Una volta stava insegnando in una sinagoga il giorno di sabato.
C'era là una donna che aveva da diciotto anni uno spirito che la teneva inferma; era curva e non poteva drizzarsi in nessun modo.
Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei libera dalla tua infermità»,
e le impose le mani. Subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.
Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, rivolgendosi alla folla disse: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi curare e non in giorno di sabato».
Il Signore replicò: «Ipocriti, non scioglie forse, di sabato, ciascuno di voi il bue o l'asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi?
E questa figlia di Abramo, che satana ha tenuto legata diciott'anni, non doveva essere sciolta da questo legame in giorno di sabato?».
Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.
Un sábado, Jesús enseñaba en una sinagoga.
Había allí una mujer poseída de un espíritu, que la tenía enferma desde hacía dieciocho años. Estaba completamente encorvada y no podía enderezarse de ninguna manera.
Jesús, al verla, la llamó y le dijo: "Mujer, estás curada de tu enfermedad",
y le impuso las manos. Ella se enderezó en seguida y glorificaba a Dios.
Pero el jefe de la sinagoga, indignado porque Jesús había curado en sábado, dijo a la multitud: "Los días de trabajo son seis; vengan durante esos días para hacerse curar, y no el sábado".
El Señor le respondió: "¡Hipócritas! Cualquiera de ustedes, aunque sea sábado, ¿no desata del pesebre a su buey o a su asno para llevarlo a beber?
Y esta hija de Abraham, a la que Satanás tuvo aprisionada durante dieciocho años, ¿no podía ser librada de sus cadenas el día sábado?".
Al oír estas palabras, todos sus adversarios se llenaron de confusión, pero la multitud se alegraba de las maravillas que él hacía.
Catechesi, n°13, 1-3 ; PG 33, 771-774
Liberati dai legami del peccato per mezzo della croce di Cristo
Senza dubbio ogni azione di Cristo è fonte di gloria per la Chiesa; ma la croce è la gloria delle glorie. È proprio questo che Paolo diceva: « Quanto a me, non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo » (Gal 6,14). Fu certo una cosa straordinaria che quel povero cieco nato riacquistasse la vista presso la piscina di Siloe: ma cos'è questo in paragone dei ciechi di tutto il mondo? Cosa eccezionale e fuori dell'ordine naturale che Lazzaro, morto da ben quattro giorni, ritornasse in vita. Ma questa fortuna toccò a lui e a lui soltanto. Che cosa è mai se pensiamo a tutti quelli che, sparsi nel mondo intero, erano morti per i peccati? Stupendo fu il prodigio che moltiplicò i cinque pani, fornendo il cibo a cinquemila uomini con l'abbondanza di una sorgente. Ma che cosa è questo miracolo quando pensiamo a tutti coloro che, sulla faccia della terra, erano tormentati dalla fame dell'ignoranza? Così pure fu degno di ammirazione il miracolo che in un attimo liberò dalla sua infermità quella donna che Satana aveva tenuta legata da ben diciotto anni. Ma anche questo, che cos'è mai in confronto della liberazione di tutti noi, carichi di tante catene di peccati?
La gloria della croce ha illuminato tutti coloro che erano ciechi per la loro ignoranza, ha sciolto tutti coloro che erano legati sotto la tirannide del peccato e ha redento il mondo intero... Infatti non era un semplice uomo colui che diede la vita per noi, bensì il Figlio di Dio, Dio stesso, fattosi uomo... La colpa di Adamo portò la morte al mondo intero; « se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l'abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo di Gesù Cristo » (Rm 5,17). Un tempo, a causa dell'albero di cui hanno mangiato il frutto, i nostri progenitori sono stati cacciati fuori dal paradiso; ma ora, per mezzo dell'albero della croce di Gesù, non entreranno più facilmente in paradiso tutti i credenti? Se il primo essere plasmato dalla terra ha portato la morte a tutti, colui che lo ha plasmato dalla terra non porterà forse loro la vita eterna, lui che è la vita? (Gv 14,6)
Catequesis bautismal, nº 13
Liberados de las ataduras del pecado por la cruz de Cristo
San Pablo dijo: «Dios me libre de gloriarme si no es en la cruz de nuestro Señor Jesucristo» (Gal 6,14). Fue una cosa asombrosa que el ciego de nacimiento recobrara la vista en Siloé; pero esto, ¿qué beneficio reportaba a todos los ciegos del mundo? Fue una cosa muy grande y por encima de la naturaleza la resurrección de Lázaro, muerto hacía ya cuatro días; pero de esta gracia sólo se beneficiaba él, no socorría en nada a todos los que, en el mundo, estaban muertos por sus pecados. Fue extraordiario sacar, de cinco panes, comida para cinco mil hombres; pero eso no servía para nada a los que, en todo el universo, sufrían hambre por su ignorancia. Fue asombroso liberar a una mujer encadenada por Satán desde hacía dieciocho años; pero ¿qué supone eso para todos nosotros que vivimos atados por las cadenas de nuestros pecados?
Ahora bien, la victoria de la cruz ha llevado la luz a todos los que la ignorancia los hacía estar ciegos, desató todos los que estaban cautivos del pecado, y rescató a toda la humanidad. No te sorprenda, pues, que el mundo entero haya sido rescatado. El que murió por esta causa no era tan sólo un hombre, sino el Hijo único de Dios. La falta de Adán trajo la muerte al mundo entero; si la caída de uno solo hizo reinar la muerte sobre todos, ¿con cuanta más razón, la justicia de uno solo no hará que reine la vida? (Rm 5,17). Si antiguamente, por el árbol del que comieron el fruto, nuestros primeros padres fueron echados del paraíso, ¿es que ahora, por el árbol de la cruz de Jesús, los creyentes no entrarán con mucha más facilidad en el Paraíso? Si el primer ser modelado de tierra trajo la muerte para todos ¿es que el que lo modeló de tierra no va a traerle la vida eterna, puesto que él es la misma vida? (Jn 14,6).
Nessun commento:
Posta un commento