Il bambino del presepio è il Re dei re, colui che regge la vita e la morte. Egli dice: «Seguimi» e chi non è con lui è contro di lui (Lc 11,23). Questo egli disse anche per noi e ci colloca di fronte alla scelta fra luce e tenebre. Ignoriamo dove il divino Bambino vuole condurci su questa terra, e non conviene domandarlo prima che sia il tempo. Sappiamo invece che «tutto concorre al bene di coloro che amano Dio» (Rm 8,28), e che la strada tracciata dal Signore conduce aldilà di questa terra.
Assumendo un corpo, il Creatore del genere umano ci offre la sua divinità. Dio si è fatto uomo perché gli uomini possano diventare figli di Dio. «O meraviglioso scambio!» Al fine di questa opera il Salvatore è venuto nel mondo. Uno di noi aveva rotto il legame della nostra filiazione con Dio. Uno di noi doveva riannodarlo ed espiare la colpa. Nessun germoglio dell'antica stirpe, malata e degenere poteva farlo. Occorreva che su questo tronco fosse innestata una pianta nuova, sana e nobile. Egli è divenuto uno di noi, e contemporaneamente più di questo: una sola cosa con noi. Proprio questo nel genere umano è meraviglioso: che cioè siamo tutti una sola cosa... Egli è venuto per formare con noi un corpo misterioso: essendo lui il Capo, e noi le sue membra (Ef 5,23-30).
Se accettiamo di mettere le mani nelle mani del divino Bambino, se rispondiamo «Sì» al suo «Seguimi», allora siamo suoi e la via è libera perché passi in noi la sua vita divina. Tale è l'inizio della vita eterna in noi. Non è ancora la visione beatifica nella luce della gloria, è ancora l'oscurità della fede; ma non è più l'oscurità di questo mondo – e questo è essere già nel Regno di Dio.
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