Lc 1,34 nel contesto storico in Israele circa il matrimonio e la verginità

l) L'ideale dominante.

"Siate fecondi e moltiplicatevi» (Gn 1,28). Questa benedizione primigenia data dal Creatore rimane profondamente radicata nella religiosità dell'A.T. La sessualità feconda è dono di Dio e ad essa è intimamente congiunta la storia della salvezza. Alla discendenza della donna (Gn 3,15), alla progenie di Abramo (Gn 12,1-3) è legata la promessa della redenzione universale.

I rabbini interpretavano rigidamente il comando del Creatore. Il matrimonio è chiamato Kiddushin, che vuoi dire santificazione. Il celibato, di conseguenza, diveniva impedimento alla santità. Ecco alcune testimonianze, codificate nel Talmud babilonese. Un uomo non ancora sposato all'età di20 anni era considerato maledetto da Dio1. Rinunciare al matrimonio - si diceva - è un crimine pari allo spargimento di sangue2; è un delitto meritevole di morte3.

E l'unico motivo che giustifichi un giovane dal differire il matrimonio è il perfezionamento dello studio della Torah, ossia la legge di Mosè4.

2) Eccezioni alla mentalità comune.

a) Momenti di purità rituale. Fin dall'epoca più arcaica della storia biblica era previsto che in alcune circostanze di carattere cultuale-liturgico il marito e la moglie dovessero astenersi per qualche tempo dallo stare insieme. L'atto sessuale, infatua, per esempio: durante la guerra detta sacra in quanto si credeva che Dio scendesse a combattere alla testa del suo popolo (Dt 23,10-15 ; 1 Sam 11,8-13...) ; nei tre giorni precedenti l'apparizione di Jahve sul monte Sinai (Es 19,14-15) ; nella settimana in cui ai sacerdoti toccava prestare servizio nel santuario (Lv 8,33-35; 22,3).

b) Mosè al Sinai. Tali credenze sfociarono in una speculazione assai diffusa nei circoli del giudaismo, almeno del I-II sec. D.C. Essa riguarda la vicenda di Mosè, che cessò per sempre di avere rapporti con la mogli e Se fora dopo che il Signore gli era apparso sul monte Sinai. Ecco come ebbe termine la rivelazione del Sinai, Dio permise agli ebrei di ritornare alle loro tende (Dt 5,30) e di riprendere, quindi, a unirsi con le loro donne. Fu allora che Mosé domandò: « Questo comando vale forse anche per me ? ». E Dio rispose: «No, tu resta qui con me» (Dt 5,30). Come dire: continua a rimanere separato dalla moglie. E la ragione addotta dai rabbini è questa : perché Dio parlava con lui bocca a bocca (Nm 12,8) sempre e non solo a tempo limitato.5

c) Giuditta e la profetessa Anna. Entrambe, rimanete prive del marito in giovane età, vissero poi lungamente, dedite alla preghiera, al digiuno, in tutto timorate di Dio (Gdt 8,1-8; 16,21-25; Lc 2,36-38).

d) La sterile e l'eunuco, che vivono santamente. Il libro della Sapienza elogi a la sterile non contaminata e l'eunuco mondo da iniquità (Sap 3,13-14), poiché è meglio essere senza figli e avere la virtù» (4,1).

e) Il caso di R. Simeone b. Azzai (†110 c.). Questo rabbino preferì non ammogliarsi con questa motivazione: « La mia anima è innamorata della Torah. Altri penseranno a far sopravvivere il mondo! »6

f) Gli esseni (cf. Filone, Plinio il Vecchio, Giuseppe Flavio), i terapeuti (Cf. Filone, de la vita contemplativa), il monastero di Qumrân (cf. probabilità che i membri della comunità si considerassero in pieno esercizio delle funzioni sacerdotali nel tempio : continenza per ragioni cultuali)

g) Giovanni Battista.

h) Gesù medesimo. Gli avversari di Cristo, pur così severi nei suoi confronti, non risulta che gli abbiano rimproverata di non aver preso moglie.

Maria.

Non è escluso che le parole [di Maria] rivolte all'angelo (Lc 1,34: "Come può avvenire questo, se io non conosco uomo?") riferiscano egualmente un suo personale disegno, come l'esegesi comune ha sempre ritenuto... Il fatto, com'è oggi meglio dimostrato, non era in sé del tutto nuovo. Con questa rinunzia, almeno esteriore, Maria non offriva al mondo e ancor meno al mondo giudaico il primo esempio di vita sacrificata e solitaria... Non esistono, quindi, insormontabili difficoltà per inquadrare storicamente il matrimonio di Maria unitamente al suo proposito di verginità.


[1] Kiddushin 29b: Raba [† 352] e scuola di R. Ismaele, sec. II d.C

[2] Jebamot 63b: R. Eliezer [90 c. l e R. Simeone b. Azzai [110 c.]; cf Gen Rabbah 34,14 a 9,6

[3] Jebamot 64a: R. Abba Chanan [140 c.] in nome di R. Eliezer [90 c.]

[4] Kiddushin 29b: i rabbini in genere

[5] Targum Nm 12,8 e Dt 5,30; Talmud babilonese, Shabbat 87a e Jebamot 62a (la tradizione in genere: «è stato tramandato); Es Rabbah 46,23 a 34,1 (R. Akiba, † 135; R. Simeone b. Jochai, 150 c.; R. Giuda [Batyra?] †110 c.); cf Abot de Rabbi Naton cap. Il ; poi 19,3 a 12,43 Ci sapienti in genere) ; Sifré' Nm 12,1 (R. Natan, 160 c.) e 12,8. Nel midrash Pethirat Mosheh (relativo alla morte di Mosè)...

[6] Talmud babilonese, Jebamot 63b; Gen Rabbah 34,14 a 9,6

A.SERRA

Estratti di A.SERRA, "Vergine",

nel Nuovo dizionario di mariologia,

a cura di de Fiores, ed. san Paolo 1985, p.1294-1300.

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