Alessandro Conti Puorger. Il comandamento del Sabato - attesa di un compimento


Lo Shabbath nell’ebraismo

Questi pensieri sono a proseguono di quanto trattato in “Il fine settimana,
dono d’anticipo d’Eternità”  www.bibbiaweb.net/lett114s.htm inserito nella
rubrica “Ricerche di Verità” www.bibbiaweb.net/verita.htm .
La Bibbia nel Decalogo presentato in due forme con lievissime differenze recita:
- Esodo 20,8-11 "Ricordati del giorno di Sabato per santificarlo: sei giorni
faticherai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il Sabato in onore del
Signore, tuo Dio: tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia,
né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che
dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e
il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo. Perciò il
Signore ha benedetto il giorno di Sabato e lo ha dichiarato sacro."
- Deuteronomio 5,12-15 “Osserva il giorno di sabato per santificarlo, come
il Signore Dio tuo ti ha comandato. Sei giorni faticherai e farai ogni lavoro,
ma il settimo giorno è il sabato per il Signore tuo Dio: non fare lavoro alcuno
né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo
bue, né il tuo asino, né alcuna delle tue bestie, né il forestiero, che sta entro
le tue porte, perché il tuo schiavo e la tua schiava si riposino come te.
Ricordati che sei stato schiavo nel paese d'Egitto e che il Signore tuo Dio ti
ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore tuo
Dio ti ordina di osservare il giorno di sabato.”
Per la tradizione ebraica, questo è il 4° comandamento:
1 Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto…
2 non avrai altri dèi di fronte a me; Non ti farai idolo né immagine alcuna…
3 Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio...
4 Ricordati del giorno di sabato per santificarlo:...
5 Onora tuo padre e tua madre...
6 Non uccidere.
7 Non commettere adulterio.
8 Non rubare.
9 Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
10 Non desiderare la casa … la moglie …né alcuna cosa del tuo prossimo.
Per la tradizione cattolica e luterana quello del “santificare la festa” è il 3°, perché il
1° e il 2° comandamento sono stati uniti e il 10° è stato diviso nel 9° riguardante il
non desiderare la moglie del prossimo e nel 10° nel non desiderare le sue
proprietà.
In Esodo è esaltato in particolar modo l’evento “creazione” nei 7 giorni che
connette alla istituzione poi del sabato, mentre il Deuteronomio lo collega
palesemente alla liberazione dalla schiavitù dall’Egitto e, pur se non la cita, alla
Pasqua.
In Genesi 1 e 2 Dio, all’atto della creazione, dichiara:
- buone tutte le cose create;
- "molto buono” l’uomo:
- il Sabato viene da lui benedetto e dichiarato sacro.
Sabato, in ebraico Shabbàth, significa cessò, perché Dio si fermò, "cessò da
ogni suo lavoro" (Genesi 1,2).
Israele quindi ha accolto questo dono d’un giorno di riposo, di pace e di
santificazione, in ricordo perenne dell’opera della Creazione ed alla liberazione
della schiavitù d’Egitto e ne ha fatto una festa religiosa e familiare.


I saggi d’Israele dicevano: “Il mondo non sarebbe completo se i sei giorni
non fossero coronati dalla creazione del Sabato”; con ciò s’ammette che
quel cessare da parte di Dio fu relativo solo alla parte fisica.
Rabbi Geniba diceva che ciò “si può paragonare a un re che prepara una
camera nuziale, la pittura, l’adorna e l’illumina. Che manca alla camera nuziale?
La sposa che vi entri. Alla stessa maniera che mancava all’Universo? Il Sabato
che è come una sposa.”
E’ raccontato che Rabbi Janai alla vigilia del Sabato vestiva gli abiti migliori e
rivolgendosi al Sabato diceva: “Vieni o Promessa!”
Rabbi Chanina, faceva come il compagno Geniba e diceva agli amici: “Usciamo
a dare il benvenuto alla Regina.”
Con ciò i saggi concludono: “Posto che il Sabato e la comunità d’Israele sono la
sposa e Dio lo sposo, preghiamo. Concedici di essere come la tua sposa e che
la tua sposa trovi in te la pace.”
I venerdì, nelle case ebree si prepara per il Sabato, “signore e re di tutti gli altri
giorni”, si adornano e si preparano i cibi, i vestiti e quanto necessario per
ricevere il Sabato con l’onore .
Lo  Shabbàth  inizia la sera del venerdì con la preghiera nelle sinagoghe del
padre di famiglia e dei figli maggiori, mentre nelle case la madre di famiglia, con
i più piccoli, presiede alla liturgia domestica accendendo, prima del tramonto, le
due candele, segno dei due aspetti del Sabato.
Una rappresenta il "ricorda" e l’altra "osserva" i precetti di santificarlo.
La madre di famiglia, o in assenza la figlia più grande,  20 minuti prima del
tramonto nella stanza per il pranzo accende le candele e, coprendosi gli occhi
con le mani, dice: "Benedetto sii tu, Signore Dio nostro, re dell’universo che ci
hai santificati con i tuoi precetti e ci hai comandato di accendere i lumi del
Sabato".
Il padre di famiglia, di ritorno dalla Sinagoga, davanti alla tavola imbandita,
contempla le candele accese per qualche istante per sentire la luce del sabato,
alza il calice col vino e recita la preghiera di benedizione a Dio per  il frutto
della vite, per la santificazione di Israele mediante i precetti, per il dono del
Sabato, memoria della Creazione e dell’uscita dall’Egitto.
Segue la benedizione sul pane.
La santificazione sul vino detta Kiddush fu introdotta nelle case come simbolo di
gioia e di allegria nei Sabati e in tutte le festività perché "Il vino rallegra il cuore
dell’uomo"  (Salmo 104,15) e fa presente la venuta del Messia  (Ved.”Il vino nella
Bibbia: causa d’incesti e segno del Messia” www.edicolaweb.net/lett024a.htm )
Il Sabato è consacrato all’incontro con Dio, alla preghiera, allo studio della
Torah, alla famiglia, alle riunioni con i parenti ed a visite agli ammalati.
L’uomo è chiamato a rinunciare alla sue attività, per occuparsi nel sabato di sé
stesso, per vivere in maniera intensa la vita nel suo rapporto con Dio con la
famiglia, onde i rapporti coniugali rientrano nella norma sabbatica.
L'osservanza infine comporta di soddisfare due precetti:
- le azioni da fare per sottolineare la santità della giornata, il qiddùsh, i pasti
festivi, la lettura del brano settimanale del Pentateuco, l'accensione della
lampada sabbatica.
- la proibizione di opere creative, ossia delle 39 melaka di cui poi parlerò.
Al termine il giorno del Sabato è salutato con nostalgia, quasi per trattenerlo, ed
il rito del suo saluto esprime la speranza del prossimo ritorno in quanto la vita
dell’ebreo osservante è un pellegrinaggio che, di Sabato in Sabato, conduce
verso il riposo eterno perfetto nel Dio d’Israele.

