Martedì della X settimana del Tempo Ordinario







"Voi siete il sale della terra. Voi siete la luce del mondo": Gesù ci rivela quello che siamo. Non quello che saremo, o dovremmo diventare. La sua Parola ci raggiunge e crea quello che annuncia; innanzi tutto ci costituisce in comunità: "voi". E in questo "voi" comincia ad apparire il "sale": è nella Chiesa, nella porzione di essa dove Dio ci ha chiamato, che l'io è destinato a sciogliersi nel "noi". Contemporaneamente, anche la "luce" comincia a risplendere nel "voi"; ce lo dice la stessa scienza, secondo le cui ipotesi (vi sono ancora molti aspetti sconosciuti) la luce si comporta come delle particelle, i fotoni, ma anche come delle onde elettromagnetiche. La distanza fra le due creste definite dal procedere dell'onda elettromagnetica si chiama lunghezza d’onda. Al variare di questa varia il colore che percepiamo. Dunque, un universo senza il "voi" dei fotoni e la comunione delle diverse lunghezze d'onda sarebbe buio e incolore. E' la luce, infatti, che rende visibili gli oggetti e ne determina il colore che possiamo vedere. Così, come un albero ha bisogno che la collaborazione delle diverse onde elettromagnetiche lo raggiunga per rivelare la sua bellezza, con il tronco, le foglie, i fiori e la frutta, ogni persona, per esprimere la propria autentica bellezza, necessita del "voi" della Chiesa, di ogni suo fotone e di ciascuna sua onda elettromagnetica che la rende "luce del mondo". Se qualcuno crede di poter fare da solo, di isolarsi e gestire le relazioni in proprio, danneggerà l'opera di Dio, frustrandone la volontà di bene. E ciò inizia nella comunità. Perché essa sia "sale e luce del mondo" ha bisogno che tutti i suoi figli consegnino se stessi alla comunione del "voi". E' proprio questa unità che si compie nell'amore che sala e illumina il mondo. Questo, infatti, non la conosce; è schiavo del suo principe, superbo ed egoista fin dal principio. Per questo giace nelle tenebre senza sapore e senza colore, nelle quali coloro che gli appartengono inseguono sterilmente identità e pienezza. In ufficio, a scuola, nelle famiglie, è tutto un combattere per affermare il proprio ego. L'educazione impartita dai professori e dai cosiddetti maestri del pensiero è incentrata sulla realizzazione di se stessi, per la quale si sacrifica tutto. Il mondo è nero, il colore dell'egoismo; non a caso è il colore dominante tra i giovani rapiti dal branco, dalla musica che insinua morte e violenza, il colore del demonio; il nero che assorbe la luce senza rifrangerla, quasi uccidendola, veste chi offre tutto a se stesso. Per questo il mondo ha bisogno del candore della risurrezione, del bianco di cui risplendono le tuniche dei battezzati, la loro vita trasfigurata con Cristo nel bianco che nessun lavandaio saprebbe rendere così splendente. A questo mondo avvolto nelle tenebre nere del peccato e della morte è inviata la Chiesa, tu ed io risplendenti del bianco della nostra comunità, dove abbiamo rese candide le nostre anime, i nostri cuori e le nostre membra nel sangue dell'Agnello. La comunità che non assorbe la luce ma solo i peccati per rifrangere, come la luna, la luce di Cristo! Gesù, quindi, non manda eroi solitari, ma una comunità! Nel brano del vangelo di oggi ripete per ben undici volte il "voi", perché un mondo di "io" separati e divisi potrà essere salvato solo da una comunità di "voi" che si amano e si donano mutuamente.  