CARD. C. CAFFARRA. OMELIA PER LA CONVERSIONE DI SAN PAOLO

25 gennaio 1996

1. “Il Dio dei nostri padri ti ha predestinato a conoscere la sua volontà”. Siamo venuti per lodare, con profonda gratitudine, la Misericordia del Padre che ha predestinato Paolo ad essere “testimone davanti a tutti gli uomini” del Vangelo della grazia. Celebriamo precisamente il momento in cui Colui che scelse Paolo fin dal seno materno lo chiamò con la sua grazia, si compiacque di rivelare in lui il suo Figlio, perché lo annunciasse ai pagani (cfr. Gal. 1,15-16). L’evento della conversione di Paolo fa conoscere a noi, come fece indelebilmente sperimentare a lui, il “Vangelo della grazia” che è in Cristo Gesù.
E’ il Vangelo della misericordia che salva per puro amore. Scrivendo al suo discepolo Tito, gli ricorderà che il Padre “ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia ... nello Spirito Santo, effuso da Lui su di noi abbondantemente per mezzo di Gesù Cristo” (Tito 3,5-6). La conseguenza di questa scoperta sconvolgente, la scoperta della misericordia del Padre, ha cambiato completamente la sua esistenza. Da quel momento, quello che poteva essere per lui un guadagno, lo ha considerato una perdita a motivo di Cristo. “Anzi - egli scrive ai cristiani di Filippi - tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù” (Fil. 3,7-8).
Ma l’apostolo nel momento della sua conversione, scopre anche il contenuto del progetto di salvezza e la forma della sua realizzazione. Alla domanda di Paolo: “Chi sei, o Signore?” si sente rispondere: “...che tu perseguiti”. Dunque, la comunità cristiana, la Chiesa (che Paolo di fatto perseguitava) è Cristo stesso: esiste una identificazione misteriosa, ma reale di Cristo colla sua Chiesa. Il mistero della misericordia del Padre è precisamente questo: che tutti, anche noi pagani, “sono chiamati, con Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo” (Ef. 3,6), il Corpo di Cristo che è la Chiesa. Il disegno di Dio, nel suo contenuto e nella sua forma, è l’unità di ciascuno di noi e di tutti in Cristo così da essere un solo Corpo. L’apostolo non dimenticherà mai più quelle parole e sentirà quest’unità come una realtà reale e drammatica nello stesso tempo. Egli ne trarrà le più radicali conseguenze. Ai cristiani che sono inquieti sulla sorte dei defunti dirà semplicemente che se i morti non risorgono, neppure Cristo è risorto, poiché noi siamo il corpo di Cristo; ai cristiani che offrono il loro corpo all’impurità dirà con una formula sconvolgente: “non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò membra di una prostituta?” (1 Cor. 6,15); ai cristiani che si dividono in fazioni, dirà: “Cristo è stato forse diviso?”

2. Allora comprendiamo perché proprio facendo memoria della conversione di Paolo noi preghiamo questa sera per l’unità della Chiesa. E’ stato attraverso di lui che ci è stato rivelata la vera missione della Chiesa “inviata al mondo per annunciare e testimoniare, attualizzare ed espandere il mistero di comunione che la costituisce”. Allora, come non mai, questa sera la divisione deve fare piaga dentro il nostro cuore poiché è il segno che Cristo non è pienamente in noi, che la misericordia del Padre non ci ha ancora convertiti. Credere in Cristo è volere l’unità è volere la Chiesa, volere la Chiesa è volere che la vita eterna che è l’unità del Padre, del Figlio, dello Spirito .
Come si deve esprimere questa volontà? si esprime nella preghiera per l’unità, nella profonda conversione del cuore a Cristo, nella obbedienza alla verità della fede escludendo ogni riduzionismo ed ogni concordismo.
“Testimoni della tua verità e di camminare sempre nella via del Vangelo”: abbiamo chiesto questa grazia al Signore, all’inizio di questa Eucarestia. L’unità della Chiesa si costruisce nella testimonianza della verità e nella fedeltà della vita al Vangelo della grazia”. Così sia per ciascuno di noi.

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