Lunedì della XXV settimana del Tempo Ordinario






Dal Vangelo secondo Luca 8,16-18.


Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la pone sotto un letto; la pone invece su un lampadario, perché chi entra veda la luce. Non c'è nulla di nascosto che non debba essere manifestato, nulla di segreto che non debba essere conosciuto e venire in piena luce. Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha sarà dato, ma a chi non ha sarà tolto anche ciò che crede di avere».





IL COMMENTO

Il Signore con la sua vittoria sulla morte ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo. La Buona Notizia predicata ha un potere unico, quello di strappare dalle tenebre della menzogna l'esistenza. L'annuncio che la morte è stata vinta illumina la Verità, e libera dalla schiavitù della paura. La sofferenza, i fallimenti, le difficoltà, i rifiuti, la solitudine, tutto quanto nella nostra vita odora di morte non costituisce l'ultima parola. Soprattutto il peccato, che della morte è il pungiglione, radice e matrice, nella Croce e nella risurrezione del Signore è stato vinto, e non ha più potere. Il Vangelo proclama la libertà, porta ad una vita libera, non più soggetta a fughe e alienazioni, a menzogne e tenebre.
La paura della morte getta le nostre giornate nell'angoscia, ci spinge a cercare compromessi con il male, ci fa nascondere nella menzogna. La paura ci abitua all'ipocrisia. Per non soffrire, per saziare la fame di affetto, per sopire il desiderio di pienezza che non riusciamo ad esaudire, ci infiliamo in strade senza uscita, vicoli bui nei quali ci adattiamo a vivere nascosti nell'ombra della menzogna. La paura della morte ci rende paurosi anche di noi stessi, di quel che siamo, delle debolezze, della precarietà del carattere, delle ferite dell'anima. E nascondiamo tutto, come quando tentando di riordinare in fretta una stanza, gettiamo tutto alla rinfusa in armadi e cassetti; fuori sembra in ordine, dentro è pura confusione.
Ma il problema è solo rinviato, alla lunga il disordine riemerge prepotente, peggiorato da altri oggetti che si accumulano lontani dal loro posto. Così la nostra vita, segnata da momenti in cui ci illudiamo di aver sistemato le cose, mentre abbiamo solo nascosto e sfuggito il problema ingannandoci tra fughe e autogiustificazioni. I problemi si accumulano, le sofferenze aumentano, il disordine interiore regna sovrano. E le tenebre avvolgono sino a soffocare l'esistenza, interiore ed esteriore.
La predicazione del Vangelo illumina la realtà, squarcia le tenebre della menzogna, apre ad un cammino di conversione dove ri-ordinare la propria vita secondo la volontà di Dio. Il Vangelo accende la nostra vita come una lampada e la pone sul candelabro della Chiesa. Una vita redenta, perdonata, ri-ordinata, ri-orientata diviene così un segno di speranza, una prova dell'autenticità dell'amore e della misericordia di Dio. Il molto ricevuto è, per sua natura un servizio ad ogni uomo. Non può rimanere nell'ombra, non si può occultare, sarebbe qualcosa contro natura, e contro la stessa ragione.
Per questo il Signore ci ammonisce ad fare attenzione al modo con cui ascoltiamo. Ascoltare in ebraico significa anche obbedire. Si tratta dell'obbedienza che segue ciò che fonda l'esistenza. L'agire segue sempre l'essere. Chi è stato liberato vive liberamente. Chi è stato illuminato vive nella Luce. Chi è stato amato gratuitamente ama gratuitamente. Perseverare nelle tenebre della menzogna significa non aver ancora sperimentato il potere del Vangelo, o averlo rifiutato. Ma come respingere l'unica possibilità di vivere senza dover più scappare nel buio della menzogna? La nostra vita è, agli occhi di Dio, un libro aperto, non vi è nulla di nascosto. Essa sarà rivelata, e sarà qualcosa di meraviglioso nella misura in cui, anche nelle pieghe più oscure e segnate dal peccato, brilleranno la misericordia e la Grazia accolte e custodite.




