αποφθεγμα Apoftegma
Non abbiamo forse tutti in qualche modo paura,
se lasciamo entrare Cristo totalmente dentro di noi,
se ci apriamo totalmente a lui,
paura che Egli possa portar via qualcosa della nostra vita?
Non abbiamo forse paura di rinunciare a qualcosa di grande,
di unico, che rende la vita così bella?
Non rischiamo di trovarci poi nell'angustia e privati della libertà?
Ed ancora una volta San Giovanni Paolo II voleva dire:
no! chi fa entrare Cristo, non perde nulla, nulla - assolutamente nulla
di ciò che rende la vita libera, bella e grande.
No! solo in quest'amicizia si spalancano le porte della vita.
Solo in quest'amicizia si dischiudono realmente
le grandi potenzialità della condizione umana.
Solo in quest'amicizia noi sperimentiamo ciò che è bello e ciò che libera.
Benedetto XVI
se lasciamo entrare Cristo totalmente dentro di noi,
se ci apriamo totalmente a lui,
paura che Egli possa portar via qualcosa della nostra vita?
Non abbiamo forse paura di rinunciare a qualcosa di grande,
di unico, che rende la vita così bella?
Non rischiamo di trovarci poi nell'angustia e privati della libertà?
Ed ancora una volta San Giovanni Paolo II voleva dire:
no! chi fa entrare Cristo, non perde nulla, nulla - assolutamente nulla
di ciò che rende la vita libera, bella e grande.
No! solo in quest'amicizia si spalancano le porte della vita.
Solo in quest'amicizia si dischiudono realmente
le grandi potenzialità della condizione umana.
Solo in quest'amicizia noi sperimentiamo ciò che è bello e ciò che libera.
Benedetto XVI
UN'ALTRA OMELIA
ACCOGLIERE IL POTERE DI CRISTO RISORTO PERCHE' COMPIA IN NOI LA MISSIONE DI SERVIRE NELL'AMORE GRATUITO OGNI UOMO
Come spesso sperimentiamo anche noi, chiusi nella superbia di fronte alla storia che non accettiamo, e per questo sfuggiamo per allontanarci dal Padre che ci ha dato l'esistenza. Sotterriamo i talenti, le Grazie per entrare negli eventi perché li abbiamo rifiutati. Ma è solo la paura di chi non è ancora divenuto figlio perché non conosce l’amore del Padre. Pensiamo che Dio voglia sottrarci qualcosa e sospettiamo di Lui, ingannati dalla menzogna primordiale nella quale sono caduti i progenitori: Dio non ti ama, vuole solo limitarti. Così, ascoltando il demonio, comincia a dominare in noi la paura che dietro alla Croce non vi sia la resurrezione; nella migliore delle ipotesi, solo un grande punto interrogativo. La paura di chi ha smarrito la fede o si è lasciato raffreddare dagli insuccessi e dallo scandalo della sofferenza. Forse dalla precarietà e dal dolore di questo tempo di virus. Ma sotterrandolo, il servo malvagio, non riporta il talento guadagnato: la sua vita è stata infeconda. Invece, nei momenti di dolore e precarietà come quelli che stiamo vivendo, lungi dall'essere duro ed esigente, Dio rivela il suo volto pieno di generosità e misericordia: proprio nella durezza della vita - che esiste a causa del peccato - Dio elargisce gratuitamente il suo potere. Proprio nei momenti in cui la storia ci crocifigge, il Signore consegna il talento, cioè Cristo Crocifisso e risorto in noi, inviato ancora a vivere nella storia per seminarvi la sua vittoria sulla morte e il peccato. Per questo, quando ci assalgono i pensieri tristi che ci gettano nella paura e nell'invidia bisogna correre dai banchieri, dagli esperti del “trading” del trafficare, per imparare da loro, e perché ci aiutino a impegnare bene quanto ricevuto. Quando ci accorgiamo di perdere il gusto per la volontà di Dio, avviciniamoci a chi, maturo nella fede, Dio ha messo sul nostro cammino, e affidiamoci a loro. Il Vangelo di oggi rovescia completamente la prospettiva del servo. E’ una catechesi decisiva nel nostro cammino di fede perché non perdiamo il tempo nei pensieri malvagi, ma lo impegniamo a trafficare nel crogiuolo della storia le Grazie ricevute da Dio. Per questo, i servi fedeli nel poco che ancora è questa vita terrena, con le occasioni di amare che ogni giorno ci offre, consegnano al Signore i talenti esattamente raddoppiati: a ciascun talento corrisponde un evento redento, un uomo salvato. A ciascun talento, infatti, corrisponde lo Spirito Santo per entrare nella storia. Anche oggi l'Uomo vero, Cristo risorto, si consegna a noi perché possiamo trafficare il suo amore con tutti. Sono loro i frutti che attendono il talento, Cristo in noi, per tornare a Lui. Quando entriamo in ufficio e salutiamo i colleghi, abbiamo mai pensato che sono venuti a lavorare perché aspettano da noi il talento che trasforma la loro invidia in pazienza? O che moglie e figli ci sono donati per immergere ogni loro peccato nell'amore di Cristo fatto carne in noi? Che ogni istante è un appuntamento unico e irripetibile, per guadagnare a Cristo la persona che incontriamo? Quando marito e moglie si uniscono, il piacere è massimo e sazia proprio quando si donano mutuamente e completamente, senza riserve e contraccettivi, siano essi sulla carne e o nel cuore perché anche nel sesso il talento è fecondo. Ovunque siamo chiamati, preti, suore e laici, è preparata per noi la gioia piena e autentica dell'amore. La stessa gioia di Cristo esplosa la sera di Pasqua nel rivedere i suoi discepoli: il suo talento aveva dato il frutto meraviglioso della salvezza di quel manipolo di traditori. Per questo la missione della Chiesa, è un'avventura affascinante: vivere trafficando il talento per oltrepassare ogni giorno la soglia dell'impossibile, oltre la quale c'è la gioia vera, la partecipazione piena ed eterna a tutti i beni di Dio.
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