Per sottolineare l'importanza che ha il sabato nell'ebraismo, i saggi d’Israele
insegnano che “è la quintessenza del mondo a venire" e che il Messia arriverà
se si verificherà la perfetta osservanza di due shabbàth sconsecutivi.


Il comandamento del sabato alla luce del Vangelo 

l Concilio Vaticano II ha obiettivamente riconosciuto che il rapporto del
cristianesimo con l'ebraismo è essenziale, infatti, non si perviene ad una piena
comprensione del cristianesimo senza avvicinare l'ebraismo che gli è
storicamente anteriore.
“Gesù era ebreo ed è sempre rimasto tale.” (Catechismo Chiesa Cattolica 1992, n 423)
Era ebreo per nascita, per cultura, per fede, per la sua adesione alle Sacre
Scritture ebraiche, a prescrizioni, riti, feste, insomma a quella tradizione.
Inserisce però un quid che pare novità, ma che sostiene compimento dell’Antica
Alleanza e pare una critica a stereotipi consolidatisi poi nell’ebraismo postumo.
La metto così, perché di fatto, molti dell’ebraismo coevo nei primi 30 anni dalla
sua morte credettero in Lui e su quanto veniva detto di Lui come risulta poi dal
così detto Nuovo Testamento la cui redazione fu un fatto compiuto alla fine del I
sec. d. C., onde evidentemente v’erano solidi addentellati alla fede preesistente.
Da quel momento le vie si divaricarono perché:
-  i cristiani presero sempre più coscienza della “novità” e delle conseguenze
della ritenuta venuta di Cristo;
- gli stessi  ebrei residuali produssero anche loro  una progressiva rottura col
giudaismo antico instaurando un giudaismo rabbinico che esaltava una Torah
orale che poi sfociò nel Talmud.
In effetti ciò stava iniziando già ai tempi di Gesù e cenni sui Farisei e sui loro
insegnamenti sono le avvisaglie di un cambiamento; i maestri ebrei stavano
intraprendendo una revisione interpretativa del Pentateuco alla luce della così
detta Torah orale  di cui ho accennato in “Il cristianesimo di fronte ad una
Bibbia segreta” www.edicolaweb.net/lett016s.htm .
Ciò portò alla stesura della Mishna e del Talmud babilonese e gerosolimitano
nonché ai  midrashim, racconti, basati sul testo biblico, aventi il compito di
trasmettere elaborati i significati della Torah, un po’ a modo di parabola.
Per comprendersi non basta perciò che i cristiani cerchino di capire l’ebraismo,
ma debbono anche tentare di entrare in quegli scritti successivi alla Tenak e
questa, per tornare ad una base comune, se possibile è da scrutare in ebraico,
mentre dall’altra parte è da prendere atto con attenzione del così detto Nuovo
Testamento e della Patristica cristiana.
Cio premesso, i Vangeli, in varie occasioni, parlano del Sabato e di Gesù che
spesso opera anche in quel giorno, con reazione da parte di osservanti della
forma; di ciò ho parlato diffusamente nel mio già citato precedente articolo sul
Sabato, “Il fine settimana, dono d’anticipo d’Eternità”.
C’è un canto che ho sentito spesso nelle liturgie in Chiesa; è un canto del
Cammino Neocatecumenale, movimento che ha un particolare orecchio aperto
verso l’ebraismo che aiuta a comprendere la festa del riposo.
Questo canto di cui riporto le parole si sviluppa in due terzine con ripetizione di
un ritornello.
Chi custodisce la mia parola non gusterà la morte mai.
Tu sei l’unico l’unico con allegria. Chi è come il Signore?
Corona di salvezza. Memoriale di allegria.
Giorno di riposo e di santità hai dato al tuo popolo. (Ritornello 2 volte)

C’è in questa 1° terzina una sintesi teologica sulla questione tra Sabato e la
Pasqua del Signore e di divaricazione con l’ebraismo.
Il primo gruppo di versetti trova una completa concordanza con la fede dei
“nostri fratelli maggiori”:
- “Chi custodisce la Sua parola non gusterà la morte mai”…idea che è
certamente condivisa anche dall’ebraismo.
- Tu sei l’Unico e  “Lodino il suo nome con danze, con timpani e cetre gli
cantino inni.” (Salmo 149,3)
- “Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del
Signore: di generazione in generazione, lo celebrerete come un rito
perenne. Per sette giorni voi mangerete azzimi.” (Esodo 12,14s)
- il ritornello poi incalza, “C’è un giorno di riposo e di santità” ove è evidente
l’ispirazione dal versetto  Esodo 35,2a:  “Per sei giorni si lavorerà, ma il
settimo sarà per voi un giorno santo, un giorno di riposo assoluto, sacro
al Signore.”  Un giorno santo di riposo per il Signore. Questo è il  qadosh
 e la parola ק ד ש  ש ב ת  ש ב ת ו ן  ל י ה ו ה shabbat shabbaton leIHWH
Shabbaton richiama una festa importante come dire “riposo, riposo grande”,
quindi assoluto.
- Viene comunque proposta una sintesi accettabile per tutti  il riposo
settimanale a memoria della settimana del riposo e di festa della Pasqua.
La seconda terzina propone l’evento del sacrificio di Isacco che in ebraico
significa “ha riso”, quindi “si rallegrò”, col sacrificio del Servo di IHWH.
Suggerisce che fu  una salvezza una liberazione una Pasqua per Abramo ed
Isacco, il figlio gli fu ridato come risuscitato, nato di nuovo!
Abramo vide questo giorno e in Isacco si rallegrò.
Giacobbe e i suoi figli in esso riposarono.
Giacobbe e i suoi figli in esso riposarono.
Giorno di riposo e di santità hai dato al tuo popolo. (Ritornello 2 volte)
Nel Vangelo di Giovanni 8,56 Gesù dice “Abramo, vostro padre, esultò nella
speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò”; sostiene, quindi,
che Abramo “intravide” attraverso quella liberazione la venuta di Cristo.
Quello della risurrezione è “il suo giorno” che intravide.
Ecco che viene come a suggerire che fu come se fosse “Domenica”.
La Lettera agli Ebrei 11,17-19 scritta ai tempi in cui cristianesimo ed ebraismo
erano vicini, forse nel 67 d. C., precisa evidentemente un’idea che era comune
anche almeno con alcuni di loro “Per fede Abramo, messo alla prova, offrì
Isacco e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unico figlio,
del quale era stato detto: In Isacco avrai una discendenza che porterà il tuo
nome. Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti:
per questo lo riebbe e fu come un simbolo.”
Era cioè questo evento portato dalla tradizione a profezia di Cristo Risorto

