissima, mescolata a quella dei suoi compatrioti. Un solo segno all'alba della dell'incarnazione, un annuncio segreto e serbato nel cuore della Vergine Maria. E sospetti, giudizi e dolore per quella giovane Madre. Poi più nulla, giorni uguali a quelli di ogni altro abitante di Nazaret, sino a quel sabato. Dio, infatti, ha voluto avvolgere di mistero l'identità del Figlio per svelare il mistero del cuore dell'uomo. La carne e il sangue, da soli, non possono vedere Dio. Per vederlo occorre un cuore puro. I "figli dello stesso padre" (patria deriva da padre) non lo hanno potuto comprendere, perché per il loro occhio impuro conoscere significava afferrare e possedere attraverso carne e pensiero. Accoglierlo avrebbe significato riconoscersi peccatori, bisognosi di purificazione e perdono. La vedova di Zarepta e Naaman il Siro, invece, pur essendo pagani ed estranei al Popolo di Israele, hanno visto Dio, perché l'indigenza e il bisogno ne avevano purificato il cuore. Può vedere Dio solo l'occhio purificato dal crogiuolo della sofferenza.
La vera Patria di Gesù, infatti, non è la Nazaret geografica, e i "suoi" non sono quelli che vi sono nati: la Patria di Gesù è la Croce e i suoi compatrioti sono i peccatori. Per loro si è fatto peccato, con loro ha condiviso il destino di morte per trasformarlo in destino di perdono e di vita. E' questo il mistero celato in Gesù di Nazaret, il Messia sofferente. Anche noi all'apparire del mistero che avvolge la nostra vita e le persone che ci sono vicine, temiamo e ci difendiamo chiudendoci a riccio, rifiutando ciò che sfugge ai nostri criteri collaudati. Amare il mistero celato negli eventi e nell'altro è la condizione perché essi entrino a far parte di noi stessi, ci stupiscano e coinvolgano nel prodigio di cui sono profezia. L'amore per il mistero è la condizione per la castità, dei sentimenti come della carne, porta dischiusa alla purezza del cuore capace di vedere trasfigurata la realtà. Si può vivere anni accanto a una persona, alla moglie, al marito, ai figli, e non aver amato neanche per un giorno il mistero che li avvolge. Ci illudiamo di conoscere, mentre ci sforziamo di possedere nella speranza di non perdere quanto vorremmo che ci saziasse. E così ci ritroviamo a spingere l'altro sul "ciglio del monte per buttarlo nel precipizio", nell'estremo tentativo di far tacere quel mistero che bussa, tenace, alla porta del nostro cuore. L'esito di ogni possesso infatti, è l'omicidio dell'altro: moglie, marito, chiunque interpelli il nostro cuore, ci svela indigenti e inadeguati, peccatori. Il mistero racchiuso nel prossimo è una chiamata all'amore, e ne siamo sprovvisti. Abbiamo bisogno di un cuore contrito e umiliato, un cuore puro capace di vedere Dio nell'amore incarnato in suo Figlio. Paradossalmente, un cuore puro è un cuore che riconosce d'essere malato. E lì, nella realtà, riconoscere in Gesù il fratello, il compatriota che ha condiviso la nostra patria di morte. Per il nostro cuore "vedovo e lebbroso" è preparato quest'oggi nel quale Gesù ci annuncia di nuovo la Buona Notizia che il Profeta viene a compiere nella sua Patria. Vedere il Messia e l'amore di Dio nella storia e nelle persone significa dunque incamminarsi con Lui sul sentiero della Croce, sulla quale consegnargli i nostri peccati, scoprendo in essa la Patria d'amore dove, amati, impariamo ad amare.
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