Siamo già oggi "sale e luce", a patto di "non perdere il sapore" e di non "mettere la lucerna sotto il moggio". In Palestina, ancora oggi, i fornai mettono nei forni delle piastre di sale atte ad innescare la combustione. Con il passare del tempo, queste piastre diventano inservibili, e vengono gettate per strada. Così possiamo comprendere meglio cosa vuol dirci il Signore: Lui ci ha chiamato con una Parola creatrice, ci ha costituiti e ha fatto di noi una comunità per essere sale e luce del mondo. Ma non basta. C'è il pericolo che il tempo "consumi" la nostra chiamata in noi. Dio è fedele e porta a compimento quanto ha iniziato, ma noi siamo liberi e possiamo abbassare la guardia, lasciarci sopraffare dagli affanni del mondo, trascurare il dono ricevuto e ritrovarci come le piastre di sale usurate dal tempo. Allora, "perduto il sapore, non serviremo ad altro che ad essere gettati per strada e calpestati dagli uomini". Oppure, come il servo malvagio della parabola, potremmo lasciare spazio alle menzogne del demonio e, dinanzi alle difficoltà, credere che Dio non ci ama, e nascondere il talento, ovvero la "lucerna". Ma è anche vero che "non può restare nascosta una città posta sopra il monte", e che "non si accende una lucerna per metterla sotto il moggio"! E' vero cioè che Dio ha chiamato ciascuno di noi a far parte della Città di Dio, fondata sul Monte delle Beatitudini! E' vero che Lui ha "acceso" in noi con il sale della sua croce il fuoco del suo Spirito Santo vivificante, più forte del peccato e della morte. E' vero che anche oggi ci desta alla vita con questa parola che ci annuncia di nuovo la verità delle beatitudini. Siamo "sale e luce" perché beati! Possiamo salare e illuminare perché sperimentiamo che quello che il mondo rifiuta come maledizione è la fonte della felicità autentica. Le umiliazioni, la "povertà", l' "afflizione", le persecuzioni e le calunnie intrise di menzogna sono i grani di sale che ci salvano ogni giorno, le onde elettromagnetiche che ci raggiungono per illuminare in noi la "pace", la "mitezza" e la "purezza del cuore". Le difficoltà in famiglia, le incomprensioni e le diversità con il coniuge, la precarietà economica che aumenta ad ogni nuova vita e che la legge non riconosce, tutto quello che il mondo rifiuta come stolto, che percepisce come ragioni per divorziare e abortire, sono per noi il "sale" che impedisce la corruzione dei rapporti e dell'amore, la "luce" che illumina la misericordia di Dio. Senza la Croce disegnata dalle beatitudini tutto è destinato a corrompersi. Senza la Vittoria di Cristo sulla morte fatta carne nell'uomo la vita è inghiottita dalle tenebre. Per questo il mondo ha bisogno dei cristiani autentici, salati dalla Croce di Cristo per salare, illuminati dalla sua risurrezione per illuminare. Ancora oggi nella Città santa di Gerusalemme, non a caso posta su un monte, il sindaco è solito ricevere un capo di stato offrendogli pane e sale: "è un'usanza che ha radici bibliche. Mangiare il sale di qualcuno significa far parte della sua casa. Anzi, mangiare il sale con qualcuno, significa fare un patto con lui. Il patto del sale è un patto indissolubile" (F. Manns). Sulla Croce Cristo ci offre ogni giorno il sale che Lui stesso ha mangiato, il suo sale, accogliendoci così nella sua stessa casa, che è immagine della sua capacità di entrare nella storia di sofferenza e sacrificio. Mangiando con Lui il sale aspro della Croce stipuliamo con Lui un patto eterno e diveniamo partecipi del suo Mistero Pasquale. Così, potremo offrire questo stesso sale a chiunque incontreremo: un matrimonio è "conservato" e "purificato" dal sale della