L’immagine di cui sopra rappresenta quel episodio e si trova a Roma, nel cubicolo della Velata
nelle Catacombe di Priscilla del II sec. nella volta sopra tale dipinto, assieme ad altri episodi
dell'Antico Testamento, il salvataggio dei tre giovani ebrei dal fuoco, e quello di Giona dal
mostro, segni tutti di Risurrezione.
Ecco che avviene questa sintesi: riposo, sabato, Pasqua, liberazione,
risurrezione di Cristo, domenica, riposo.
I primi cristiani erano di origine ebraica, usavano la settimana ebraica, e
onoravano il sabato e ci fu un graduale allontanamento.
Nella lettera ai Colossesi 2,16-17, siamo nel 62 d. C., l’apostolo Paolo afferma:
“Nessuno dunque vi condanni più in fatto di cibo o di bevanda, o riguardo a
feste, a noviluni e a sabati: tutte cose queste che sono ombra delle future; ma
la realtà invece è Cristo!”
Realizzato che il giorno nel quale Cristo è risorto secondo i vangeli è avvenuto
in un giorno successivo al sabato questo divenne il giorno sacro, il dies Solis
che divenne dies Domini.
L'usanza di considerare il sabato come giorno santo di riposo, tipica degli ebrei,
se applicato da cristiani era detta Sabbatarianismo o Sabatismo.
Vi erano i sabbatariani provenienti dall’ebraismo che credevano che il sabato
era il giorno ove l'uomo, come ritenevano avesse fatto Dio, doveva
rigorosamente astenersi da qualsiasi lavoro manuale, e i semisabbatariani che
pensavano che ciò si poteva svolgere anche il giorno di domenica.
(Ved. “Il cristianesimo di fronte ad una Bibbia segreta” www.edicolaweb.net/lett016s.htm in
particolare il § “La Chiesa di Gerusalemme e la Grande Chiesa”)
Nel IV secolo, dopo la vittoria sul paganesimo, si ebbe un riordinamento della
chiesa e a Nicea nel Concilio del 325 d.C. si riunirono 318 vescovi, di cui 18
della Palestina, tutti di ceppo gentile e di città costiere, e questo divario senza
dialogo con la chiesa giudeo-cristiana si allargò sempre di più.
In tale occasione fu rinnovata la decisione di celebrare la Pasqua di Domenica,
ma le usanze giudee furono definitivamente proibite nel Sinodo di Antiochia (341
d.C) decretando che il sabato non si riposa e non si partecipa ai digiuni dei
giudei né ai riti in sinagoga pena la scomunica per i disobbedienti.
Un Sinodo di Laodicea del 384 ordinò ai fedeli, pena la scomunica per i
dissidenti, di santificare la domenica come giorno di riposo.
L'abitudine però non scomparve e rimase nella Chiesa celtica irlandese del VI
secolo, dove furono riconosciuti come festività da santificare sia il sabato sia la
domenica, e nella Chiesa copta d'Etiopia, che tuttora santifica il sabato.

L’art. 2173 il Catechismo precisa: “Il Vangelo riferisce numerose occasioni nelle
quali Gesù viene accusato di violare la legge del sabato. Ma Gesù non viola
mai la santità di tale giorno. Egli con autorità ne dà l'interpretazione autentica: Il
sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato (Marco 2,27). Nella
sua bontà, Cristo ritiene lecito in giorno di sabato fare il bene anziché il male,
salvare una vita anziché toglierla. Il sabato è il giorno del Signore delle
misericordie e dell'onore di Dio.  Il Figlio dell'uomo è signore anche del
sabato (Marco 2,28).”
La Chiesa per l’avvenuto evento della Risurrezione conferma il Catechismo
(1166-7) celebra e santifica ormai come accennato fin dai primo tempi
settimanalmente l’evento della Pasqua cioè  il Giorno del Signore: “Questo è il
giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo in esso”. (Salmo118,24)
Chiarissimi sono gli enunciati:
- 2174 Gesù è risorto dai morti “il primo giorno della settimana” (Marco 16,2).  In
quanto  primo giorno, il giorno della risurrezione di Cristo richiama la prima

creazione. In quanto  ottavo giorno, che segue il sabato, esso significa la
nuova creazione inaugurata con la risurrezione di Cristo. È diventato, per i
cristiani, il primo di tutti i giorni, la prima di tutte le feste, il giorno del Signore (e
Kyriakè éméra)  “dies domenica”, la “domenica”: “Ci raduniamo tutti insieme nel
giorno del sole, poiché questo è il primo giorno nel quale Dio, trasformate le
tenebre e la materia, creò il mondo; sempre in questo giorno Gesù Cristo,
nostro Salvatore, risuscitò dai morti.” (San Giustino Apologie 1,67)
- 2175 La domenica si distingue nettamente dal sabato al quale, ogni settimana,
cronologicamente succede, e del quale, per i cristiani, sostituisce la rituale
prescrizione. Porta a compimento, nella Pasqua di Cristo, la verità spirituale del
sabato ebraico ed annuncia il riposo eterno dell'uomo in Dio. Infatti, il culto della
Legge preparava il mistero di Cristo, e ciò che vi si compiva prefigurava qualche
aspetto relativo a Cristo. “Coloro che vivevano nell'antico ordine di cose si sono
rivolti alla nuova speranza, non più guardando al sabato, ma vivendo secondo
la domenica, giorno in cui è sorta la nostra vita, per la grazia del Signore e per
la sua morte (S.Ignazio di Antiochia Epistola ad Magnesios 9,1).”
-2176 La celebrazione della domenica attua la prescrizione morale
naturalmente iscritta nel cuore dell'uomo “di rendere a Dio un culto esteriore,
visibile, pubblico e regolare nel ricordo della sua benevolenza universale verso
gli uomini” (S.Tommaso d’Aquino, Summa theologiae II-II122,4). Il culto domenicale è il
compimento del precetto morale dell'Antica Alleanza, di cui riprende il ritmo e lo
spirito celebrando ogni settimana il Creatore e il Redentore del suo popolo.


