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Joseph Ratzinger 24 gennaio 2003
Per Rabbì Levi il terzo giorno ha una virtù particolare, è benedetto a causa del dono della Torah (Es. 19,16). A Ninive, come nella nostra vita, si rinnova il dono della Torah, la Parola incarnata nella misericordia apparsa in Cristo. Egli, come Giona lo fu per quelli di Ninive, è fratello di ciascuno di noi, ha condiviso il destino di morte che l'uomo si è attirato peccando. Tre giorni, il riposo del Signore nel sepolcro dell'umanità, della nostra vita, il tempo favorevole per lasciarci raggiungere dal Suo amore e farci trascinare con Lui nel passaggio dalla morte alla vita. Solo Lui può annunciarci la Verità con la Parola che il nostro cuore può comprendere e accogliere. E' Lui l'unico segno offerto ad una generazione malvagia, l'unico che può salvarla. Lui attraverso la sua Chiesa, madre e maestra dell'umanità.
Indossiamo allora il sacco e ricopriamoci di cenere, i segni della debolezza e della caducità bisognosa che tutti ci accomuna; disponiamoci al digiuno e alla preghiera, i segni della Grazia che prende vita nelle nostre esistenze, che si fa fiduciosa risposta all'amore di Dio. Inginocchiati in questa quaresima, in attesa della mano del Signore tesa a salvarci, della sua Parola di vita. Un Segno per convertirci.
Dio si impietosì. Il Card. Ratzinger sulla predicazione del profeta Giona nella città di Ninive
« Non gli sarà dato nessun segno fuorché il segno di Giona »
“Questa generazione cerca un segno”. Anche noi aspettiamo la dimostrazione, il segno del successo, tanto nella storia universale quanto nella nostra vita personale. Pertanto ci chiediamo se il cristianesimo abbia trasformato il mondo, se abbia dato quel segno del pane e della sicurezza di cui parlava il diavolo nel deserto (Mt 4,3s). Secondo l’argomentazione di Karl Marx, il cristianesimo ha disposto di un tempo sufficiente per dimostrare i suoi principi, per provare il suo successo, per dimostrare che ha creato il paradiso terrestre; seondo Marx, dopo tanto tempo, sarebbe ormai necessario appoggiarsi su altri principi.
Questa argomentazione non manca di impressionare numerosi cristiani, e molti ritengono che sia per lo meno necessario inventare un cristianesimo molto differente, un cristianesimo che rinunci al lusso dell’interiorità, della vita spirituale. Ma proprio in questo modo, impediscono la vera trasformazione del mondo, che si origina in un cuore nuovo, un cuore vigilante, un cuore aperto alla verità e all’amore, un cuore liberato e libero.
Alla radice di tale richiesta sviata di un segno, c’è l’egoismo, la mancanza di purezzza di un cuore che non aspetta nulla di Dio se non il successo personale e un aiuto per affermare l’assoluto dell’io. Tale forma di religiosità è rifiuto fondamentale di conversione. Eppure, quante volte anche noi dipendiamo dal segno del successo! Quante volte chiediamo il segno e rifiutiamo la conversione!
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