Lunedì della II settimana di Avvento. Iconografia del paralitico






Iniziamo la visita di San Saba dagli affreschi che sono stati trasferiti nel corridoio che dalla chiesa conduce ai locali parrocchiali. La datazione di questi affreschi è discussa anche perché appartengono sicuramente a diverse fasi decorative della chiesa stessa. Vennero scoperti e salvati, anche se in maniera frammentaria, agli inizi del 1900, nel corso degli scavi. Le murature della chiesa precedente erano state riutilizzate ed innalzate nell’erezione della chiesa attuale e pertanto, in alcune zone, è stato poi possibile recuperare resti degli affreschi.
Il frammento più grande e più famoso raffigura la scena della guarigione del paralitico che viene calato nella casa dinanzi a Gesù, dopo che è stato scoperchiato il tetto.
Gli ultimi studi di Giulia Bordi lo datano proprio agli inizi della crisi iconoclasta e precisamente negli anni del pontificato di papa Gregorio III (731-741), poco dopo che l’imperatore Leone III aveva emanato il suo editto iconoclasta. La guarigione del paralitico faceva certamente parte di un intero ciclo cristologico che, sulle due pareti, illustrava la vita del Signore con diverse scene.

L’iscrizione greca recita: “Qui il Signore guarì il paralitico”, “evtha o K(urio)s iasato ton [para]lut[ikon]”. Come già dicevamo, l’utilizzo del greco ci conferma nella convinzione che qui viveva a quel tempo una comunità di monaci greci. Sono quasi sicuramente proprio quelli che contribuirono a stendere per il papa Gregorio III, a partire dai testi che avevano portato dall’oriente, il dossier anti-iconoclasta che egli utilizzò per rispondere all’editto dell’imperatore.
Nell’affresco è rappresentato il paralitico con il lettuccio che viene fatto scendere davanti a Gesù che si riconosce dall’aureola nimbata, cioè con la croce. La raffigurazione riprende il brano di Marco 2,1-12, nel quale Gesù annunzia di portare il perdono di Dio stesso. La gente, all’annunzio che Gesù perdona il paralitico, esclama: «Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?» (Mc 2,7). Accusano così Gesù di bestemmiare, cioè di mettersi al posto di Dio. Noi abbiamo perduto scioccamente il senso della gravità del peccato e alle nostre orecchie suona strano che esso possa essere rimesso unicamente da Dio: ma in realtà è veramente così, poiché una volta che il male è stato fatto, esso continua la sua corsa, fino a che Dio, rinnovando il mondo con la resurrezione del Figlio e con il suo perdono, non lo annienta. Gesù, per provare che il perdono di Dio si manifesta in Lui proprio perché Egli è la presenza stessa di Dio nella storia degli uomini, dopo aver donato il perdono chiede al paralitico di cominciare a camminare e così avviene.
A sinistra dell’affresco del paralitico, si vede un piccolo frammento di un altro riquadro del quale è rimasta parte dell’iscrizione con i nomi degli apostoli Giovanni e Giacomo. Siamo in presenza degli affreschi della navata destra che comprendevano un intero ciclo cristologico.




































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