Venerdì della XII settimana del Tempo Ordinario



αποφθεγμα Apoftegma

Nei momenti terribili della vita umana,
molti Salmi sono un forte grido a Dio:
“Aiutaci, ascoltaci!”.
Dove sei tu Dio? “Siamo venduti come pecore da macello”.
Un grido dell’umanità sofferente!
E Gesù, che è il vero soggetto dei Salmi,
porta realmente questo grido dell’umanità a Dio, alle orecchie di Dio:
“Aiutaci e ascoltaci!”.
Egli trasforma tutta la sofferenza umana,
prendendola in se stesso, in un grido alle orecchie di Dio.
E così vediamo che proprio in questo modo realizza il sacerdozio,
la funzione del mediatore, trasportando in sé,
assumendo in sé la sofferenza e la passione del mondo,
trasformandola in grido verso Dio,
portandola davanti agli occhi e nelle mani di Dio,
e così portandola realmente al momento della Redenzione.

Benedetto XVI









L'ANNUNCIO
Dal Vangelo secondo Matteo 8,1-4. 

Quando Gesù fu sceso dal monte, molta folla lo seguiva. 
Ed ecco venire un lebbroso e prostrarsi a lui dicendo: «Signore, se vuoi, tu puoi sanarmi». 
E Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio, sii sanato». E subito la sua lebbra scomparve. 
Poi Gesù gli disse: «Guardati dal dirlo a qualcuno, ma và a mostrarti al sacerdote e presenta l'offerta prescritta da Mosè, e ciò serva come testimonianza per loro». 



TOCCATI DALLA MANO CROCIFISSA DI CRISTO CHE CI GUARISCE NELLA CHIESA RIVELANDO LA VOLONTA' ONNIPOTENTE DEL PADRE


Gesù si è incarnato nel seno della Vergine Maria per scendere nel luogo dal quale il lebbroso desiderava essere liberato, il deserto di angoscia e morte dove la sua impurità lo aveva relegato, la solitudine che annuncia il Getsemani, il Golgota e il sepolcro. Dopo aver annunciato l'uomo nuovo rinato in Lui nelle acque del battesimo, il Messia scende dal monte per incontrare l'uomo vecchio nella sua realtà, dove avrebbe steso le sue mani sulla croce sulla quale salvarlo unendolo a sé nella sua preghiera: “nei giorni della sua vita terrena Egli offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà; pur essendo Figlio, imparò tuttavia l'obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono” (Eb. 5, 5-9). Benedetto XVI commenta così questo brano: “Offrì… è una traduzione giusta del verbo prospherein, parola cultuale che esprime l’atto dell’offerta dei doni umani a Dio… del sacrificio. Così, con questo termine cultuale applicato alle preghiere e lacrime di Cristo, dimostra che le lacrime di Cristo, l’angoscia del Monte degli Ulivi, il grido della Croce, tutta la sua sofferenza non sono una cosa accanto alla sua grande missione… Proprio con questo “offrì”, prospherein, Gesù porta l’umanità a Diocosì si fa sacerdote”. Quel Rabbì di Nazaret era dunque il Sacerdote dal quale il lebbroso aveva sognato di andare un giorno a presentare la sua carne guarita come prescriveva la Legge. Il Sommo Sacerdote di cui aveva bisogno, Santo, perfetto e separato dagli uomini, ora era lì, accanto a lui; non si trovava nel Tempio ad aspettare per certificare, ma gli era accanto, dentro alla sua solitudine, per presentare se stesso e lui al Padre come offerta per i peccati. Gesù era il Sommo Sacerdote che sapeva compatire le sue infermità, perché sarebbe stato lui stesso, di lì a poco, provato in ogni cosa, piagato dalla sua stessa lebbra. Quel lebbroso si poteva dunque accostare con piena fiducia la trono della Grazia, per ricevere misericordia e trovare Grazia ed essere aiutato proprio in quel momento opportuno (cfr. Eb. 4, 15-16) nel quale essere trasformato e divinizzato. Gesù realizza così la sua missione dando compimento a quanto “Mosè ha prescritto”: la Purezza si fa carne nella carne malata, la vita fiorisce nel deserto, nella morte esplode la Vita. La preghiera solitaria di Gesù dà voce al grido di ciascun uomo prigioniero della lebbra e forma così la comunità dei santi, la Chiesa purificata dal suo sangue, sacramento di salvezza per le Nazioni: “La preghiera di Gesù è stata esaudita, nel senso che realmente la sua morte diventa vita, il luogo da dove redime l’uomo, da dove attira l’uomo a sé” (Benedetto XVI). La Chiesa allora è proprio il luogo dove si registrano i miracoli di Dio, l’assemblea dove, davanti ai sacerdoti, “rendere testimonianza” alla misericordia di Dio che continua a visitare il suo popolo. La riammissione del lebbroso segregato, dopo la constatazione della scomparsa delle pustole, veniva suggellata da un sacrificio come per l’espiazione di un peccato. Per questo, culmine e fonte della liturgia, è l’eucarestia, il rendimento di grazie per i miracoli operati nei cristiani dall’Unico Sommo Sacerdote, per il perdono che ha purificato le pustole dell’orgoglio, dei giudizi, della concupiscenza e di ogni peccato. Nella Chiesa risuona la preghiera del lebbroso: “Signore, Kyrios, se vuoi puoi guarirmi. Se è la tua volontà puoi purificarmi”. E Gesù non può che rispondere “Certo che è la mia, lo voglio, sii purificato!”. Ma è questa la nostra preghiera? Oppure è un subdolo “se puoi”, il capriccio di chi si arrampica sino al Cielo per esigere che Dio faccia la sua volontà? La preghiera autentica è già una professione di fede: “abbi pietà di me peccatore”, se la tua volontà è la mia santificazione, allora certo puoi guarirmi da quanto mi impedisce d’essere e vivere obbedendo ad essa. Non si tratta del se di chi dubita orgogliosamente, ma di un se che esprime l’umiltà di chi non ha nulla da pretendere ed esigere perché indegno di tutto. E’ il se che contiene la certezza della volontà misericordiosa di Dio, e professa la fede della creatura ferita dal peccato che riconosce di non appartenersi, che bussa alla porta del suo Creatore perché lo accolga di nuovo nella sua comunione. E’ un “se” che si apre al “si” di Dio. Il lebbroso è malato, ma il fondo del suo cuore è puro, perché vi alberga la consapevolezza di essere comunque immagine e somiglianza del Puro e Santo. Il se sgorga proprio dall’estremo baluardo, l’enclave divina che ha resistito all’assedio del demonio che ha conquistato tutto il resto, il frammento d’anima inattaccabile perché è dove Dio ha deposto il suo seme di vita eterna, incorruttibile. Per questo, anche dopo un miliardo di peccati, la stessa libertà che ha deciso di occultare e dimenticare Dio e vivere come se non esistesse, può voltarsi, convertirsi, e pronunciare il se che riapre i giochi, che dà il via libera alla controffensiva di Dio, che, “immediatamente”, ha ragione del nemico, il demonio che ha ucciso carne e mente, ma non ha potuto nulla contro l’anima. Tutto il male, tutti i peccati accumulati sino ad oggi sono nulla in confronto a quell’impercettibile seme di vita eterna che alberga in ogni uomo e che attende solo d’essere innescato. Tutto quello che durante una vita di tentazioni e cadute, trappole astute e subdoli inganni, è stato ferito, e raso al suolo, può essere risuscitato, trasfigurato e portato a compimento in un istante, perché Dio è onnipotente di fronte al più grande peccato, alla vita più corrotta. Per questo Gesù viene alla nostra città, scendendo nel nostro deserto. In qualunque situazione, nelle relazioni familiari complicate e senza sbocco, quando bruciano le tentazioni tra due fidanzati, e magari si è caduti e il mondo sembra franare addosso tra giudizi e disprezzo di se stessi, Gesù si fa vicino a ciascuno suscitando quel “se vuoi puoi guarirmi”, la preghiera umile che tocca il suo cuore perché Egli “stenda la mano” e ci tocchi con la sua Grazia, attraverso i sacramenti donati alla sua Chiesa. 



APPROFONDIMENTI

Benedetto XVI. La preghiera di Gesù libera l'uomo perché possa compiere la volontà di Dio

Benedetto XVI. Il Sacerdozio di Gesù porta la vita naturale umana alla vita divina

Benedetto XVI. Il Sacerdozio di Cristo

Georges Cottier. La natura stessa dell’uomo, segnata dal peccato originale, è in sé stessa una domanda aperta, che non conosce la propria risposta.

Beata Teresa di Calcutta. Mosso a compassione, Gesù stese la mano, lo toccò

Sant’Efrem Siro. Una gran folla, sentendo ciò che faceva, si recò da lui.

San Giovanni della Croce. Gesù stese la mano e lo toccò

SILVANO DEL MONTE ATHOS E LA SUA PREGHIERA PER GLI UOMINI. Divo Barsotti

«Silentio et solitudini» Giovanni Paolo II


Il deserto, l’anacoresi ed il senso di Dio 

"HESYCHIA, ESICASMO E PREGHIERA PURA" (A cura di B. De Matteis)

La discrezione. G. Cassiano





Nessun commento: