αποφθεγμα Apoftegma
Compiere il bene significa pure compiere
ciò che rende feconda e ricca l’esistenza.
ciò che rende feconda e ricca l’esistenza.
Così, il bene è ciò che preserva la vita
e la conduce alla sua pienezza,
e la conduce alla sua pienezza,
ma soltanto quando è compiuto per se stesso.
Romano Guardini, Liberté, grâce et destinée
L'ANNUNCIO |
Dal Vangelo secondo Matteo 5,17-19
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà dalla legge neppure un iota o un segno senza che tutto sia compiuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli”.
Nulla di noi è marginale, perché tutto ci è donato per essere "compiuto", colmato, “riempito smisuratamente” secondo il greco originale. Ogni istante, infatti, è come uno "yod" ("iota" in ebraico), la più piccola lettera dell’alfabeto ebraico, eppure importantissima per definire il significato di molte parole simili, e fondamentale per illuminare il senso delle frasi; lo yod è determinante "affinché il passato contenga anche la lettera dell’avvenire, per indicare che la storia non è definitivamente terminata, e che il passato contiene germi di speranza” (Marie Vidal). La nostra vita è dunque una raccolta di yod disseminati sul cammino di salvezza pensato e donato da Dio; è una storia (il passato) che si fa presente come un grembo fecondo e gravido nell'attesa del compimento. Ce lo ha rivelato Gesù nell'ultimo istante della sua vita terrena quando, “sapendo che ormai tutto era compiuto, disse per compiere la Scrittura: Ho sete”. Era la sete dell’aceto che inacidisce la nostra vita, dei peccati e delle sofferenze; ricevendoli quel giorno sulla Croce come l'ultimo yod necessario perché tutto sia “compiuto”, ha svuotato il nostro cuore dai peccati e, reclinato il capo è spirato “colmandolo” del suo Spirito (è il senso originale del termine greco tradotto con “compiuto). Da quel momento, non vi è più nulla nella nostra vita da mettere tra parentesi, rifiutare e buttar via. Per vivere pienamente la vita è però necessario accogliere il senso profondo che Dio le dona. Per questo ci ha consegnato i suoi “comandamenti”, sul Sinai prima e sulla Montagna di Galilea poi; sono il suo stesso amore declinato nella vita dell'uomo, attento a ogni dettaglio e per questo abbracciano ogni millimetro della nostra esistenza. Osservarli significa amare nel suo amore, senza disprezzare e sorvolare nulla della nostra vita. Chi, al contrario, non è fedele nei particolari sarà incapace di amare davvero, inciamperà quando urterà contro l'eccezionale di una crisi del coniuge, del figlio, del fratello. Lo sperimentiamo vero? Quante volte abbiamo trascurato il "precetto minimo" e ci siamo poi ritrovati con un "amore minimo" incapace di far fronte al bisogno dell'altro quando questo è esploso dalla routine… Se non studi un pochino tutti i giorni ti troverai senza voglia e senza forze per prepararti a un esame difficile. Se non curi nei piccoli dettagli la relazione con il coniuge, per esempio stirando con amore le camicie o ricordandoti di comprare il latte quando torni dal lavoro, essa ti esploderà tra le mani quando meno te lo aspetti. Per arrivare ad amare fino alla fine, cioè in pienezza, e accettare l'aceto che ci presenta l'altro, è necessario maturare e crescere nell'amore curando tutti i dettagli, come si fa con un albero perché dia i frutti desiderati.
I "precetti minimi" costituiscono la colonna vertebrale dell'amore; sono collocati da Dio nella nostra vita come le vertebre, uno dietro un altro, per vivere nella volontà di Dio ogni avvenimento; essi accolgono e custodiscono lo Spirito Santo come le vertebre il midollo spinale, la parte più importante del sistema nervoso centrale. Se togliamo uno di essi la nostra vita precipita, e ci paralizziamo, come un uomo con la colonna vertebrale spezzata. Lo Spirito Santo non può più trasmettere alle membra la volontà e il desiderio di amare, e rimaniamo frustrati, e le relazioni si dissolvono. Perché ciò che per il mondo è irrilevante, nel Cielo è considerato decisivo. "Insegnare agli altri" ad essere sciatti e superficiali con la scusa di false libertà, conduce alla degradazione dell'esistenza. C’è in questo atteggiamento la celata superbia che ne rivela l'origine satanica, tipica di chi pretende di farsi Dio; per questo che ne è schiavo è condannato ad essere "considerato minimo nel Regno dei Cieli", dove "è grande" l'insignificante, il povero e il peccatore che sono stati "colmati" dall'amore di Dio. È "grande" chi ha sperimentato che Dio è capace di cambiare la sua vita e trasformare col perdono l'aceto dei suoi peccati in puro amore, quello cioè che "compie" anche i "precetti minimi"; ed è naturale che annunci a tutti questa Buona Notizia. Chi ha gustato l'amore di Dio che ha dato "pienezza" a tutta la sua vita, è spinto dalla gratitudine e dallo zelo a "insegnare" a tutti che la felicità consiste nel vivere senza sprecare nessuna occasione per amare. Per questo un peccatore che si converte è "più grande" - capace di un amore "più grande" - di chi, subdolamente, sovverte la volontà di bene del Signore smontandone gli ingranaggi più piccoli e nascosti, comunque decisivi. E' molto difficile stanare l'inganno che si nasconde dietro un'esistenza apparentemente a posto e giusta ma che, nella penombra dei "precetti minimi" incompiuti, tiene ben saldo il timone dell’autodeterminazione. Il demonio, infatti, gioca negli spazi “minimi” e apparentemente irrilevanti per condurre, giorno dopo giorno, a perdere il "grande" amore nel quale e per il quale siamo stati creati. Per questo la superficialità dei superbi si risolve sempre nel diluire il destino celeste in consolazioni "minime", succedanei incapaci di saziare. Quelle che cerchiamo mille volte al giorno, perfino in un messaggio di Whatsapp, come in uno sguardo dolce, un voto a scuola e una promozione al lavoro. Ma coraggio, Cristo ha sete anche oggi proprio della nostra stolta superficialità! E nella Chiesa possiamo consegnargli ogni peccato, anche i più piccoli, quelli veniali che forse neanche confessiamo più, ma che sono le gocce che riempiono di aceto il nostro cuore sino a farlo esplodere di parole e gesti acidi. Diamogli tutto allora, per essere "riempiti trabocchevolmente" del suo Spirito. Anche oggi fratelli, il Signore distende le sue braccia sulla Croce dove continua ad amarci "sino alla fine", “compiendo” cioè la Legge sino all'ultimo yod. E sulla nostra Croce ci attende per accoglierci e donarci, compiuta, tutta la Legge, ovvero lo Shemà, l’amore a Dio con tutto noi stessi, e al prossimo come noi stessi. L'amore tradotto in tutte le lingue e in tutti i gesti che la storia ci chiede, anche i più piccoli, perché l'amore non tralascia nessuno yod: pulire la casa, studiare una materia insopportabile, cambiare l’ennesimo pannolino, l’odore acre dell’autobus affollato, il capufficio, il traffico alienante, la precarietà economica, il dolore di denti, la cellulite e i difetti del nostro corpo, il carattere, anche una malattia incurabile e un fallimento sentimentale, ogni Yod che ci è dato, routinario o doloroso, è un frammento dove l’amore di Cristo ha deciso di incarnarsi per dare “compimento” alla nostra vita.
QUI IL COMMENTO COMPLETO E GLI APPROFONDIMENTI
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