Sabato per la tradizione  

Spontanea sorge la domanda: che intende la Torah quando dice che nel VII
giorno della creazione Dio si riposò?
Era forse stanco? Eppure i rabbini sostengono che: "il mondo fisico fu creato da
Dio con lo sforzo con cui si pronuncia la lettera Heh, la più facile da
pronunciare." (Bereshit Rabbà 12,2)
Dio si riposò nel senso che smise di creare, cioè smise d'interferire in modo
palese col mondo, e ne viene da ciò l’esempio all'ebreo di cessare da qualsiasi
atto che mostri il dominio dell'uomo sul mondo tramite l'intelligenza e l'abilità,
quindi evitare d’interferire e non dando prova di dominio sulla natura.
Nel sabato è da simulare, per quanto è dato di capire, l’attività propria di Dio,
cioè una “imitatio Dei” prima dell’atto creazione, un giorno di eternità.
Per contro, Dio nel settimo giorno che poi è l’oggi, di fatto interferisce nel
mondo con la storia della salvezza generale e sul singolo.
In effetti, si domanda un midrash (Bereshit Rabbà 10,10, Rashi su Genesi 2,2) se Dio
ha terminato nel settimo giorno come si può dire che ha riposato.
La risposta è: Durante il Sabato (della creazione) ha creato il riposo.
In questo riposo entra la storia della salvezza.
Si può anche dire che nel settimo giorno della creazione Dio sia disceso nel
mondo, in quanto un'accezione del radicale che si ricollega a shabbat è anche
risiedere, perciò durante il settimo giorno (della creazione) Dio fece del mondo la
sua residenza.
Lo Zohar (2,135b)  osserva che il mistero del sabato è l'unità: in questo giorno
Egli creò l'armonia tra Sé e l'universo.
Nel Talmud (Tamid 7,4) l'Era Messianica è chiamata Yom shekullò Shabbat, il
giorno che sarà tutto Shabbat.
"Siederanno ognuno tranquillo sotto la vite e sotto il fico e più nessuno li
spaventerà, poiché la bocca del Signore degli eserciti ha parlato!" dice il
profeta Michea 4,4 e forse questa idea dell'era messianica e del fico destò
l’attenzione di Natanaele quando Gesù gli disse:  "Prima che Filippo ti

chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico"; Gli rispose Natanaele:
"Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!"(Giovanni 1,48b.49)
Dice l'Esodo 25,8: "Essi mi faranno un santuario ed io abiterò in mezzo a
loro"; ora è noto che il santuario materiale è immagine di uno spirituale che il
nuovo Israele deve in ogni generazione ricostruire a Dio fino alla venuta finale
del Messia.
Il Tabernacolo simboleggia l'intera creazione della cui elevazione e
santificazione l'uomo ha responsabilità (Tan'humà, Pekudé 2).
Al cap 31 dell'Esodo il Signore, dopo che disse a Mosè di aver chiamato
Bezaleel per costruire la tenda e gli arredi, ribadì che si devono osservare, in
tutto, i Suoi sabati (Esodo 31,13), onde i rabbini hanno arguito che tutte le attività
che servirono a costruire il santuario sono quelle che nei giorni di sabato
debbono essere sospese. (Tan'humà, Pekudé 2)
Sono state così individuate 39 attività o  melakhòt proibite, che servirono per
costruire il Tabernacolo, immagine della creazione:
“Trasportare, Arare, Intrecciare, Bruciare, Piantare, Ordire, Spegnere, Mietere,
Tessere, Completare, Fare covoni, Sfilare, Scrivere, Trebbiare, Costruire,
Cancellare, Spulare, Demolire, Tendere trappole, Selezionare, Cuocere,
Lavare, Setacciare, Tosare, Cucire, Macinare, Macellare, Strappare, Impastare,
Scuoiare, Annodare, Pettinare, Conciare, Disfare un nodo, Filare, Levigare,
Tracciare segni, Tingere, Modellare”.
Effettivamente il rispettare il sabato senza tali attività sembra duro e complicato.
In teoria un ebreo non potrebbe chiedere se non è malato ad un non ebreo di
compiere nello Shabbat atti per sé che non potrebbe personalmente compiere.
E’ lecito solo chiedere di accendere un fuoco, perché … se si sente freddo è
come se si fosse malati … o per aiutare a compiere una delle 613 mitzvot.
Accade comunque che capita che vengano incaricati dei shabbos goi (in yiddish
“gentile del sabato”), si pensi ad esempio al personale di un albergo.
Nel medioevo  shabbos goi  erano impiegati per scaldare cibi e anche per
suonare alla feste di matrimonio ebraiche se si svolgevano di Shabbat.
Pare che la storia famosa del Golem di Praga avesse come motivazione proprio
l’avere uno shabbos goi per gli usi della comunità.
I rabbini sostengono che rispettare il sabato è come l'amore, se ne può parlare
tutta la vita, ma senza un'esperienza non si potrà capire; infatti, il sabato è un
vincolo d'amore tra Dio e l'uomo e per comprenderlo occorre viverlo.
Sono in definitiva le opere creative che servono a dimostrare il dominio
dell'uomo sulla natura sono proibite.
Non è tanto significativo se l'azione è faticosa, quanto piuttosto se è creativa.
Accendere il fuoco o la luce elettrica dimostra in maniera molto chiara la
potenza creativa dell'uomo; spostare un pesante armadio nella propria casa è
azione faticosa, ma non creativa, quindi la seconda cosa di sabato è permessa
pur se sconsigliata, ma la prima è proibita.
Nonostante il peccato d'Adamo, Dio trovò il modo, grazie all'alleanza, di far
godere all'uomo almeno un giorno alla settimana.
Di ciò sembra trovarsi un accenno già in Genesi 1, quando
-Genesi 1,3 “Dio Disse: Sia la luce! E la luce fu”,
-Genesi 1,4“Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre”;
Di fatto il concetto del versetto 4 di Genesi 1, che sancisce la separazione della
luce e delle tenebre è già insito nel 3, perciò forse al versetto 4 si può dare
anche altra interpretazione.

La luce del versetto 4 non è quella materiale, ma spirituale che Dio separò per
lasciarla nel mondo a venire  ('Olam Habbà) per illuminare i giusti e le tenebre
sono la fioca luce che rimase nel mondo terreno. (Bereshit Rabbà III 6 e Talmud
Chaghigà 12°)
Un pò della luce separata nel primo giorno torna nell'anima dell'ebreo alla vigilia
del sabato per consentirgli di gioire almeno un giorno alla settimana una parte
della beatitudine dell'Olam Habbà, cioè del mondo a venire.
I rabbini evidentemente meditarono su come dovette sentirsi Adamo la sera di
quel venerdì della creazione, quando dopo il peccato, ed aver parlato con Dio
(alla brezza del giorno) il tempo portava alla sera e scendevano le prime tenebre.
Il senso di paura d'essere nudo era tremendo, ma Dio misericordioso pensò al
1° sabato che sarebbe venuto con la luce del giorno successivo, l’attuale
sabato della creazione.
Racconta il Talmud che: "Adamo, finita la festa, rimase al buio, ma Dio gli
concesse l'intelligenza ed egli percosse due pietre e ne scaturì il fuoco la cui
luce rincuorò lo spirito d'Adamo che sentì il bisogno di recitare una benedizione
di ringraziamento." (Pesakhìm 54 a)
L'anima d'Adamo era stata abbuiata dal peccato, ma Dio gli stava regalando un
nuovo spirito per aiutarlo.


