Sabato della XXXII settimana del Tempo Ordinario. Approfondimenti


Sulla Via crucis di Gesù c’è anche Maria, sua Madre. 
Durante la sua vita pubblica dovette farsi da parte, 
per lasciare spazio alla nascita della nuova famiglia di Gesù, 
la famiglia dei suoi discepoli. 
Adesso si vede che ella, 
non soltanto nel corpo, ma nel cuore, 
è la Madre di Gesù. 
Ancora prima di averlo concepito nel corpo, 
grazie alla sua obbedienza, lo aveva concepito nel cuore.
Così si sarà ricordata delle parole pronunciate dai profeti, 
parole come queste: "Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; 
era come agnello condotto al macello". 
Ora tutto questo diventa realtà. 
Nel suo cuore avrà sempre custodito la parola 
che l’angelo le aveva detto quando tutto cominciò: 
"Non temere, Maria". 
I discepoli sono fuggiti, ella non fugge.
 Ella sta lì, con il coraggio della madre, 
con la fedeltà della madre, 
con la bontà della madre, 
e con la sua fede, che resiste nell’oscurità: 
"E beata colei che ha creduto". 
"Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?.
 Sì, in questo momento Egli lo sa: troverà la fede. 
Questa, in quell’ora, è la sua grande consolazione.

Benedetto XVI
















Isacco di Siria (VII secolo), monaco nella regione di Mossul, santo delle Chiese ortodosse 
Discorsi ascetici, I serie, § 21


«Pregare sempre senza scoraggiarsi»


Beato l'uomo che riconosce la sua debolezza. Poiché  questa conoscenza è in lui fondamento, radice, principio di ogni atto buono... Quando un uomo sa di aver bisogno dell'aiuto di Dio, prega molto. E più prega, più il suo cuore è diventa umile... Con questa comprensione, conserva la preghiera  è  come un tesoro nella sua anima. E la sua gioia è così grande che la sua preghiera diventa azione di grazie... Guidato da questa conoscenza egli contempla la grazia di Dio, Gli parla, Lo loda e Lo glorifica, Gli dice la sua gratitudine col cuore colmo di meraviglia.
Chi è giunto veramente, non per immaginazione, a portare questi segni e a vivere questa esperienza, sa ciò che dico e nulla potrà contrastarlo. Che non desideri più la vanità, che perseveri nella via di Dio con la preghiera continua, nel timore di perdere l'abbondanza dell'aiuto divino!
Questi favori sono dati all'uomo dal momento in cui riconosce la propria debolezza. Desiderando intensamente l'aiuto di Dio, si avvicina a Dio restando in preghiera. E quanto più s'avvicina a Dio per sua volontà, tanto più Dio si avvicina a lui attraverso i suoi doni e non lo priva della sua grazia, per via della sua grande umiltà. Poiché un tale uomo è come la vedova che non smette d'importunare il giudice perché le renda giustizia nei confronti del suo avversario. Dio pietoso tarda a concedere le sue grazie perché l'uomo in questa attesa sia spinto ad avvicinarsi a Lui, a restare vicino a Colui dal quale viene il suo bene, di cui ha tanto bisogno.





Giovanni Paolo II. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?
Omelia, Firenze - Domenica, 19 ottobre 1986



“Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Lc 18, 8). La Chiesa ci invita a rileggere e meditare queste parole nell’odierna domenica, che - come è noto - è anche la “Giornata missionaria mondiale”. Le parole pronunziate da Cristo in questa sua domanda, contengono una specie di sfida alla Chiesa di tutti i tempi. E questa sfida ha un carattere missionario. Se il Figlio dell’uomo alla sua venuta definitiva deve trovare “la fede sulla terra”, è necessario che tutta la Chiesa sia costantemente missionaria (“in statu missionis”), così come è stato sottolineato dal Concilio Vaticano II. La Chiesa è missionaria, quando accoglie con fede, con speranza e con carità, la parola di Dio: questa Parola che è “viva, efficace, e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore” (Eb 4, 12). La Chiesa vive nella luce di questa Parola. Vive e si rinnova nella sua potenza. La potenza della parola di Dio si fonda sulla Verità, sulla Verità definitiva, perché è anche la prima. Sulla Verità assoluta, cioè tale per cui in essa “si risolvono” tutte le verità che ne derivano, le verità umane. Sulla verità perciò, assolutamente semplice e limpida, che è accessibile ai “piccoli”, che si rivela a tutti gli uomini “puri di cuore” e di buona volontà, come Gesù ci ha insegnato nel suo Vangelo. La potenza della parola di Dio è nella verità ed è nella missione! Dio non tiene nascosta questa verità nell’intimo della sua Divinità. Benché elevata al di sopra degli intelletti e dei cuori, essa è la verità salvifica, è la buona novella. Dio giunge con essa fino alla creazione. Giunge fino all’uomo. Dio affida questa verità salvifica al Figlio e allo Spirito, che sono della stessa sostanza del Padre, e da lui mandati. La Chiesa permane “in statu missionis” incontrandosi incessantemente con questa divina messaggera cioè la Verità e con la missione del Figlio nello Spirito Santo da parte del Padre.




Benedetto XVI. La Vedova importuna. 
Omelia  del 17 ottobre 2010.



La liturgia di questa domenica ci offre un insegnamento fondamentale: la necessità di pregare sempre, senza stancarsi. Talvolta noi ci stanchiamo di pregare, abbiamo l’impressione che la preghiera non sia tanto utile per la vita, che sia poco efficace. Perciò siamo tentati di dedicarci all’attività, di impiegare tutti i mezzi umani per raggiungere i nostri scopi, e non ricorriamo a Dio. Gesù invece afferma che bisogna pregare sempre, e lo fa mediante una specifica parabola (cfr Lc 18,1-8).


Questa parla di un giudice che non teme Dio e non ha riguardo per nessuno, un giudice che non ha atteggiamento positivo, ma cerca solo il proprio interesse. Non ha timore del giudizio di Dio e non ha rispetto per il prossimo. L’altro personaggio è una vedova, una persona in una situazione di debolezza. Nella Bibbia, la vedova e l’orfano sono le categorie più bisognose, perché indifese e senza mezzi. La vedova va dal giudice e gli chiede giustizia. Le sue possibilità di essere ascoltata sono quasi nulle, perché il giudice la disprezza ed ella non può fare nessuna pressione su di lui. Non può nemmeno appellarsi a principi religiosi, poiché il giudice non teme Dio. Perciò questa vedova sembra priva di ogni possibilità. Ma lei insiste, chiede senza stancarsi, è importuna, e così alla fine riesce ad ottenere dal giudice il risultato. A questo punto Gesù fa una riflessione, usando l’argomento a fortiori: se un giudice disonesto alla fine si lascia convincere dalla preghiera di una vedova, quanto più Dio, che è buono, esaudirà chi lo prega. Dio infatti è la generosità in persona, è misericordioso, e quindi è sempre disposto ad ascoltare le preghiere. Pertanto, non dobbiamo mai disperare, ma insistere sempre nella preghiera.


La conclusione del brano evangelico parla della fede: «Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (Lc 18,8). E’ una domanda che vuole suscitare un aumento di fede da parte nostra. E’ chiaro infatti che la preghiera dev’essere espressione di fede, altrimenti non è vera preghiera. Se uno non crede nella bontà di Dio, non può pregare in modo veramente adeguato. La fede è essenziale come base dell’atteggiamento della preghiera.










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