NON PASSERÀ NEPPURE UNO YOD DELLA TORAH (Marie Vidal. Un ebreo chiamato Gesù)

Non pensate che io sia venuto ad abolire la Torah o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il ciclo e la terra, non passerà neppure uno yod o un segno dalla Torah, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi mitswot, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel Regno del Cicli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel Regno dei Cicli.

Mt 5, 17-19.

Una stessa Parola, vitale ed essenziale per due gruppi differenti: ciò accade spesso, osservavamo nel primo dei cinque attuali capitoli. Gli Ebrei e i cristiani non interpretano allo stesso modo la Parola, il che è, tutto sommato, molto farisaico. Tuttavia, il secondo gruppo ha speso dimenticato l'accordo tra Gesù e Mosè, tra Gesù e Giosuè, tra Gesù e Salomone. I cristiani pensano di conoscere la lezione dello yod, la più piccola lettera dell'alfabeto, iota greco, e "punto sulle i" francese. Gesù la da una volta sola all'inizio del Discorso della montagna, nel Vangelo di Matteo (Mt 5, 17-19). I cristiani debbono anzitutto collegarla alla fine dello stesso Discorso con cui fa inclusione. Lì, Gesù dice: «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Torah e i Profeti!» (Mt 7, 12). Lì, Gesù è molto vicino alla sentenza di Hillel: "Non fare al tuo prossimo ciò che non vuoi faccia a te. Ecco tutta la Torah!" (Shab 31a). Quando i discepoli, i talmidim, o le folle che seguono Gesù, ascoltano queste parole, l'insegnamento di Gesù non li sorprende. Esso suona familiare alle loro orecchie e conferma l'attaccamento e l'incarnazione di Gesù nel suo popolo.

In secondo luogo, i cristiani debbono esercitare le loro orecchie alle vibrazioni date allo yod da Gesù e dal suo popolo.

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Uno yod, in rapporto alla riga di scrittura, con le sei lettere che lo circondano nell'alfabeto, per confrontare (l'ebraico si legge da destra a sinistra).

Lo yod ha, in qualche modo, foggiato la mano (mano si dice yad) e la mentalità degli Ebrei e dei Giudei. Infatti, essendo lo yod la più piccola delle lettere dell'alfabeto, non è incluso tra le due righe di scrittura. Se si scrive, in rapporto alla riga virtuale o effettiva, dal basso, lo yod non ha supporto di scrittura. Per esso e grazie ad esso, l'Ebreo allineerà le lettere dall'alto. Ciò facendo, l'Orientale non avrà affatto la stessa mano, né la stessa comprensione, né la stessa interpretazione della vita. Scrivere da destra a sinistra implica già tutta una strutturazione del pensiero. Scrivere in rapporto all'alto potrebbe allora essere paragonato ad una coordinazione spirituale dei movimenti e dei gesti in rapporto a colui che è differente, in rapporto all'altro.

Lo yod, la più piccola delle lettere, ha molteplici possibilità. È la decima lettera dell'alfabeto, ha dunque un valore numerico di dieci, una delle cifre perfette. Ha, tra le altre, la funzione di trasformare il tempo, ed è una grande originalità della lingua e della grammatica ebraiche. Tuttavia, l'ebreo è "colui che passa". La sua vocazione è di abitare e percorrere il tempo come se il tempo fosse per lui una grande sukkah, una grande capanna dove dimorerebbe e che visiterebbe1. Non è il tempo a passare, è lui che passa nel tempo. Per tradurre ciò nella sua vita, egli dispone di due coniugazioni grammaticali: compiuto e incompiuto. La differenza tra le due? È lo yod, la più piccola lettera dell'alfabeto. Quando non c'è yod, il verbo è al compiuto, il cui senso rag-gruppa tutti i tempi del passato. Quando c'è lo yod come prefisso, il verbo è all'incompiuto, ossia futuro, condizionale congiuntivo. Semplicemente, per dire l'avvenire, basta mettere e dire lo yod davanti al verbo, come una mano, come un dito puntato, un impegno, una decisione. Allora, il futuro è aperto. A causa di questa apertura, lo yod è la prima lettera del Nome del Signore. Ogni volta che uno yod sarà scritto o letto, la sua presenza evocherà il Nome del Signore e la Sua apertura dell'avvenire. Precisamente, in certi momenti di intensità, i Semiti e gli Ebrei manifesteranno una discrezione e una sottile intensità. Essi si esprimono con raffinatezza nelle diverse vibrazioni del loro essere: espressione orale ed espressione scritta. Ed ecco che pronunciano uno yod che non scrivono mai. L'esempio tipico è il nome di Gerusalemme. L'ebreo pronuncia Yerushalayim, ma non scrive mai lo yod della desinenza -ayim, cosicché le trascrizioni in greco (e nelle altre lingue) hanno rispecchiato lo scritto senza yod e hanno detto -em invece di -ayim, e dunque Gerusalemme. Quando i non israeliti scrivono Gerusalemme, non si comportano come gli Ebrei e i Giudei. Essi leggono logicamente ciò che scrivono, ma per conseguenza non dicono né intendono più lo yod, prima lettera del Nome del Signore, dire "Gerusalemme" significa fare del nome di questa città un Nome senza la Presenza del Signore. Dire Yerushalayim, significa togliere ogni equivoco ateo alla città della Pace.