La Regina del Sabato

Il sabato è un assaggio del Paradiso.
Dice il profeta Isaia 58,13s:
"Se tratterai il piede dal violare il sabato, dallo sbrigare affari nel giorno a me
sacro, se chiamerai il sabato delizia e venerando il giorno sacro al Signore, se
lo onorerai evitando di metterti in cammino, di sbrigare affari e di contrattare,
allora troverai la delizia nel Signore.
Io ti innalzerò sulle alture della terra, ti farò gustare l'eredità di Giacobbe tuo
padre, poiché la bocca del Signore ha parlato."
All'ebreo che lo santifica è donata un'anima aggiuntiva, che rende possibile la
benedizione, la neshamah yeterah - anima supplementare, per la durata di tutto
il sabato, simbolizzata dalle candele che accende.
Sono queste le luci che indicano che quella luce che fu separata il primo giorno
dal mondo terreno  (Genesi 1,4)  torna all'uomo per fargli godere un piccolo
anticipo del mondo a venire.
Quelle luci si fanno poi concrete danno frutto anche negli altri che le vedono.
Il sabato ebraico dura da venerdì sera a sabato sera e comprende la cena del
venerdì, il pranzo e la cena del sabato.
Va preparato in tutta la settimana ed in particolare il venerdì; c'è, infatti, un
insegnamento rabbinico che dice "Colui che prepara di venerdì, mangerà
durante lo shabbat." ('Avodà Zarà 3a)
Per il Sabato è da avere il cibo più gustoso e dice Rabbì Elazar Chananjà:
"Ricordati del sabato fin dal primo giorno della settimana. Se trovi qualcosa di
buono durante la settimana, riservalo per il sabato." (Mkhiltà Jtrò-Bacodesh 7)
Il venerdì è da fare un pasto leggero per poter poi gustare con piacere ed in
abbondanza i cibi dei tre pasti del sabato.
Si tratta perciò di preparare il sabato predisponendo bene, la casa, la stanza, la
tavola ed i cibi, oltre se stessi ed il proprio spirito, come quando s'attende un
ospite importante e ciascuno mette in ordine la propria stanza per togliere di
mezzo quanto ha usato per lavorare durante la settimana.
I più osservanti fanno la purificazione con un bagno rituale nella miqvà;
comunque, bagno o doccia.

Rabbì Jehuddà bar Elai era solito comportarsi in questo modo: "Si faceva
portare, la vigilia del Sabato, recipienti d'acqua calda, con la quale si lavava
tutto il corpo; si avvolgeva quindi in un lenzuolo pregiato e sembrava così un
angelo del cielo."(Shabbat 25)
Lo Shabbat, infatti, è la regina di tutta la creazione (Shabbat 119a, Baba Kama 32b,
Pesiktà Zutratà, Sefer 'Hasidim 149).
Per il sabato sono da riservare vestiti speciali e migliori.
Rabbì Chaninà alla vigilia del sabato indossava i suoi abiti migliori e diceva:
"Andiamo incontro alla regina del sabato."
Rabbì Jannai vestiva anch'egli gli abiti della festa e diceva: "Vieni o sposa, vieni
o sposa." (Shabbatt 119)
La tavola va preparata con una tovaglia bianca ricamata, con piatti di porcellana
e l'argenteria migliore in onore di tale regina.
Sulla tavola si pongono due 'hallòt”, coperte, lechem mishné vale a dire "il pane
doppio" a ricordo della doppia razione di manna del venerdì; è un pane a forma
di treccia da mangiare nei sabati e nei giorni di festa.
Si prepara il vino ed un calice d'argento per il Kiddush.
La sera del venerdì ci si prepara leggendo, ad es. il Cantico dei Cantici, per
iniziare a saggiare l'amore di Dio per Israele.
Per la tradizione, ogni giorno è “sposato” con un altro, la domenica col lunedì, il
martedì col mercoledì, il giovedì col venerdì … lo shabbat, invece, è tutto solo,
ma il midrash afferma: lo shabbat è sposato con Israele.
Ogni maschio o femmina d’Israele accoglie lo shabbat come sposa.
Il Venerdì sera, infatti, è intonato il canto  Lekhah dodi,  Vieni amato mio
incontro alla sposa, accogliamo il volto dello shabbat.
C’è così una presenza femminile nel testo che diviene concreta nella figura
della regina dello Shabbat: cioè tra il tempo e l’uomo c’è un’alleanza, un
matrimonio e l’altra parte è Dio stesso, padre e sposo .
Facciamo attenzione al momento della creazione; dice la Genesi : Allora Dio nel
settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto … (Genesi 2,2)
Il portare a termine il radicale ebraico è klh ה ל כ , ma anche “sposa” fa parte di
quel radicale, la sposa, infatti, è l’anima gemella che ti completa.
Dio perciò nel settimo giorno porta a termine, completa, quindi sposa il lavoro
che ha fatto.
Per un matrimonio però s’è da essere in due, occorre cioè anche la volontà
dell’altra parte ed allora Dio in questo VII giorno continua a completare la
creazione con la storia di salvezza per raccogliere il “sì” della sposa.
Nel sabato c’è un risvolto concreto e pratico in quanto il comandamento dello
shabbat ricorda il matrimonio, perciò l’uomo deve pensare alla sua donna.
Viceversa moglie e marito è come tornassero a sposarsi.
Debbono riconquistarsi per fare un nuovo percorso assieme nell’amore ed in
pratica procedono come ad un rinnovamento delle promesse matrimoniali.

I mariti ed i fratelli leggono il poema alfabetico che si trova alla fine del libro dei
Proverbi: "Una donna perfetta chi la potrà trovare?" (Proverbi 31,10-31)
(Ved. “Il marito della donna perfetta”, articolo in pdf nella rubrica San Giuseppe”
www.Bibbiaweb.net/giuseppe.htm )
All'arrivo del sabato è l'ora di pregare, o d'andare in Sinagoga se è vicina, ma
non in macchina, altrimenti in casa sono da leggere le preghiere dei rituali.
Rientrando, i familiari sono salutati con Shabbat Shalom!
La liturgia accoglie il sabato come una regina ed è immaginato che il capo
famiglia al rientro sia accompagnato da due angeli, che vengono a verificare se
sono stati fatti tutti i preparativi del sabato.