Croce! Ami tua moglie? Le offrirai il "sale" in ogni circostanza, in ogni dialogo; ciò significa che le consegnerai te stesso crocifisso, e in te Cristo vivo e il suo amore. Ti sacrificherai per lei, come per tuo figlio, il tuo collega, il nemico. Altro che psicologi e terapie di gruppo... Il problema dei matrimoni è che manca il "sale" che innesca la combustione dell'amore autentico, quello che distende le braccia sulla croce. Così per ogni relazione, anche nella comunità. Nel Tempio di Gerusalemme si cospargeva di "sale" la carne destinata al sacrifico; allo stesso modo occorre il "sale" della sofferenza e della rinuncia a se stessi, della pazienza nella persecuzione e nella tribolazione, anche per offrire il proprio corpo al coniuge, o nella missione, o al lavoro, o nella vecchiaia attraverso una malattia. Infatti, "chi non rinuncia a tutto, anche a se stesso, non può essere discepolo di Gesù", perché la qualità determinante di un cristiano è "avere sale in se stesso", ovvero "essere ogni giorno salato con il fuoco", perché sia purificato dall'idolatria e dalla mentalità mondana, e sappia offrirsi in sacrificio di soave odore per il Vangelo e per amore di ogni uomo. Non a caso la liturgia cristiana usa il sale per il battesimo: "Ci ha creati sale, affinché non tocchiamo più la morte. Voi siete il sale della terra. A causa di ciò l'uomo non è più terra ma sale. Il serpente non ha il potere di mangiare il sale, perché la morte non ha più potere su di noi. Avendo rivestito il battesimo, la morte non regna più su di noi" (Discorso di Bersabeo). Mangiamo allora anche oggi il sale che ci dà la vita, non temiamo di prendere la nostra croce ogni giorno, solo così il demonio non avrà potere su di noi, e potremo scioglierci nell'amore e scomparire nell'altro, perché mentre noi moriamo il mondo riceva la vita. Non temiamo di restare nella Città santa, crocifissi con Cristo e vittoriosi con Lui; "Cristo è luce delle genti" (Lumen Gentium): non allontaniamoci mai e camminiamo nella Chiesa, posta da Dio nel mondo per "illuminare tutti gli uomini con la luce del Cristo che risplende sul suo volto" (Lumen Gentium). Il Signore ci rivela oggi chi siamo, "sale e luce", ma lo siamo solo nel "voi" della Chiesa. Le sue parole allora, dopo aver annunciato le beatitudini, ci ammaestrano su come viverle per essere quello che siamo: restando nella Chiesa, obbedendo al suo Magistero, ai pastori e ai catechisti, nutrendoci dei sacramenti e della parola, sciogliendo il nostro io nella comunione che non ci rende anonimi ma ci costituisce nella nostra autentica identità e pienezza. Nella Chiesa dunque, basta essere fedeli a nostra Madre, crocifissi con Cristo, agnelli nell'Agnello, perché in essa si realizza ogni giorno la profezia annunciata da Giovanni al termine dell'Apocalisse:  "L'angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scendeva dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino... La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello. Le nazioni cammineranno alla sua luce e i re della terra a lei porteranno la loro magnificenza. Le sue porte non si chiuderanno mai durante il giorno, poiché non vi sarà più notte... E non vi sarà più maledizione. Il trono di Dio e dell'Agnello sarà in mezzo a lei e i suoi servi lo adoreranno; vedranno la sua faccia e porteranno il suo nome sulla fronte. Non vi sarà più notte e non avranno più bisogno di luce di lampada, né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà e regneranno nei secoli dei secoli" (cfr. Ap. 21-22).


