XI Domenica del Tempo Ordinario. Anno C




αποφθεγμα Apoftegma


Era piombata nella sala del banchetto in un modo 
che poteva sembrare sconveniente per un banchetto 
ma conveniente per ricevere la grazia 
(sapeva infatti quanto grave fosse la malattia da cui era afflitta 
e sapeva ch'era capace di guarirla Colui dal quale era andata). 
Si avvicinò dunque non al capo, ma ai piedi del Signore; 
lei che aveva a lungo battuto la strada del vizio, 
cercava di seguire le orme segnate dai piedi santi del Signore. 
Cominciò a versare lacrime, che sono come il sangue del cuore, 
quindi lavò i piedi del Signore con l'umile confessione dei propri peccati. 
Li asciugò con i suoi capelli, li baciò, li cosparse di profumo. 
Parlava tacitamente senza pronunciare parole 
ma dimostrando tutto il suo amore.
Quella donna si accostò al Signore impura per tornarsene pura; 
gli si accostò malata per tornarsene guarita. 
Si accostò confessando i propri peccati, 
e se ne tornò professando la propria fede.

Sant'Agostino








PECCATORI POSSIAMO AMARE CRISTO CON "IL SANGUE DEL CUORE" CHE SONO LE LACRIME DEL PENTIMENTO

Le lacrime non hanno forse lavato la prostituta da tutte le sue impurità, 
non hanno forse permesso a mani impure 
di toccare non solo i piedi ma anche il capo del Signore? 
Non hanno forse permesso all’apostolo che ha rinnegato 
non soltanto di non morire dopo la sua colpa, 
ma pure di ottenere la supremazia su tutti i senatori della corte celeste? 
Sì, esse purificano l’anima dalle macchie del peccato 
e riconfermano nella preghiera il cuore dubbioso. 
Trasformano la tristezza in gioia 
e, sgorgando dai nostri occhi di carne, 
ci orientano alla speranza del cielo. 
Le lacrime danno alla preghiera le ali, 
ed essa vola d'un balzo fino al cuore di Dio.


San Giovanni Climaco



In qualunque luogo udrai che è giunto Cristo il Giusto, sia pure nella casa di un indegno, sia pure nella casa di un fariseo, muoviti, strappa il privilegio al padrone di casa, porta via il regno dei cieli; infatti, dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono. Accorri ovunque udrai il nome di Gesù; di chiunque verrai a sapere che Gesù è entrato nella casa più interna, affrettati anche tu. Quando avrai trovato che la Sapienza, quando avrai scoperto che la Giustizia è seduta a tavola negli interni recessi di qualcuno, corri ai suoi piedi, cioè cerca almeno l'estremità della Sapienza. (Sant'Ambrogio)

«Uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola» (Lc 7,36). O grazia infinita, o ineffabile bontà! Egli è il medico che cura tutte le malattie, per giovare a tutti, cattivi e buoni, ingrati e riconoscenti. Per questo, invitato dal fariseo, entra in quella casa finora frequentata da empi. Dove c'era un fariseo, c'era una sentina del male, un covo di peccatori, la dimora della superbia. E nonostante quella casa fosse in simile stato, il Signore non rifiuta di entrarvi, e con ragione. Acconsente volentieri all'invito del fariseo, e lo fa con delicatezza, senza rimproverare la sua condotta: anzitutto perché vuole santificare gli invitati, l'ospite con la sua famiglia, e la gioia della mensa. Poi perché sarebbe venuta la peccatrice e avrebbe manifestato il suo fervido e ardente anelito di penitenza;perciò acconsentì all'invito del fariseo, perché quella donna,deplorando i suoi peccati davanti agli scribi e ai farisei, insegnasse in che modo i peccatori devono riconciliarsi con Dio. (Dall'«Omelia sulla donna peccatrice» di Anfilochio, vescovo)


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