"Se trova le candele accese e la tavola ben preparata l'angelo buono esclama:
Piaccia al cielo che anche il prossimo sabato sia santificato in questo modo. E
l'angelo cattivo, contro voglia, dice "Amen", ma se non ci sono stati preparativi
l'angelo cattivo dice: Piaccia al cielo che il prossimo sabato sia come questo." E
l'angelo buono, rattristato e a malincuore dice: Amèn." (Shabbat 119)
Viene intonato Shalom 'alekhem e recitato il Kiddush, poi c'è la benedizione ai
figli, quindi è il momento di lavarsi le mani e c'è la benedizione al pane.
E' una vera e propria celebrazione domestica, che è il condimento speciale che
lo shabbat aggiunge al cibo, che è da consumare senza alcuna fretta.
A proposito del sapore particolare dei cibi del sabato nel Bereshit Rabbà, 11 è
raccontato il seguente midrash: "Rabbì preparò un pranzo sabbatico per
l'imperatore Antonino. Gli preparò cibi freddi, ne mangiò e li gradì moltissimo. In
seguito ebbe anche occasione di preparargli un pranzo durante la settimana e
gli offrì cibi caldi. Antonino osservò che quelli che aveva mangiato il sabato
erano più buoni. Rispose Rabbì: Questi mancano di una spezie speciale.
Chiese Antonino: Forse che i magazzini dell'imperatore mancano di qualcosa?
Gli disse Rabbì: Mancano del sabato!"
Il pasto si conclude con canti e con la benedizione  Birkat Hamazon o
benedizione dopo il pasto.
E' questo il momento di restare un pò da soli per chiedersi: sto operando bene?
Sto facendo la volontà di Dio nella mia vita?
In che sto sbagliando e come posso migliorare me stesso?
Dio risponderà e ci si sentirà felici d'essere vivi!


Il saluto alla Regina

Quando il sabato sera il cielo s'oscura (maariv = arrivo della sera)  ed appaiono le
stelle è il momento di recitare come tutti i giorni:
- lo shemàh;
- l'Arvit, preghiera principale della liturgia, cioè l'amidah (in ebraico vuol dire "in
piedi") che costituisce la parte centrale d'ogni servizio religioso con le XVIII
benedizioni (l'amidah per questo si dice anche shemoneh esreh = 18).
Nel sabato, poiché non tutti possono andare in sinagoga, la preghiera della
amidah è ridotta e si chiama Musaf.  (dal II sec. fu aggiunta una XIX benedizione contro
gli eretici, probabilmente gli ebrei cristiani.)
- la Havdalah, preghiera che introduce alla nuova settimana.
La radice è nel verbo bedàl=dividere, separare che si trova per la prima volta
nel racconto della Genesi 1,4 quando Dio separa il buio dalle tenebre nel primo
giorno della creazione.
Con questa preghiera dell'Havdalah l'ebreo si prepara a separarsi da quella
luce che ha caratterizzato il sabato, cioè saluta la regina e l'anima aggiuntiva
che gli è stata regalata e gli ha lasciato una serenità e che, di sabato in sabato,
porterà al cambiamento interiore.
Questa preghiera trova la sua origine nel "Ricorda il giorno di sabato per
santificarlo"  (Esodo 20,8) ed il Talmud ricorda il comando antichissimo di
"santificarlo quando entra e quando esce" e "ricordalo con il vino".  (Talmud
Pesakhìm 106a)
Libri d'usanze ebraiche  (Lekhàyim-Guida di tutte le feste-Edizioni DLI)  suggeriscono
che questa preghiera in sinagoga, Bet Hakenésset, fu usata nel medioevo dopo
la preghiera del sabato sera in quanto i poveri a casa potevano essere privi di
vino kashèr.
Non essendo oggi questo una bevanda rara la prescrizione è di ripeterlo a casa
anche se si è stati presenti a questa in assemblea ed è, infatti, obbligatoria
anche per le donne che fossero rimaste a casa.

Questa  Havdalah dopo alcune parole di buon auspicio sulla settimana che
viene comporta quattro benedizioni:
- sul vino;
- sui profumi (mirto, ramoscelli odorosi, erbe aromatiche o frutta);
- sulle luci (almeno due candele);
- sulla separazione tra il sacro e il profano: "Benedetto Tu Signore nostro Dio,
Re del mondo, che distingue tra sacro e profano, tra luce e tenebra, tra Israele
e i popoli, tra il giorno settimo e i sei giorni lavorativi. Benedetto Tu Signore che
distingui tra sacro e profano."
Dopo si beve il vino, si dice la berakhà Me'en Shalosh "Benedetto Tu Signore
Dio nostro Re del mondo per la vite e per il frutto della vite" e si può cenare,
cioè fare il terzo pasto del sabato il "Seudah shlishit.
Con le dita umide di vino si spengono le luci del sabato, e si odorano i profumi,
perché l'uomo alla perdita dell'anima aggiuntiva si riprenda.
Si cantano le Zemirot e si recita in tono incalzante il Salmo 23 "Il Signore è il
mio pastore." (ved. Dizionario di Alan Unterman)
C'è un midrash che racconta che al re David fu profetizzato che sarebbe morto
di sabato, allora pregò l'Altissimo: “Signore dell'Universo, fammi conoscere
quando sarà la mia fine! Dio rispose: E' mia decisione non annunciare la fine
all'uomo fatto di carne e sangue. E David insistette: Che io sappia quando per
me è finita! Allora Dio gli rispose: Tu morrai un sabato. Quindi David il sabato
sedeva e studiava tutto il giorno sapendo che l'angelo della morte non ha
potere sull'uomo alle prese con lo studio della Toràh." (Shabbat 30)
David perciò ogni sabato si preparava molto bene ed era particolarmente felice
anche quando terminava in occasione del terzo pasto; infatti, avrebbe vissuto
almeno un'altra settimana.


