Insieme al Signore e alla Vergine Maria, Giovanni Battista è l'unico "Nato di donna" del quale la Chiesa celebra la natività. Significa che nella sua nascita vi è qualcosa che riguarda tutti noi. Giovanni, infatti, il "nome nuovo" scelto da Dio, significa "Dio
fa grazia ora" per una storia nuova che può cominciare ora. La tua e la mia, e quella di ciascun uomo "battezzato" nelle viscere d’amore a cui tutti
aneliamo. Che cos' è la nostra vita se non una continua ricerca di
misericordia? Di un amore che ci accolga nel suo grembo senza condizioni, così
come siamo, che non presenti conti da pagare, per il quale non doversi
acconciare? Un amore che ci faccia liberi d’essere esattamente quel che
siamo. "Nessuno nella nostra parentela porta il nome" di questo amore, la
carne non la prevede. I rapporti, infatti, si infrangono tutti sul
limite severo della debolezza carnale. E ciascuno di noi è il frutto di una storia concreta di debolezze, come quella del Popolo di Israele,
l’eletto incapace di reggere la prova della libertà. Una storia di schiavitù e liberazioni, di adulteri e perdoni, simile a una strada sconnessa e piena di buche, ma che segue un percorso certo
e diritto sulle orme di una promessa: l'avvento del Messia, il Salvatore, il
Figlio che compirà, con la sua carne, la Legge impossibile per la nostra carne. In questa storia, Giovanni è la soglia della speranza, l’uscio socchiuso
sul compimento di ogni promessa. La sua nascita dal grembo sterile di
Elisabetta, immagine di Israele sterile vigna senza frutto, ne è il segno. Tutta la storia si coagulava in quel grembo, come oggi anche la nostra giunge a questo giorno come una "contrazione" nel grembo di una madre. Tutto ciò che ha reso infeconda la nostra vita può diventare il segno dell'amore che trasforma la morte in vita.
Come accadde al principio della storia con Isacco, figlio insperato di Abramo e di Sara, gli avvizziti
patriarchi. Una storia di salvezza iniziata con il miracolo
che ne profetizzava il compimento. Anche il nostro apparire nel mondo è stato un miracolo d'amore; ma poi, di fronte alle sofferenze, il demonio ha avuto ragione della nostra debolezza, e, ingannandoci, ci ha chiuso nel grigio dell'egoismo sterile di chi ha smesso di credere all'amore di DIo. Per strapparci alla deriva del mondo occorreva un miracolo: Giovanni, la misericordia di Dio, la sua Grazia
proprio ora, quando forse tutto sembra remarci contro. Non
l’abbiamo conosciuta nella carne, non v’è n’è traccia nella storia del
mondo. E’ un nome nuovo, l'assoluta novità di uno sguardo posato su
Cristo, il Messia capace di salvarci e far bella la nostra vita di oggi:
famiglia, lavoro, amicizie, tutto rinnovato perché compiuto nell'amore.
Giunge oggi Giovanni, la Parola di Dio per noi. Parla al nostro cuore e ci
annuncia la buona notizia che è finita la nostra schiavitù. Ai rapporti malsani
inchiodati ai compromessi, al dare e avere d’ogni nostra relazione, ai padri
che vorrebbero fare dei propri figli il prolungamento di se stessi, e ai figli
schiacciati dall'eredità carnale dei propri genitori, anche quella di peccato e
violenza. Ecco oggi la buona notizia per le nostre storie sterili che sembrano
non aver nulla di nuovo da dire, per gli anziani ormai rassegnati, per i
giovani cui il mondo ha sottratto la speranza; per le coppie sedutesi sulla
routine, quando il volto del marito e della moglie appaiono ormai come un soprammobile
in più; ai preti e religiosi infilatisi, senza accorgersene, nell'accidia che
dà spazio ai compromessi e inaridisce lo zelo; ai tanti presi al laccio
dell'insoddisfazione che li schiaccia in una continua, sterile, rivendicazione
di diritti; a chi non riesce più a vedere la propria vita, e quella di chi è
accanto, come un prodigio. Attraverso Giovanni è annunciata oggi a ogni
uomo la buona notizia: come "la mano di Dio era su di lui", sigillo
della nuova ed eterna alleanza, così la mano del Padre è su di noi, per
realizzare qualcosa di assolutamente nuovo, e fare, della nostra vita, una
porta spalancata verso il Signore Gesù. Oggi possiamo guardare la
nostra vita con occhi diversi. Dio, infatti, "ha esaltato anche in
noi", come in Elisabetta, "la sua misericordia". Si è chinato
sulla nostra sterilità e ne ha fatto un prodigio di fecondità. Giovanni è
immagine del nostro cuore assetato d’amore, il segno dell’intimo di noi che
anela a Cristo. La misericordia attesa e bramata bussa oggi al nostro cuore, Giovanni
ce la offre gratuitamente a nome del Messia. Oggi si compiono "i nostri
giorni del parto", e tutto di noi brilla di luce nuova: ogni
istante del passato trasfigurato nel miracolo d’amore del Signore. Nulla
è impossibile a Dio, non vi è sterilità che non possa essere trasformata in
fecondità, nessun peccato che non possa essere perdonato. La nostra
storia ci ha condotto a quest’oggi di Grazia e di gioia. Tutto in noi,
ogni evento e ogni persona apparsi della nostra vita, come doni di Dio, hanno
preparato l’incontro con la sua misericordia. Lasciamoci
"meravigliare" di fronte all'amore di Dio, ai dettagli che lo
avvicinano alle nostre giornate. Come Giovanni, "cresciamo e rafforziamoci
nello Spirito", perché ci attende una missione meravigliosa, quando e come
Dio vorrà, dove Lui ha già pensato: Annunciare il Messia, l’atteso delle genti.
Fin dal grembo materno ci ha chiamati, oggi ce lo rivela. Siamo amati, salvati,
redenti, perdonati, e la nostra vita è un vaso attraverso il quale Dio offre al
mondo la sua misericordia; per questo, tutto di noi è un prodigio, il più
grande, le braccia distese nella consegna di noi stessi per gli altri. Che
timore, che gioia! Davvero, “che sarà mai questo bambino?”, che sarà mai la
nostra vita? E quella di tuo figlio, anche se in questo tempo sembra seppellito
tra grugniti e ira. Il Signore, giorno dopo giorno, ce lo rivelerà, ma sappiamo
già che giungerà esattamente dove è approdata la vita di Giovanni: a divenire,
nel martirio, un segno, una luce che indichi la salvezza, l'Agnello che toglie
il peccato del mondo. In famiglia, al lavoro, a scuola, ovunque, questa vita
concreta è un prodigio, il segno autentico ed efficace dell'amore che salva
ogni "ora", che fa di ogni istante il principio di una novità che riscatta
e infonde pace e felicità. Gettiamoci allora, senza paura, nell’avventura che
Dio ci ha preparato.
L'ANNUNCIO |
Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei. All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta, e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: «Che sarà mai questo bambino?» si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui. Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.
Nessun commento:
Posta un commento