QUI GLI APPROFONDIMENTI









L'ANNUNCIO

Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perchè vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli. (Dal Vangelo secondo Matteo 5,13-16)









UN ALTRO COMMENTO

Siamo nati per essere visti, guardati. Sembra strano ma è così. Se il Signore chiama, si diventa spettacolo per il mondo e per gli angeli. Sì, la nostra vita è come dentro la scena di un “grande fratello”, e tutti, ma proprio tutti, sono lì a guardare. Come duemila anni, il mondo, questo sperduto mondo del Terzo Millennio cerca martiri. Ha fame di testimoni, sono la sua unica speranza. Per questo il loro sangue scorre ininterrottamente da due millenni. La Chiesa “è” solo se “è martire”, testimone e annunciatrice dell’amore di Dio, dell’infinita sua misericordia. La nostra vita non può essere altro che un martirio, ogni ora, ogni istante. Neanche un mal di denti, un sorriso, un’arrabbiatura può restare nascosta. Tutto in onda. Tutto in diretta. Non stop. Sino al giorno in cui il Padre non staccherà la spina per farci suoi in eterno. Ma che bella la nostra vita, è meraviglioso perderla per amore, perché il mondo creda. Ogni istante è prezioso, un fotogramma dell’amore di Dio donato al mondo intero. Tutto è santo, tutto di noi è suo, perché lui divenga tutto per tutti. Per questo il Signore oggi ci mette in guardia dall'unico vero pericolo che corriamo: quello di perdere il sapore. Il solo fatto di essere al mondo è un segno. Non dobbiamo preoccuparci di fare chissà quali cose. E così anche i missionari, non si tratta di cose straordinarie. E' una questione di sale, di essere sale che sala. Il sale è la capacità di soffrire, il segno dell'Alleanza. Il sale mostra una fede adulta, che non fugge davanti alla croce, che ha pazienza nelle sofferenze, che ne intuisce il senso, che vede, trasfigurata nella morte, la risurrezione e la vita. Essere sale e luce non è allora altro che essere crocifissi con Cristo, laddove siamo. L'alternativa è lo scandalo dei piccoli, diventare inciampo a chi ancora non crede, ai deboli, a chi muove i primi passi sul cammino della fede. Le parole di Gesù sono una sintesi di ecclesiologia, di morale, di liturgia, di storia. E, prima di tutto, una sintesi di cristologia: ci indicano infatti la luce e il sale del mondo, Lui, Cristo. E' Lui che si è sciolto nella morte di ogni uomo, anche nella nostra, che ne è divenuto partecipe, senza ribellarsi, per fare di ogni acqua ribollente di morte, il seno benedetto dove è gestata la vita. E' Lui che, innalzato sul Golgota, ha attirato ogni uomo nella sua luce di misericordia. E' a Lui che dobbiamo guardare allora, ogni istante. E' a Lui che dobbiamo stringerci, sino a lasciarci trasformare nel sale che Lui è stato. Sino a che sia Lui a vivere in noi. La storia di ogni giorno provvede a limare, potare, tagliare quanto in noi sia di ostacolo a Lui. Per questo, proprio nelle debolezze, nelle difficoltà, nei fallimenti si adempie in noi la missione per la quale siamo nati. Proprio quando siamo nulla esplode in noi la potenza di Dio. Non disprezziamo allora nulla delle nostre sofferenze, delle angoscie, dei fallimenti. E' in quei momenti che siamo sale, e luce e lievito. Lo siamo perchè siamo quello che siamo. Nessun moralismo, nessun impegno, nessuno sforzo, solo un'instancabile abbandono all'amore di Dio. Camminando nella Chiesa per crescere e nutrire la fede. E che sia Lui ad operare in noi e accendere, tra le nostre ferite, la luce per il mondo. E' questa la nostra vita, come la vita della Chiesa. Ogni istante, anche il più nascosto, è così un'opera buona, bella di Dio in noi, perchè gli uomini, guardandoci, possano rendere gloria a Dio; perchè le bestemmie contro il Nome di Dio pronunciate da tutti di fronte alla morte, siano trasformate in benedizione. Forse la maggior parte delle persone che ci guarderanno resteranno con un abbozzo di speranza nel cuore, un seme di Grazia che darà frutto a suo tempo. Non entreranno nella Chiesa, continueranno quasi come prima. Quasi. Quell'incontro con Cristo incarnato nella Chiesa, in una comunità adulta i cui membri si amano di un amore celeste ma visibile, cambia la vita, ad un livello molto profondo. Anche se apparentemente non cambia nulla. L'incontro con un malato in una corsia di ospedale, sereno, anche con un cancro terminale; l'incontro con una mamma che, senza dir parola, fa la spesa con tre, quattro, sette bambini; l'incontro con un collega che fa sempre il lavoro che nessuno vuol fare; l'incontro con un volto radioso, splendente dell'amore di Dio, rompe, misteriosamente, la barriera posta a difesa delle proprie convinzioni. L'incontro con la Chiesa e con i cristiani, è come un santo tarlo che si conficca nel cuore. E' una luce che si insinua nei recessi più remoti dell'anima, è il sale sparso su una vita che perduto il senso. E vedere scricchiolare le proprie certezze è già rendere gloria a Dio, a un Altro che forse potrebbe esistere, che potrebbe colmare il vuoto, e dare sapore a un'esistenza sciapa. Luce e sale del mondo, non vi è missione più grande. E Dio ha eletto noi per portarla a compimento. Anche oggi. Anche ora.







αποφθεγμα Apoftegma



Il nuovo modo, che da Lui ci viene, 
di guardare al mondo e alle persone 
ci fa penetrare più profondamente nel mistero della fede, 
che non è solo un insieme di enunciati teorici 
da accogliere e ratificare con l'intelligenza, 
ma un'esperienza da assimilare, 
una verità da vivere, 
il sale e la luce di tutta la realtà.
Come il sale dà sapore al cibo e la luce illumina le tenebre, 
così la santità dà senso pieno alla vita, 
rendendola riflesso della gloria di Dio.

Giovanni Paolo, II Messaggio per la XVII Giornata mondiale della gioventù


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