Credere nel Figlio crocifisso significa «vedere il Padre»,
significa credere che l'amore è presente nel mondo
e che questo amore è più potente
significa credere che l'amore è presente nel mondo
e che questo amore è più potente
di ogni genere di male in cui l'uomo, l'umanità, il mondo sono coinvolti.
Credere in tale amore significa credere nella misericordia.
Questa infatti è la dimensione indispensabile dell'amore,
è come il suo secondo nome e, al tempo stesso,
è il modo specifico della sua rivelazione ed attuazione
Credere in tale amore significa credere nella misericordia.
Questa infatti è la dimensione indispensabile dell'amore,
è come il suo secondo nome e, al tempo stesso,
è il modo specifico della sua rivelazione ed attuazione
nei confronti della realtà del male che è nel mondo,
che tocca e assedia l'uomo,
che si insinua anche nel suo cuore e può farlo «perire nella Geenna».
che tocca e assedia l'uomo,
che si insinua anche nel suo cuore e può farlo «perire nella Geenna».
Giovanni Paolo II, Dives in Misericordia n.7
L'ANNUNCIO |
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna.
Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all’ultimo spicciolo!”.
NEMICI ACCOLTI NELLA GIUSTIZIA DELLA CROCE CHE CI FA AMICI PER GIUSTIFICARE CHI CI E' ACCANTO
Il mondo intero aveva "qualcosa contro di Lui". Ogni uomo, avvelenato dagli inganni del demonio, ce l'aveva con Dio. Chi per il dolore, la malattia, il mobbing, il razzismo, i campi di concentramento, le torture, la guerra, la droga, le violenze, i disastri naturali, le incomprensioni, gli affetti che tradiscono, le pugnalate alle spalle da parte di chi credevamo un amico, un fratello, la solitudine aspra: il male spazza via dal cuore e dalla mente dell'uomo il volto di Dio e tutto precipita in un abisso senza senso. Mentre la vita si trasforma in un'enorme ingiustizia: vivere per morire, vivere per soffrire. No. Non è possibile. Dio, se c'è, è un mostro, il peggiore. Viva Barabba allora, viva chi si fa avanti con slogan e sofismi promettendoci di strapparci all'ineludibile sorte del topo. A morte l'ingiusto che ha generato l'ingiustizia. E morte è stata, per il Giusto, l'ingiustizia più grande. Ma proprio in essa Dio ha compiuto il miracolo più grande e sorprendente, distruggendo l'ingiustizia con la giustificazione che salva. Ad ogni uomo preda dell'ingiusto serpente, schiavo del peccato e della morte, è stato svelato l'inganno: il male non è l'ultima parola. Gesù è risuscitato! E ci ha cercato, ha fatto di tutto per "mettersi d'accordo con noi", poveri e sperduti come i discepoli di Emmaus, suoi avversari a causa delle nostre umane speranze infrante, dei nostri desideri carnali inesauditi, della stessa Legge che limita la libertà, brandite dal demonio per sedurci e metterci contro Dio; Lui si è fatto accanto per rifondere il "denaro" che non avevamo, quella vita che doveva "pagare sino all'ultimo spicciolo" per tutto il male e tutta l'ingiustizia; Lui ha consegnato se stesso sino alla fine, all'ultimo respiro per comprare la morte e renderla innocua, e poi distruggerla per sempre. In questa esperienza il cuore arde nel petto di gioia indicibile, come i discepoli a mensa con Gesù, quando riconoscono la sua Giustizia piena di misericordia mentre spezza il suo corpo per amore. Il cuore arde perché trasformato nella gioia di sentirsi amati, perdonati, giustificati. Gesù ha chiesto perdono per noi che non sapevamo quello che facevamo, proprio lì, "prima di offrire il suo sacrificio" sull'altare della croce.
Questa è la Giustizia superiore a quella degli scribi e farisei, l'amore che fa amico il nemico. L'amore che perdona e giustifica la moglie prima di offrirsi a lei sull'altare del suo risentimento, della sua nevrosi, della sua paura; l'amore che giustifica il marito nella sua violenza, che non pretende di cambiarlo, che non esige più attenzioni, ma che si offre in olocausto per lui; l'amore che fa giusto un figlio ingiusto, guadagnandolo con la misericordia, che spesso passa per la verità e la severità non confondiamo... La Giustizia creativa, perché la Croce di Cristo ha trascinato la Giustizia di Dio al di là del suo stesso limite, sino a giustificare l'ingiustificabile. Il Vangelo di oggi ci rivela la nostra vocazione, ci attrae nella "dinamica creativa" di questa Giustizia nuova, celeste, che inventa forme nuove d'amore, tante quante sono le persone che Dio ha legato alla nostra vita. Ecco allora un'aria nuova al condominio, al lavoro, in famiglia e dovunque, l'aria di misericordia che traspare dai figli di Abramo tratti dalla sua stessa fede, i figli della Pasqua di Cristo introdotti nella libertà di donarsi arditamente senza misura. I figli del Regno dei Cieli che fa giustizia di ogni ingiustizia, innanzi tutto quella che ha dipinto Dio come un mostro ingiusto nell'amore che supera ogni male, che ribatte colpo su colpo ai fendenti del demonio: che trasfigura anche il cancro di un bambino, uno stupro, un terremoto, un incidente stradale perché apre una finestra sul destino preparato per ogni uomo, più forte di ogni ingiustizia. Il Regno dei Cieli che giustifica Dio agli occhi degli uomini, che accende la fede in mezzo all'assurdo delle tragedie, che induce a sperare contro ogni speranza, che distrugge nella serietà dell'amore la banalità di tanto male. Il Regno dei Cieli qui sulla terra, vivo nei suoi figli che rivelano il Padre mostrandosi a Lui somiglianti nella Giustizia misericordiosa che rende strumento di salvezza il dolore più grande. Che sia per tutti noi una quaresima di misericordia, per ogni nostro prossimo, come "un'appiglio di bene" (Benedetto XVI) da offrire al Signore per salvare questa generazione.
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