Lunedì della V settimana di Quaresima


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Se gli occhi dello spirito sono colpiti dalla nuova luce,
che da Dio promana,
l'incomprensibile opera della sua incarnazione
rende possibile che Dio divenga visibile per l'uomo nel mistero sacramentale.
Questo sguardo che Dio permette,
provoca nell'uomo uno strappo ed estasi;
la visione conduce, grazie all'amore,
al mondo invisibile della fede:
l'uomo della terra viene portato in cielo.

Paul J. Cordes


GV 8,12-20

In quel tempo, Gesù parlò [ai farisei] e disse: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».
Gli dissero allora i farisei: «Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera». Gesù rispose loro: «Anche se io do testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove sono venuto e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado. Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno. E anche se io giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato. E nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera. Sono io che do testimonianza di me stesso, e anche il Padre, che mi ha mandato, dà testimonianza di me».
Gli dissero allora: «Dov’è tuo padre?». Rispose Gesù: «Voi non conoscete né me né il Padre mio; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio».
Gesù pronunziò queste parole nel luogo del tesoro, mentre insegnava nel tempio. E nessuno lo arrestò, perché non era ancora venuta la sua ora.


IL COMMENTO


Giudicare secondo la carne è come camminare nelle tenebre. Pur avendo occhi non si vede. La carne spegne la luce e impedisce il discernimento. I fatti della vita, le persone, divengono fantasie irreali. E' paradossale, ma è così. Ciò che è naturale diviene apparenza, perchè mostri la sua autenticità deve essere intercettato da uno sguardo soprannaturale. Per questo i giudizi sprigionati da menti e cuori carnali sono sempre destinati alla smentita della storia. Perchè la carne non coglie ciò che si cela oltre l'apparenza e stringe gli occhi, la mente ed il cuore nei suoi stessi angusti confini.

Esattamente come i farisei anche noi cadiamo nella stessa trappola; come guardiamo e giudichiamo nostra moglie, nostro marito, i figli, i colleghi, la suocera, noi stessi? Superficialmente, schiacciati sulla carne, proprio quelle che ci sembrano le prove più evidenti a sostegno dei nostri giudizi sono quelle che ci tedono le trappole più subdole. Siamo tutti malati di scientismo, di quello più becero, perchè non tiene conto che dietro e dentro le stesse formule matematiche si cela una mente ed un cuore infinitamente più grandi. "Questa concezione filosofica si rifiuta di ammettere come valide forme di conoscenza diverse da quelle che sono proprie delle scienze positive, relegando nei confini della mera immaginazione sia la conoscenza religiosa e la teologia, sia il sapere etico ed estetico" (Giovanni Paolo II, Parole sull’uomo). In ogni evento e persona vi è un'estetica che svela l'inconfondibile mano dell'Autore della vita e della storia. Una luce che scaturisce dal fondo della realtà e giunge ad illuminare chiunque vi è coinvolto, chiunque la guardi e tenti di discernere per poi agire. E' l'estetica della luce pasquale, la luce di Cristo. Come nell'arte iconografica orientale, il punto di fuga prospettico è in chi guarda l'opera e, attraverso gli occhi, esso giunge sino al cuore. L'icona ortodossa infatti è "una finestra è una finestra in quanto attraverso ad essa si diffonde il dominio della luce, e allora la stessa finestra che ci dà luce è luce…” (P. Florenskij. Le porte regali). Così la realtà che si pone davanti a noi come un'icona, diviene un annuncio kerygmatico, una Buona Notizia, un Vangelo che si realizza nello stesso momento in cui è guardato compiendosi in chi ne è coinvolto attraverso la vista. La realtà che cogliamo attraverso i sensi sprigiona la luce pasquale, quella luce che è sul volto di Cristo risorto, quella luce che promana dalle su piaghe gloriose. La moglie con le sue le debolezze e le asperità del carattere, il marito con i suoi silenzi e le sue dimenticanze, i figli con le loro contraddizioni e ribellioni, il rapporto tra fidanzati con la sua precarietà, l'amicizia con le difficoltà di comprensione, il lavoro, il condominio, i parenti, la vecchiaia, la malattia, tutto è ferito dal peccato che segna la carne. Ma proprio attraverso le ferite della carne giunge a noi la luce della Pasqua, come attraverso i sacramenti la salvezza concreta e reale di Cristo, la sua morte e resurrezione, si realizza nel presente di chi li riceve.

Ogni evento ed ogni persona sono dunque come un'icona, come un sacramento che ci consegnano la luce di Cristo risorto. Nel prefazio di Natale la Chiesa prega: "Nel mistero del Verbo incarnato è apparsa agli occhi della nostra mente la luce nuova del suo fulgore, perché conoscendo Dio visibilmente, per mezzo suo siamo rapiti dall'amore delle cose invisibili". Se Dio si è fatto carne significa che in ogni carne è presente un frammento del Cielo disceso sulla terra. "Con il secondo articolo del ‘Credo’ siamo davanti all’autentico scandalo del cristianesimo. Esso è costituito dalla confessione che l’uomo-Gesú, un individuo giustiziato verso l’anno 30 in Palestina, sia il ‘Cristo’ (l’unto, l’eletto) di Dio, anzi addirittura il Figlio stesso di Dio, quindi centro focale, il fulcro determinante dell’intera storia umana…Ci è davvero lecito aggrapparci al fragile stelo d’un singolo evento storico? Possiamo correre il rischio di affidare l’intera nostra esistenza, anzi, l’intera storia, a questo filo di paglia d’un qualsiasi avvenimento, galleggiante nello sconfinato oceano della vicenda cosmica?" (J. Ratzinger, Introduzione al cristianesimo). Correre il rischio di affidare la nostra intera esistenza a Cristo, in questo si gioca la nostra salvezza, e con essa la gioia e la pace. Il Mistero Pasquale è il criterio, perchè in esso è fondata la storia umana, in esso si muove la storia di ciascuno di noi, di chi amiamo e anche di chi non riusciamo ad accettare. Alla luce pasquale riconosciamo il cammino di Cristo, lo possiamo ripercorrere sino a giungere al "luogo" da dove Egli è venuto e dove va, il seno eterno del Padre della Vita; e così possiamo anche cogliere l'origine e la meta della nostra vita in Lui, come di quella di ogni nostro prossimo, e della storia che tutti ci accomuna.

"Dov'è tuo Padre?". E' la domanda che risuona in noi all'incedere della storia, con il fluire di volti e avvenimenti che ci coinvolgono. La fede, il dono celeste che apre il cuore e la mente a guardare oltre la carne, ci conduce ad incontrare la luce di Cristo, la Parola definitiva sulla vita e sulla morte. Nella storia che viviamo il Padre rende testimonianza a suo Figlio, autentica la sua identità illuminando con il potere sulla morte ogni istante ed ogni persona. Cristo è risorto, la sua luce rischiara le tenebre del peccato e dell'ineluttabilità della carne. Il dialogo serrato del Vangelo di oggi è immagine del combattimento cui siamo chiamati ogni giorno. La Croce che si affaccia al nostro sguardo, la carne ferita dal peccato, la creazione con la sua fragilità, la creatura con la sua debolezza possono essere occasione di scandalo, lo scandalo scientista, o la porta attraverso la quale gustare dell'amore e del perdono di Dio, l'opera meravigliosa fatta carne in Cristo. Attraverso questa luce tutto diventa occasione per un sapere nuovo, estetico ed etico, che seduce il cuore e si realizza in una vita salvata e trasfigurata, una vita che risplende d'amore.

Così, proprio quel difetto dell'altro scoperto e denunciato è guardato come uno scrigno che nasconde qualcosa di impensabile e che muove, misteriosamente, chi ci è accanto. Quella parola ascoltata sorge da una storia che forse neanche immaginiamo. Per conoscere davvero occorre la Luce di Cristo, la sua Pasqua luminosa che svela la vita oltre la morte, il volto eternamente amorevole del Padre. In Lui tutto acquista dimensioni diverse e i parametri si dilatano all'infinito. Chi segue Crisio ha la Luce della vita, si sciolgono le catene della carne, si assapora la libertà. Quella capace di amare e guardare tutto con gli stessi occhi di Gesù. La carne non è rigettata ma ttrasfigurata in un'estasi tremendamente reale di pazienza e misericordia.



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