La Festa della Presentazione al tempio del Signore. Storia e liturgia. Matias Augé

La festa della Presentazione del Signore idealmente si colloca alla fine del ciclo natalizio e prelude a quello pasquale. Infatti nella presentazione al tempio Cristo è offerto e si offre come vittima sacrificale al Padre, offerta che si consumerà sulla croce. Come ricorda la prima lettura alternativa (Eb 2,14-18), Cristo è veramente sacerdote nell’offrire se stesso per i peccati del popolo. In questo mistero Maria ha un ruolo importante: la Madre offre il Figlio e insieme è offerta al Padre dal Figlio, secondo l’economia nuova della croce redentrice. Secondo la legge di Mosè ogni primogenito ebreo è chiamato “santo”, cioè proprietà del Signore e a lui consacrato quale geloso possesso. Eventualmente può essere riscattato con un’offerta sacrificale (cf. Es 13,2.12.15; Lv 12,2-6.8; 5,11). Gesù è offerto a Dio, come primogenito, e riscattato con l’offerta dei poveri. La lettura evangelica, oltre a sottolineare l’osservanza della legge da parte di Giuseppe e Maria, indica la città santa di Gerusalemme come punto di partenza della salvezza portata da Gesù. I due vecchi, Simeone e Anna, che incontrano Gesù, rappresentano il popolo di Dio in attesa della salvezza promessa. Come si dice all’inizio della benedizione delle candele, Gesù “veniva incontro al suo popolo, che l’attendeva nella fede”. Perciò in Oriente, ma anche in Occidente, la festa è stata chiamata Hypapanté (= incontro).

Nel salmo responsoriale, in un crescendo di grande potenza sonora, le porte del tempio sono invitate a spalancarsi, sollevando i loro frontoni e i loro archi per accogliere il Re della Gloria che entra nel suo tempio. Il tempio è anche evocato nel brano del profeta Malachia, proposto come prima lettura: il profeta annuncia l’arrivo di un messaggero di Dio che entra nel tempio e attraverso un giudizio purificatorio, prepara un sacerdozio puro destinato a offrire a Dio l’oblazione pura e santa di Giuda e di Gerusalemme. La liturgia odierna vede in questo messaggero di Dio che entra nel tempio per purificarlo, la presentazione di Gesù al tempio di Gerusalemme e la purificazione di sua madre Maria in ossequio alla legge mosaica.

Ma Maria va al tempio soprattutto per associarsi all’offerta del Figlio. Maria e Giuseppe, presentando il Bambino, riconoscono che Gesù è “proprietà” di Dio ed entra nel piano dell’attuazione del disegno divino perché “è salvezza e luce per tutti i popoli”. Nel mistero della Presentazione Gesù comincia la sua missione nei riguardi del tempio e dell’intero popolo. Al pari dei profeti, Gesù professa per il tempio un profondo rispetto; vi si reca per le solennità come ad un luogo d’incontro con il Padre suo; ne approva le pratiche cultuali, pur condannandone lo sterile formalismo; con un gesto profetico, scaccia i mercanti dal tempio e afferma che esso è casa di preghiera. E tuttavia annuncia la rovina dello splendido edificio, di cui non rimarrà pietra su pietra. Gesù stabilisce un culto verso il Padre “in spirito e verità” (Gv 4,23), un culto non più legato al tempio o a qualsiasi altra località geografica o sacra. Si tratta del culto che Cristo compie nell’offerta della sua vita, adempimento efficace e definitivo di tutti i molteplici sacrifici e riti anticotestamentari.

Tra le orazioni della messa che meglio esprimono il messaggio delle letture bibliche che abbiamo illustrato, c’è l’orazione sulle offerte quando, rivolgendosi al Padre, ricorda che nella celebrazione eucaristica la Chiesa “ti offre il sacrificio del tuo unico Figlio, Agnello senza macchia per la vita del mondo”. Possiamo aggiungere che offrendo il sacrificio di Cristo, la Chiesa offre anche se stessa al Padre “per Cristo, con Cristo e in Cristo”.


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