Giovedì della III settimana del Tempo di Pasqua

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Dal Vangelo secondo Giovanni 6,44-51.


Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».



IL COMMENTO


Abbiamo udito la voce del Padre? Nel fondo del nostro intimo abbiamo ascoltato le sue parole, quel moto dello Spirito che ci conduce a Cristo? La voce del Padre è il desiderio inappagato che ci stringe il cuore. Chi lo sente e non vi sfugge ode il Padre e va a Cristo. Chi se ne libera come di un ferrovecchio, superstizione o sentimentalismo d'accatto non ode il Padre e non può andare a Cristo. Dal Padre si impara il cammino al Figlio, si apprende il destino prorompente che non lascia tranquilli. Altre speranze, altri desideri insegnano altri destini. Di morte, di dolore, d'inferno. Sì, perchè l'inferno comincia qui ed è l'assenza di desiderio, la sparizione dell'amore dall'orizzonte dell'esistenza. E' la manna che sfama ma non sazia, il cibo che non libera dalla morte. Solo chi ha imparato dal Padre può comprendere, accogliere e conoscere il Figlio. Gustare il suo amore vivo, celeste eppure reale, che si può mangiare. Il Pane della Vita, la volontà di Dio che si srotola giorno dopo giorno come un alimento capace di saziare e che fa pregustare il destino autentico, la vita eterna. Lasciamoci oggi ammaestrare da Dio attraverso la storia, liquido di contrasto donatoci per evidenziare il desiderio con il quale Dio ci ha creati, la nostalgia di Lui, dell'amore che colma e dà senso e gioia e compiutezza alle nostre vite.





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Meditazione del giorno: San Pier Damiani (1007-1072), eremita poi vescovo, dottore della Chiesa
Discorsi, 45 ; PL 144,743 et 747

« Questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia »


La Vergine Maria ha dato alla luce Gesù Cristo, l'ha riscaldato nelle sue braccia, l'ha avvolto in fasce e l'ha circondato di cure materne. È proprio lo stesso Gesù di cui riceviamo ora il corpo e beviamo il sangue redentore nel sacramento dell'altare. Questo ritiene vero la fede cattolica, questo insegna fedelmente la Chiesa.

Nessuna lingua umana potrà mai glorificare abbastanza colei dalla quale ha preso carne, lo sappiamo, « il mediatore fra Dio e gli uomini » (1 Tm 2,5). Nessun omaggio umano è all'altezza di colei il cui grembo purissimo ha dato il frutto che è il cibo delle nostre anime : colui, in altri termini, che rende testimonianza a se stesso con le parole : « Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno ». Infatti, noi che eravamo stati cacciati dal paradiso di delizie a causa di un cibo, per mezzo di un cibo ritroviamo le gioie del paradiso. Eva ha preso un cibo, e siamo stati condannati a un digiuno eterno ; Maria ha dato un cibo, e la porta del banchetto del cielo ci è stata aperta.

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