La lingua ebraica offre altre sorprese. Perché se lo yod è indispensabile per esprimere l'avvenire, è spesso necessario per dire il passato. Ci sono due possibilità per esprimere il passato: o il verbo senza il prefisso yod, al compiuto; o il verbo con lo yod, all'incompiuto, preceduto da un altro prefisso che cambia l'incompiuto in compiuto. Perché allora non dire semplicemente il compiuto? Affinchè il passato contenga anche la lettera dell'avvenire, per indicare che la storia non è definitivamente terminata, e che il passato contiene germi di speranza.


Queste forme di linguaggio sono assolutamente intraducibili in un'altra lingua perché appartengono alla coerenza dell'essere ebreo e dell'essere giudeo. Il cristiano deve sapere che i contemporanei di Gesù lo comprendono molto chiaramente e lo vivono profondamente.

La Torah orale riporta numerosi episodi di discussioni, o tra lo yod e il Signore, o tra Mosè e il Signore riguardo allo yod. Per comprendere meglio, l'Occidentale deve sapere che non ci sono maiuscole nella Torah scritta, e dunque che tutte le lettere hanno la stessa grandezza. Eccezionalmente, l'una o l'altra lettera è scritta in modo più grande o più piccolo del normale. Questo è segnalato nel testo affinchè, trasmettendo o copiando la Torah, si riproduca fedelmente la grandezza di questa lettera, il suo valore, e le sue risorse, e si apra la ricerca dei suoi motivi. Nella Torah, uno yod è scritto più grande degli altri, in Nm 14, 17, quando Mosè interviene davanti al Signore in favore del popolo. Il popolo infatti vuole tornare in Egitto e rifiuta di entrare nella Terra promessa. Il Signore ha deciso di colpirlo con la peste e di abbandonarlo in quanto popolo.

Allora Mosè ragiona davanti a Lui, in loro favore, e anche in favore dell'educazione delle nazioni perché non profanino il Nome del Signore, egli termina così il suo ragionamento: "Ora, si mostri Grande, Ygdal, la potenza del mio Signore, perché tu hai detto..."2. Lo yod di "Grande" è scritto in grassetto. E il Signore risponde a Mosè, come un bambino obbediente: «Io perdono come tu hai chiesto» (Nm 14, 20).

A proposito di questo grande yod, è bene non dimenticare questa nozione essenziale per Israele e capitale per l'intimo radicamento di Gesù nel suo popolo. È bene anche ascoltare discussioni della Torah orale, che appaiono alquanto ingenue, ma possiamo ritrovarle, in altro modo, nel Vangelo. "Quando Mosè salì nei deli, vi trovò il Santo, Benedetto sia, che ornava le lettere con segni. Il Signore gli disse: Ebbene, Mosè, la parola 'Pace' non è usata nella tua città? Egli rispose: È opportuno che un servo offra la pace al suo Signore? Il Signore gli disse: Avresti dovuto augurarmi forza. Subito Mosè gli disse (Nm 14, 17): La potenza del Signore si mostri grande, yigdal, come Tu hai dichiarato!" (Shab 89a).

