Se gli occhi dello spirito sono colpiti dalla nuova luce,
che da Dio promana,
l'incomprensibile opera della sua incarnazione
rende possibile che Dio divenga visibile per l'uomo nel mistero sacramentale.
Questo sguardo che Dio permette,
provoca nell'uomo uno strappo ed estasi;
la visione conduce, grazie all'amore,
al mondo invisibile della fede:
l'uomo della terra viene portato in cielo.
Card. Paul J. Cordes
Dal Vangelo secondo Giovanni, 8,12-20
In quel tempo, Gesù parlò [ai farisei] e disse: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».
Gli dissero allora i farisei: «Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera». Gesù rispose loro: «Anche se io do testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove sono venuto e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado. Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno. E anche se io giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato. E nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera. Sono io che do testimonianza di me stesso, e anche il Padre, che mi ha mandato, dà testimonianza di me».
Gli dissero allora: «Dov’è tuo padre?». Rispose Gesù: «Voi non conoscete né me né il Padre mio; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio».
Gesù pronunziò queste parole nel luogo del tesoro, mentre insegnava nel tempio. E nessuno lo arrestò, perché non era ancora venuta la sua ora.
Il commento
Giudicare secondo la carne è come camminare nelle tenebre, perchè la carne spegne la luce dello Spirito Santo e impedisce il discernimento. I fatti della vita e le persone divengono allora fantasie irreali. Per questo i giudizi sprigionati da menti e cuori carnali sono sempre destinati alla smentita della storia. Come i farisei, anche noi cadiamo nella stessa trappola. Siamo tutti malati di scientismo, la "concezione filosofica che si rifiuta di ammettere come valide forme di conoscenza diverse da quelle che sono proprie delle scienze positive, relegando nei confini della mera immaginazione sia la conoscenza religiosa e la teologia, sia il sapere etico ed estetico" (Giovanni Paolo II, Parole sull’uomo). E così risuona in noi la stessa subdola domanda dei farisei: "Dov'è tuo Padre?", quella che Gesù ha sentito ripetersi, come l'estrema tentazione, sulla Croce. Ma proprio lì, inchiodato dai nostri peccati, ci ha rivelato che il Padre "è" nella misericordia. Sulla Croce Gesù "non ha giudicato secondo la carne", ma ha giudicato le opere della carne cancellandole una per una. Il suo "giudizio vero" è stato ed è la misericordia, l'unica che fa giustizia dell'uomo rivelandone l'intima debolezza, l'amara realtà di uno schiavo, per poterlo liberare e accogliere nella sua intimità. Sul Golgota, il Padre e il Figlio hanno reso insieme la "testimonianza vera" alla misericordia: "Uno solo è Dio, il Padre, e uno solo il Signore, Gesù Cristo, benedetto nei secoli. Egli per salvarci ha disprezzato ogni insulto e s’è fatto obbediente al Padre, umiliando se stesso fino alla morte e, aperte le porte dei cieli, ci ha innalzato fino alle dimore eterne, collocando così davanti agli occhi del Padre quella natura umana, che tanto presto se n’era fuggita col peccato, da tempo immemorabile" (San Cirillo di Alessandria, Discorsi Pasquali). Nella luce pasquale riconosciamo il cammino di Cristo, lo possiamo ripercorrere sino a giungere al luogo "da dove Egli è venuto e dove va", il seno eterno del Padre; e così, possiamo anche cogliere l'origine e la meta della nostra vita in Lui. Se Dio si è fatto carne significa che in ogni carne è presente un frammento del Cielo disceso sulla terra: "Con il secondo articolo del ‘Credo’ siamo davanti all’autentico scandalo del cristianesimo. Esso è costituito dalla confessione che l’uomo-Gesú, un individuo giustiziato verso l’anno 30 in Palestina, sia il ‘Cristo’ (l’unto, l’eletto) di Dio, anzi addirittura il Figlio stesso di Dio, quindi centro focale, il fulcro determinante dell’intera storia umana… Ci è davvero lecito aggrapparci al fragile stelo d’un singolo evento storico? Possiamo correre il rischio di affidare l’intera nostra esistenza, anzi, l’intera storia, a questo filo di paglia d’un qualsiasi avvenimento, galleggiante nello sconfinato oceano della vicenda cosmica?" (J. Ratzinger, Introduzione al cristianesimo). Correre il rischio di affidare la nostra intera esistenza a Cristo, in questo si gioca la nostra salvezza, e con essa la gioia e la pace.
Nella storia che viviamo, il Padre “rende testimonianza a suo Figlio”, autentica la sua identità illuminando, con il potere della misericordia, ogni istante e ogni persona. Questa testimonianza
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