Il giorno del Re, l'attesa dell'8° giorno

Una tomba vuota ha cambiato il mondo.
C'era l'attesa d'un evento, la risurrezione dei morti.
Alcuni ebrei hanno testimoniato che uno di loro, che con segni s'è rivelato come
il Messia atteso, è risorto e ritornerà alla fine dei tempi nella gloria.
Miliardi di persone sono morte in questa fede.
Oggi, circa 2 miliardi di persone si rifanno a tale evento e si riconoscono tra i
figli della promessa fatta ad Abramo:  "Guarda il cielo e conta le stelle, se
riesci a contarle…tale sarà la tua discendenza" (Genesi 15 5) e si ritengono il
frutto d'un nuova rivelazione ed una nuova alleanza e ringraziano gli ebrei che
hanno offerto il terreno per questo evento.
Questi sono i fatti!
Immaginiamo, ora, d'essere ai primi tempi, dopo gli eventi raccontati dai
Vangeli, per domandarci come si saranno comportati gli apostoli, in occasione
dei sabati.
Questi erano tutti ebrei ed erano chiamati a rispettare il sabato,
Il Vangelo  di Luca, dopo la sepoltura di Gesù, osserva: "Era il giorno della
parascève e già splendevano le luci del sabato" (Luca 23,54) e le donne che
erano venute con Gesù dalla Galilea, visto com'era stato deposto il corpo di
Gesù  "Il giorno di sabato osservarono il riposo secondo il
comandamento." (Luca 23,56b)
Gesù d'altra parte osservava il sabato; infatti: "Si recò a Nazaret, dove era stato
allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a
leggere." (Luca 4,16)
Tra l'altro una delle prime attività di Gesù nei primi tempi di predicazione era
d'andare ad insegnare nelle sinagoghe:

- "Gesù ritornò in Galilea … Insegnava nelle loro sinagoghe; tutti ne
facevano grandi lodi."(Luca 4,14s)
- "Andarono a Cafarnao e, entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù
si mise ad insegnare." (Matteo 1,21)
Sul sabato Gesù, in più occasioni, ebbe ad eccepire sul formalismo che alcuni
imponevano nel rispetto delle prescrizioni di tale istituzione, che comportava la
perdita della sostanza dello spirito del sabato; infatti, ebbe ad affermare che
non è proibito, anzi è giusto, fare del bene nel giorno sabato, anche se l'agire
pare andare contro ad una delle 39 melakot.
Mentre insegnava appunto in una sinagoga il giorno di sabato, una donna che
da "18 anni uno spirito la teneva inferma; era curva e non poteva drizzarsi
in alcun modo" fu sciolta da Gesù da tale infermità, ma il capo della sinagoga
si sdegnò ed a questi Gesù replicò: "Ipocriti, non scioglie forse, di sabato,
ciascuno di voi il bue o l'asino dalla mangiatoia, per condurlo ad
abbeverarlo? E questa figlia d'Abramo…non doveva essere sciolta da
questo legame in giorno di sabato?" (Luca 13,10-17)
Evidentemente il capo della sinagoga aveva visto l'infrazione della melakòt di
"sciogliere un nodo" e Gesù, puntualmente, a questi rispose con quel accenno
allo sciogliere.
L'insegnamento rabbinico sulla questione dello sciogliere un nodo, oggi è
allineato sul seguente indirizzo, che ho tratto dal già richiamato testo Shabbat di
Aryeh Kaplan: "E' vietato disfare un nodo permanente; tuttavia se il nodo non è
stato fatto per essere permanente può essere disfatto."
In definitiva, al riguardo, vale la regola aurea di Gesù: "il sabato è fatto per
l'uomo, non l'uomo per il sabato." (Marco 2,27)
Ciò premesso, vediamo, cosa accadde dopo la morte in croce in quel venerdì
santo nel giorno successivo, sabato, all'ora della cena.
Gli apostoli s'erano dispersi, ciascuno per proprio conto o a gruppetti salutarono
la fine di quel sabato e l'Havdalah, che separa il sacro dal profano, e ciò sancì
la separazione da un sogno, che sembrava loro d'aver vissuto, dalla dura realtà
e si saranno detti: tutto è finito!
Vediamo ciò che dice il Vangelo di Giovanni:
- 20,1-10 nella mattina della Domenica, giorno in cui accadono i fatti nuovi di
Dio,  Maria di Magdala si recò al sepolcro di buon mattino, quando era
ancora buio, trovò il sepolcro vuoto, avvertì Pietro e Giovanni e, anche loro
constatatolo, se ne tornarono a casa;
- 20,11-18 Maria di Magdala, rimasta vicino al sepolcro, vide e parlò con il
Signore risorto che le comandò d'andare ad annunciare ai suoi fratelli: "Io salgo
al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro";
- 20,19-24 Gli apostoli evidentemente si riunirono e "La sera di quello stesso
giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano a porte chiuse … venne
Gesù … e disse: Pace a voi! … mostrò loro le mani e il costato.”
Videro la luce! E i discepoli gioirono a vedere il Signore.
Erano entrati nel tempo di Dio.
“Gesù disse loro di nuovo: Pace a voi!  Come il Padre ha mandato me,
anch'io mando voi. Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: Ricevete
lo Spirito Santo…”
Alitò su di loro come Dio alitò su Adamo; erano uomini nuovi, avevano ricevuto
lo spirito vivificante.
“Tommaso … non era con loro…disse: Se non vedo … non crederò."
Rappresenta l'uomo non toccato dalla realtà della risurrezione.