"Quando Mosè è salito al cielo, ha trovato il Santo, Benedetto

sia, mentre scrìveva le parole 'Lento all'ira'. Egli chiese: Signore del mondo, bisogna intendere lento all'ira verso i giusti? Il Signore rispose: Anche verso i cattivi! Mosè disse: Periscano i cattivi! Il Signore rispose: Non tarderai a capire ciò che è meglio per te! Quando Israele peccò, il Signore disse a Mosè: Non mi hai forse detto che preferivi vedermi lento all'ira unicamente verso i giusti? Ma Mosè rispose: Sovrano del mondo, non mi hai detto che intendevi esserlo ugualmente verso i cattivi? Ecco il senso del testo: Ora dunque, di grazia, la potenza del Signore si mostri grande, yigdal, come Tu hai dichiarato, l'Eterno è lento all'ira!".

"La parola 'grande' è scritta con un grande Yod (Yod rappresenta il Dieci quanto al valore numerico): se dieci uomini di questa epoca Ti hanno provato per dieci volte, ricordati dei Dieci Comandamenti che hanno accettato, e delle Dieci prove in cui i Patriarchi hanno trionfato!"0.

Grazie alle visite di Mosè al Santo, Benedetto sia, il lettore del Vangelo ora comprende i segni di cui parla Gesù e che i traduttori hanno reso con "iota" o con il "punto sulle i". Gesù dice infatti: «Non pensate che io sia venuto ad abolire la Torah o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il ciclo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla Torah, senza che tutto sia compiuto» (Mt 5, 17-18). Gesù si meraviglia dell'attenzione e dell'amore che il Padre ha per la Torah, le sue finlture, i suoi segni. Essi saranno infatti, secondo la Tradizione del suo popolo, come altrettante possibilità di adattamento a tutte le situazioni. Coloro che non conoscono il dinamismo della Torah li giudicano come imposizioni, ma essi svolgono esattamente la funzione contraria: sono altrettanti rinnovamenti e liberazioni.

Un altro importante momento della Torah orale da accogliere per meglio comprendere la Parola di Gesù e il suo amore per la Torah, è un midrash del libro dell'Esodo. La logica di questo midrash rischia di stupire e l'Occidentale e ogni persona che vorrebbe basarsi solo sulla Torah scritta. Essa parte dalla manifestazione del Signore a Mosè, sulla quale si basano i farisei e Gesù per dire la loro fede nella risurrezione dei morti. Risale dunque alla manifestazione ad Abramo, Isacco e Giacobbe. Poi, mediante un versetto del Libro di Qoèlet, ritorna a Mosè e Salomone. Quali sono i loro legami? Mosè ha dato la Torah e, in particolare, regole precise per la responsabilità del re; e Salomone fu re.

"Quando il Santo, Benedetto sia, diede la Torah a Israele, diede comandamenti positivi e negativi, ed alcuni comandamenti per il re, come sta scrìtto: Egli non moltiplicherà i suoi cavalli, non moltipllcherà le sue mogli, e il suo cuore non si allontanerà, non moltiplicherà l'argento e l'oro (Dt 17, 16). Il re Salomone ragionò con saggezza su questo decreto del Santo, Benedetto sia. E disse: Perché il Santo, Benedetto sia, ha detto: 'Non moltiplicherà le sue mogli? Non è forse perché il suo cuore non si allontani? Ebbene,

10 le moltiplicherò e il mio cuore non si allontanerà! I nostri Maestri dicono: In quel momento, lo yod che è in 'moltiplicherà ' salì e si prosternò davanti al Santo, Benedetto sia. E lo yod disse: Signore del mondo, non hai tu forse detto: Nessun segno della Torah sarà mai abolito ? Tuttavia, Salomone mi abolisce. E oggi abolisce una lettera, domani un'altra, finché l'intera Torah sarà abolita!

11 Santo, Benedetto sia, gli disse: Salomone e i mille che usciranno da lui saranno aboliti, e Io non abolirò nessuna tua estremità ornata! E da dove ciò che egli aveva abolito dalla Torah ritorna alla Torah? Perché è detto (Gen 17, 15): Saray tua moglie, non la chiamerai più Saray, ma Sara! Ed egli ritornò (Nm 13, 16): E Mosè diede ad Hosea, figlio di Nun, il nome di Giosuè!... E Salomone aveva detto: Dio è con me, e io potrò: moltiplicherò le mogli e il mio cuore non si allontanerà! "(EsR 6, 3-9).

Quanto allo yod tolto a Sara, un altro midrash4 invece racconta: "Da Abramo non fu tolta alcuna lettera, ma la lettera yod del Nome di Sara è caduta. La lettera yod vide che era uscita dal Nome di Sara la Giusta. Allora si presentò davanti al Signore, pianse e disse: Signore mio Dio, io sono piccola, e non ho un posto adeguato per stare con i grandi!- Tuttavia, poiché ho abitato un tempo nel Nome della Giusta, abbi, per il Tuo grande Amore, questa volta della Tenerezza per me, e ponimi nel Nome di un uomo benedetto! Il Signore ascoltò la voce e la supplica della lettera yod e le disse: Poiché hai parlato bene, il mio Amore per te crescerà. E invece di essere l'ultima delle lettere di Saray, fin d'ora tu sarai la prima nel Nome di un Uomo Giusto e Potente in valore! È Giosuè, che inizialmente fu chiamato Hosea, e quando uscì per esplorare la terra con gli altri esploratori, Mosè pregò per lui: II Signore lo salverà (yod del futuro) dal consìglio degli altri esploratori (Nm13, 16)! Da allora, la lettera yod fu aggiunta in testa al suo Nome, Yehoshuah, Giosuè".

Così, parlando dello yod fin dall'inizio del Discorso della montagna, Gesù si richiama alla Torah, scritta e orale. Si collega a Giosuè, Yehoshuah, il successore di Mosè. Porta il suo nome, con la prima lettera, lo yod. Accoglie Sara, "Sara nostra madre", come dicono gli ebrei. Dichiara e garantisce il gusto della Torah, e dunque la sua relazione con Mosè, l'uomo che scrisse la Torah nero su bianco e il cui volto divenne così luminoso e raggiante5. Egli chiama i suoi ascoltatori e i suoi discepoli, i suoi talmidim, ad essere vigilanti e a non trascurare qualcosa di essenziale qualificandolo come futile o passatempo da scribi.

Gesù, di fronte al mondo, dice che lo yod non se ne andrà. Lo yod dell'intercessione riuscita di Mosè per il suo popolo (Nm14, 17). Lo yod del canto di Mosè e dei figli di Israele (Es 15). Quest'ultimo è lo yod della fede nella risurrezione dei morti e dunque lo yod di un'etica della vita effettiva, concreta, relazionale, fruttuosa, di gente che non poteva fare come se non credesse nella risurrezione dei morti! Questo yod è molto noto nel popolo di Dio, cosicché tutti sanno cantare l'"Az yashir Mosheh... Allora canterà Mosè". È tuttavia un canto difficile da accettare, dove gli uomini sembrano gioire della caduta e della morte dei cattivi. Bisogna dunque interrogarsi su questo canto e cercare la sua motivazione. Ecco la "lezione di alta moralità" che i sapienti traggono dai midrashim: "L'attenta lettura del testo biblico ci insegna che gli ebrei non intonarono affatto un cantico al momento della mone dei primogeniti egiziani, né della morte degli egiziani, né dello spiegamento della Mano possente contro l'Egitto. Ma quando il Popolo 'temette il Signore e credette in Lui e nel Suo servo Mosè' (Es 14, 31), allora Mosè cantò l'inno all'Eterno, accompagnato dai Figli d'Israele. La gioia del Signore consiste non nella caduta degli empi, ma nell'ascesa dei Giusti verso le vette della spiritualità!"6.

Gli Ebrei amano spiegare il loro nome. Le lettere di Israele, YSRhL, formano due parole: SYR hL, Shir El, canto di Dio. Esse dicono dunque che Israele canterà sempre. "Az yashir Mosheh ovnei Yisrael... Allora Mosè canterà, e i Figli di Israele..." (Es 15, 1). "// futuro ci insegna che i Figli di Israele avevano deciso di cantare fino all'aldilà quando il loro corpo sarà risuscitato!" (Sanh 91b).

Tuttavia, se gli Ebrei conoscono la musica dell"'Az yashir Mosheh", le traduzioni hanno molta difficoltà a tradurre lo yod del futuro. Il più delle volte, esse propongono: "Allora, Mosè e i Figli di Israele cantarono". Questa interpretazione immobilizza i lettori e impedisce loro l'acceso allo yod. Ecco la preoccupazione e l'appello incessanti di Gesù per lo yod!

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