Evangelio según San Lucas 8,16-18.


No se enciende una lámpara para cubrirla con un recipiente o para ponerla debajo de la cama, sino que se la coloca sobre un candelero, para que los que entren vean la luz.
Porque no hay nada oculto que no se descubra algún día, ni nada secreto que no deba ser conocido y divulgado.
Presten atención y oigan bien, porque al que tiene, se le dará, pero al que no tiene, se le quitará hasta lo que cree tener".


COMENTARIO


El Senor con su victoria sobre la muerte ha hecho resplandecer la vida a través del Evangelio. La Buena Noticia predicada tiene un poder único, aquel de arrancar de las tinieblas de la mentira la existencia. El anuncio que la muerte ha sido vencida ilumina la Verdad, y libra de la esclavitud al miedo. El sufrimiento, las quiebras, las dificultades, los rechazos, la soledad, todo cuanto en nuestra vida huele de muerte no constituye la última palabra. Sobre todo el pecado, que es el aguijón, raíz y matriz de la muerte, en la Cruz y en la resurrección del Senor ha sido vencido, y ya no tiene poder. El Evangelio proclama la libertad, entrega a una vida libre, jamás sometida a fugas y a enajenaciones, a mentiras y a tinieblas.
El miedo a la muerte echa nuestros días en la angustia, nos empuja a buscar compromisos con el mal, nos hace esconder en la mentira.
El miedo nos acostumbra a la hipocresía. Para no sufrir, para saciar el hambre de afecto, para apaciguar el deseo de plenitud que no logramos llenar, nos metemos en caminos sin salida, callejones oscuros adonde nos conformamos con vivir escondidos en la sombra de la mentira. El miedo de la muerte también nos devuelve asustadizos de nosotros mismos, de aquellos que somos, de las debilidades, de la precariedad del carácter, de las heridas del alma. Y escondemos todo, como cuando, intentando reordenar de prisa una habitación, echamos en desorden todo en armarios y cajones; fuera parece en orden, dentro es pura confusión.
Pero el problema está solo diferido, a la larga el desorden emerge prepotente, empeorado por otros objetos que se acumulan lejanos de su sitio. Así nuestra vida, señalada por momentos en que nos ilusionamos de haber arreglado las cosas, mientras sólo hemos escondido y evitado el problema engañándonos entre fugas y autojustificaciones. Los problemas se acumulan, los sufrimientos aumentan, el desorden interior reina soberano. Y las tinieblas envuelven hasta ahogar la existencia, interior y exterior.
La predicación del Evangelio ilumina la realidad, desgarra las tinieblas de la mentira, abre a un camino de conversión dónde re-ordenar la misma vida según la voluntad de Dios. El Evangelio enciende nuestra vida como una lámpara y la pone sobre el candelabro de la Iglesia. Una vida rescatada, perdonada, re-ordenada, re-orientada se vuelve así en una señal de esperanza, una prueba de la autenticidad del amor y de la misericordia de Dios. El mucho recibido es, por su naturaleza, un servicio a cada hombre. No puede quedar en la sombra, no se puede ocultar, sería algo contra naturaleza, y contra la misma razón.
Por este Jesus nos advierte a tener cuidado con el modo con que escuchamos. Escuchar en hebreo también significa obedecer. Se trata de la obediencia que sigue lo que funda la existencia. El actuar siempre sigue el ser. Quien ha sido liberado vive libremente. Quien ha sido iluminado vive en la Luz. Quien ha sido querido de gratis quiere de gratis. Perseverar en las tinieblas de la mentira significa no haber experimentado todavía el poder del Evangelio, o tenerlo desechado. Sería verse quitar también lo que se cree de haber defendido. ¿Pero como rechazar la única posibilidad de vivir sin tener que escapar en la oscuridad de la mentira? Nuestra vida es, a los ojos de Dios, un libro abierto, será revelada, y será algo maravilloso en la medida que, también en los pliegues más oscuros y señados por el pecado, brillaran la misericordia y la Grazia acogidas y custodiádas.

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