Domandiamoci ora come celebrarono il sabato successivo gli apostoli, in cui la
luce del mondo a venire ormai splendeva, e lo spirito di Dio, fonte della
"neshamah yeterah", s'era con loro ricongiunto per sempre.
Chiediamoci anche se alla cena, cioè al "Seudah shlishit", al terzo pasto,
salutarono il sabato, la regina che se n'andava o se piuttosto non rimasero
riuniti lodando Dio ed aspettarono in trepidante attesa il giorno nuovo per
vedere se riveniva il Re.
Avranno ricordato nei dettagli la storia vissuta con Lui sin dal momento della
chiamata, i giorni della passione, della morte in croce del "Re dei Giudei", e la
gioia dell'averlo visto risorto tutti assieme.
I Vangeli, infatti, sono puntuali; "Otto giorni, dopo i discepoli erano di nuovo
in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù a porte chiuse, si
fermò in mezzo a loro e disse: Pace a voi …" (Giovanni 20,26-29) era perciò il
giorno dopo un sabato, appena finito, la domenica.
Il Signore proclamò: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra" (Matteo
28,18-20) e "Andate ed ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome
del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo … insegnando loro ad
osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i
giorni, fino alla fine del mondo.”
Luca 24,42 evidenzia che mangiò una porzione di pesce arrostito, figura del
banchetto escatologico in cui si mangerà il Behamot e il Leviatano.
Questi insegnamenti modificarono completamente il senso della fine del giorno
del sabato.
Non c'è più timore; la fine del sabato non porta più smarrimento.
Il figlio di David ha vinto la morte, anche il padre David con tutti i patriarchi
hanno visto il compimento della promessa ed il saluto della regina alla fine del
sabato si è compiuto.
Gesù fu assunto al cielo: "Lo Spirito Santo scenderà su di voi e mi sarete
testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli
estremi confini della terra." (Atti 1,8)
Due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero Atti 1,11b:
"…Questo Gesù, che è stato tra voi assunto fino al cielo tornerà un giorno
nello stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo."
La Regina fu presto individuata nella madre del Re.
Poi la Chiesa stessa raccolta fu la Regina, che non andava via, ma restava in
attesa del suo sposo;  "Tutti erano assidui e concordi nella preghiera
insieme con alcune donne e con Maria, la Madre di Gesù e con i fratelli di
lui." (Atti 1,14)
La preghiera dell'Havdalah "Benedetto Tu Signore nostro Dio, Re del mondo,
che distingue tra sacro e profano, tra luce e tenebra, tra Israele e i popoli, tra
il giorno settimo e i sei giorni lavorativi. Benedetto Tu Signore che distingui tra
sacro e profano." non aveva più senso considerato l'invito del Risorto d'aprirsi ai
popoli; non c'era più distinzione tra Israele e i popoli, chiamati tutti alla
conversione, e tutti i giorni divenivano sacri per questa attività di annuncio.
Israele è il sale della terra che deve disperdersi per dare frutto e salare i popoli;
e così è stato!
E' chiaro che il sabato per gli apostoli, che erano ebrei, rimase festa di riposo,
ed alla sera del sabato, usciti dalla sinagoga dopo i riti, i discepoli tornavano al
cenacolo ed alla benedizione del vino si ricordarono delle parole del Signore ed
iniziarono ad invocare, facendone memoriale, il ritorno del Re con l'eucarestia,
con il profumo di incenso che ne fa presente la presenza, con le luci del sabato
che rimanevano accese nel passaggio al giorno del Re e ne facevano memoria
per tutta la notte in attesa del Suo ritorno e della Domenica Eterna.

La Chiesa madre di Gerusalemme, quasi interamente israelitica, continuò a
considerare il sabato come proprio riposo sabbatico e nella Diaspora, i cristiani
d’origine israelitica continuarono in questa pratica.
I cristiani d’origine pagana normalmente non lo facevano, tanto più che fu
presto riconosciuto grazie all’apostolo Paolo che non era necessario
sottomettersi alla circoncisione e alle pratiche israelitiche e non furono incluse
nei comandamenti richiamati per i Gentili come ho già accennato col 1° Concilio
di Gerusalemme che sancì solo quelli di Noè: “…infatti è parso bene allo Spirito
Santo e a noi di non imporvi altro peso all'infuori di queste cose, che sono
necessarie: di astenervi dalle carni sacrificate agli idoli, dal sangue, dagli
animali soffocati, e dalla fornicazione; da queste cose farete bene a guardarvi.
State sani.” (At 15,28.29)
San Paolo insiste sul non giudicare i fratelli che non rispettano il sabato, tra
l’altro la condizione sociale dei convertiti dal paganesimo, soprattutto degli
schiavi, rendeva impossibile l’osservanza del riposo sabbatico; infatti, dice ai
Colossesi 2,16 “Nessuno dunque vi giudichi quanto al mangiare o al bere, o
rispetto a feste, a noviluni, a sabati” e nella lettera ai Romani 14,5s “Uno stima
un giorno più di un altro; l'altro stima tutti i giorni uguali; sia ciascuno
pienamente convinto nella propria mente. Chi ha riguardo al giorno, lo fa per il
Signore; e chi mangia di tutto, lo fa per il Signore, poiché ringrazia Dio; e chi
non mangia di tutto fa così per il Signore, e ringrazia Dio.“
I provenienti dagli israeliti continuarono a frequentare la sinagoga fintanto che
furono espulsi per decisione dalle autorità giudaiche nell’anno 90 d.C. (Birkat haminum), perciò il momento più naturale per celebrare la Cena del Signore era il
sabato sera che, per la cultura del tempo era già domenica, come sembra
essere il caso di cui dicono gli Atti 20,7: “Il primo giorno della settimana, mentre
eravamo riuniti per spezzare il pane, Paolo, dovendo partire il giorno seguente,
parlava ai discepoli, e prolungò il discorso fino a mezzanotte.“  
Sotto Traiano queste riunioni serali furono proibite e la celebrazione della Cena
del Signore fu spostata la domenica mattina presto così che al santificare la
domenica si passò per motivi contingenti giustificati col momento della
risurrezione di Cristo.
Agli inizi infatti non era nemmeno chiaro per tutti i cristiani che la Pasqua
dovesse cadere di domenica.
La Chiesa in Asia minore  celebrava infatti la Pasqua il 14 di Nisan (die quarta
decima) in contemporanea con la Pasqua ebraica e nel 155 d. C., Policarpo,
vescovo di Smirne, cercò di persuadere il vescovo di Roma, Aniceto ad
adottare tale pratica (quartodecimista).
Ciò non fu accolto e provocò uno scisma sanato poi nel V sec. d. C..
Per la Pasqua fu così riservata la prima domenica più vicina alla luna piena di
primavera, anziché il giorno esatto ebraico .
La domenica fu chiamata “giorno del Signore” (Didaché 14) e per Giustino Martire
(165 d.C.) è scontato che i cristiani si riuniscano di domenica, però prima della
fine del III sec. d. C. per i cristiani non c’era nella domenica obbligo di riposo
come per il sabato degli ebrei, ma era solo  giorno di culto.
L’imperatore Costantino nel 321 d.C. decretò comandando che: “si riposi nel
venerabile giorno del sole” sospendendo le opere pubbliche e chiudendo i
tribunali, ma ne sono eccettuati i lavori agricoli.
Vi fu così la prima spinta concreta a liberare dal lavoro per consentire al
maggior numero possibile di cristiani di partecipare al culto.
La tendenza a passare al riposo tipo sabbatico si ebbe nel 12° sec. d. C..
I riformatori Lutero, Zwingli, Calvino … insistevano sul valore della domenica
come giorno da dedicarsi al riposo pur se con valenza diversa  rispetto al riposo

sabbatico ebraico e su tale tema insistettero i Puritani ed uscirono regolamenti
rigoristi in Scozia nel 1579 e poi in Inghilterra e poi nella Nuova Inghilterra, in
America.
Nel 1990 in Italia vi fu un referendum sul lavoro domenicale e la maggioranza
s’oppose a trasformare la domenica in un normale giorno lavorativo.

















Nessun commento: