Cattedrale - 2 febbraio 1999
1. “Quando venne il tempo della purificazione secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore”. Con queste semplici parole l’evangelista Luca descrive il divino Mistero che stiamo celebrando. Esso consiste nell’offerta di Gesù fatta nel tempio da Maria e Giuseppe. Luca non pone tanto l’accento sulla purificazione della puerpera, di Maria, ma sull’offerta della vita di Gesù al Padre nel tempio. Ed è assai significativa la circostanza che questa offerta venga compiuta quaranta giorni dopo la nascita del Verbo nella nostra natura mortale. Per l’evangelista, “i quaranta giorni che precedono la presentazione del Bambino Gesù al Signore nel tempio sono gli stessi quaranta giorni che intercorrono fra la risurrezione e l’ascensione (cfr. At.1,3) e che precedono la presentazione definitiva del Risorto, il Cristo vivente, al Padre nel santuario celeste, nella gloria. Gesù, portato dai genitori al tempio a quaranta giorni dalla nascita, anticipa profeticamente il suo ritorno al Padre a quaranta giorni dalla risurrezione” (E.Bianchi): prefigura il suo definitivo ingresso nel santuario celeste, “procurandoci così una redenzione eterna” (Eb. 9,12).
Quest’offerta che Gesù fa di se stesso per le mani di Maria e Giuseppe, porta a compimento l’antica profezia di Malachia, che avete ascoltato nella prima lettura. Solo quando “entrerà nel tempio il Signore”, aveva già detto il profeta,sarà possibile all’uomo “offrire al Signore un’oblazione secondo giustizia”. L’offerta di Cristo rende possibile all’uomo, ad ogni uomo, l’offerta di se stesso. La parola profetica ci introduce in una verità centrale della nostra fede, particolarmente capace di illuminare il significato della nostra celebrazione. E’la seguente: ciò che è accaduto in Cristo, si ri-produce in ciascuno di noi. Non solo nel senso che ciascuno di noi deve imitare ciò che Cristo ha fatto: l’esemplarità di Cristo non significa in primo luogo un rapporto estrinseco di somiglianza o di imitazione. Si tratta del mistero della nostra chiamata ad essere in Lui. Come quando uno scultore si mette a scolpire una statua, dà forma al marmo secondo l’idea o progetto che ha in mente, così il Padre quando ci ha creati ci ha plasmati e configurati in Cristo e secondo Cristo. La sua offerta al tempio prefigura il suo sacrificio sulla croce, mediante il quale è divenuto sorgente di vita nuova. Ogni cristiano è chiamato a riprodurre in sé questo mistero. Come scrive un Padre della Chiesa, S.Massimo il Confessore: “Chi ha compreso il mistero della croce… ha compreso il significato [di tutte le creature]; chi, inoltre, è stato iniziato all’ineffabile potenza della Risurrezione, ha conosciuto lo scopo in vista del quale Dio ha creato in principio tutto” (cfr. Capita theologica et oeconomica I,66). E’ per questo che l’apostolo Paolo ci insegna: “Vi esorto, dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio: è questo il vostro culto spirituale” (Rom. 12,1).
2. Questa sera la nostra Chiesa, in comunione piena con tutte le Chiesa Cattoliche, loda il Padre di ogni grazia proprio perché dall’offerta di Cristo, prefigurata nella presentazione al tempio, è fiorita l’offerta che dei loro corpi hanno fatto le vergini e i vergini: dei loro corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio. Nella vostra persona, carissimi consacrati, noi contempliamo in tutto il suo splendore ciò che celebriamo sacramentalmente nell’Eucaristia: l’amore di Cristo che dona se stesso. Assieme agli sposi cristiani, voi siete di questo amore il frutto più prezioso.
Contempliamo questa preziosità, perché salga questa sera più gioiosa la nostra lode e più sentito il nostro ringraziamento. La donazione che voi fate a Cristo di un cuore indiviso, vi rende capaci di amare ogni persona di un amore unico e pieno. Avendo messo a disposizione di Cristo la vostra persona nella forma radicale propria dei consigli evangelici, avete aperto, per così dire, dentro a questo mondo lo spazio perché l’amore di Cristo raggiunga ogni persona. E’ la Chiesa nel suo insieme, certamente, ad essere il «segno efficace» del Regno di Dio dentro a questo mondo. Ma la parte veramente santa della Chiesa, il suo nucleo soprannaturale, per così dire, è formato da quelle donne ed uomini che hanno messo la loro vita intera a disposizione del Regno di Dio, in un’attitudine di amore che prende forma nella verginità consacrata. In voi, noi vediamo la Chiesa nella sua «forma più pura»: un tentativo continuo di prolungare lungo tutti i secoli la vita apostolica, quale fu vissuta alle origini della Chiesa.
Ecco perché questa sera vogliamo dirvi semplicemente questo: come è bello, come è bene che voi ci siate! Senza di voi la Chiesa non sarebbe.
Vi ripongo tutti e ciascuno sull’altare: perché sia grande la vostra offerta. Come dice l’apostolo sia sacrificio vivente in quanto porta in sé Cristo che è la vita; sia sacrificio santo perché vi abita lo Spirito Santo; sia sacrificio gradito perché libero dai peccati e dai vizi. A misura della donazione di Cristo.
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