Mercoledì della XVI settimana del Tempo Ordinario



αποφθεγμα Apoftegma

Noi non potevamo andare a lui, perché i nostri peccati ce lo impedivano; 
allora è stato lui a venire a noi. 
E perché uscì? 
Per distruggere la terra dove pullulavano le spine? 
Per punirne i coltivatori? 
Assolutamente no. 
Egli viene a coltivare questa terra, a prendersi cura di essa, 
e seminarvi la parola di santità. 
Il seme infatti di cui egli parla, è la sua dottrina; 
il campo, è l’anima dell’uomo; il seminatore, lui in persona... 
      A ragione si farebbero rimproveri a un coltivatore 

che semini così abbondantemente... 
Ma quando si tratta delle cose dell’anima, 
la pietra può essere trasformata in una terra fertile, 
la strada può non essere calpestata da tutti i passanti 
e diventare un campo fecondo, l
e spine possono essere sradicate e permettere al seme 
di crescere in tutta tranquilità. 
Se questo non fosse possibile, egli non avrebbe sparso il suo seme. 
E se la trasformazione non si realizza, 
la colpa non è del seminatore, 
bensì di coloro che non hanno voluto lasciarsi trasformare. 
Il seminatore ha fatto il suo lavoro. 
Se il suo seme è stato sprecato, 
l’autore di un così grande beneficio non ne è responsabile. 
Perché nulla di simile ci succeda, 
imprimiamo la parola nella nostra memoria, 
con ardore e in profondità. 
Anche se il diavolo cercherà di sradicare tutto  attorno a noi, 
avremo abbastanza forza perché egli non sradichi nulla dentro di noi.

San Giovanni Crisostomo




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L'ANNUNCIO


Dal Vangelo secondo Matteo 13,1-9.
Quel giorno Gesù uscì di casa e si sedette in riva al mare. Si cominciò a raccogliere attorno a lui tanta folla che dovette salire su una barca; là si pose a sedere, mentre tutta la folla rimaneva sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose in parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. E mentre seminava una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono. Un'altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c'era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo. Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò.
Un'altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono.
Un'altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta. Chi ha orecchi intenda».








STRADA, SPINE E SASSI TRASFORMATI IN TERRA BUONA E BELLA NELLA QUALE SI COMPIE IL MISTERO PASQUALE DEL SIGNORE

 Il Vangelo di oggi ci ricorda le Parole che Dio rivolse al suo Popolo in procinto di entrare nella Terra Promessa: "se non vi farete idoli... la terra darà i suoi prodotti... perché io sono il Signore vostro Dio che vi ha fatto uscire dall'Egitto, ha spezzato il giogo e vi ha fatto camminare a testa alta... ma se non ascolterete... seminerete invano il vostro seme e se lo mangeranno i vostri nemici... sconterete le vostre colpe nel paese dei vostri nemici.. il vostro cuore non circonciso si umilierà e allora mi ricorderò dell'Alleanza" (Lev. 26). La Parabola del Seminatore ci annuncia che Dio non ha rotto l'Alleanza con noi, idolatri per aver indurito il cuore alla sua voce ascoltando la parola velenosa del maligno. Nella semina della Parola che è l'evangelizzazione della Chiesa, Cristo viene a cercarci nella terra del nostro esilio, infeconda perché seminata con la menzogna satanica dell'idolatria. Anche oggi il Signore visita la terra che, attraverso la storia di umiliazioni e fallimenti, ha preparato perché accolga l'annuncio del Vangelo. Anche oggi esce il Seminatore e al suo passaggio stilla l'abbondanza di frutti: la predicazione infatti ci annuncia Cristo, il seme gettato sulla strada, tra sassi e spine. Accolto con entusiasmo e, nel volgere di pochi giorni, gettato fuori dalla città carico della Croce, cinta la testa da una corona di spine, tra insulti e sputi lanciati come pietre al suo passaggio, il Seminatore si è inoltrato sulla strada preparata dai nostri peccati per seminarvi la sua vittoria. E l'Agnello si è lasciato immolare sul Golgota, trasformato in un giardino dal suo corpo in esso sepolto, la terra buona che, nella sua risurrezione, ha dato il frutto della nostra salvezza. Per mezzo dei sacramenti Gesù attraversa la morte della nostra terra infeconda per estirpare con il perdono il seme dell'idolatria e deporvi quello della vita nuova nell'obbedienza. Allora coraggio, siamo il frutto del suo amore più forte del peccato e della morte. Per questo in Lui possiamo dare il frutto abbondante della fede seminata dalla sua Parola, opere che testimoniano la vita eterna in noi, che ci fa camminare a testa alta e discernere in ogni evento l'occasione per donare a tutti, secondo le loro necessità, il trenta, il sessanta, il cento del suo amore.


UN ALTRO COMMENTO

Un Agnello immolato, una Pietra scartata, ovvero un seme gettato sulla strada, tra sassi e spine. E' la fotografia del Golgota, la "terra buona" dove è apparso il frutto migliore. La terra bella, scandalo e stoltezza di chi ha occhi ma non vede, di chi si crede sapiente ed è incatenato alla carne. La Parabola del Vangelo di oggi ci conduce con Cristo nel suo pellegrinaggio d'amore. Rifiutato, deriso, accolto con entusiasmo e, nel volgere di pochi giorni, gettato fuori dalla città, carico di una Croce, cinta la testa da una corona di spine, e pietre lanciate al suo passaggio, la "strada" del Supplizio. Il seminatore è uscito dal Padre a seminare, incamminato sulla "via crucis" della nostra salvezza. Era il suo cammino al fondo dell'abisso, nelle viscere dello Sheol, l'inferno gravido di morte che alberga nei nostri cuori. La sua Parola, fatta carne viva nella sua carne traboccante d'amore. La Parola seminata sul tragitto della Via Dolorosa, quella che conduce al fondo del nostro cuore, laddove nascono i frutti velenosi dell'inganno del maligno. La semina della Parola è il viaggio di Cristo al fondo del peccato. E' il suo cercarci nella nostra vita tappezzata di entusiasmi e fughe; di preoccupazioni pagane per il domani, affanni e alienazioni; di paure dinanzi alle persecuzioni, egoismi, concupiscenze, menzogne, violenze, e molto altro. In mezzo a tutto questo, Lui ha deposto il seme indomito del suo amore, che non ritornerà al Padre senza aver prodotto il frutto per cui è stato seminato, ovvero la nostra conversione, il nostro incontro con Lui. Le viscere di peccato delle nostre esistenze confuse, immerse nelle sue viscere di misericordia. Il Golgota di oggi, il terreno bello per il Più bello tra i figli dell'uomo. Anche questa mattina ci siamo noi e Lui, il Signore. Così come siamo, ma visitati dal suo folle amore. Lui vede anche oggi, dietro alla strada, dietro ai sassi, dietro alle spine, la terra buona. Lui attraversa la morte della nostra terra infeconda, non si ferma dinanzi alle nostre matrici incapaci di dare vita; Lui va diritto al cuore, laddove il demonio ha deposto il suo seme velenoso, per estirparlo, per guarirci, per seminarvi la sua vita. Lui guarda il suo volto scolpito in noi, deturpato, ferito. E lo può fare perché ci guarda dalla sua Croce, dove si è fatto come noi per farci come Lui. La nostra Croce e la sua, il cortocircuito di misericordia capace di folgorare il peccato e trasformare qualsiasi suolo in terreno bello. In Lui possiamo dare un frutto fantastico: il frutto copioso del seme impavido fatto peccato, maledizione per noi, perché diventassimo, anche oggi, il suo frutto più bello; santi e immacolati per dare a tutti secondo il loro bisogno: "il trenta, il sessanta, il cento" del suo amore.




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