Dai Discorsi di san Francesco di Sales.
Sermon pour le 17e dim. après la Pent. Œuvres. Annecy, 1897, t.IX, 199-201.
Amare Dio con tutto il cuore non significa forse amarlo con tutto il nostro amore? Ma deve essere un amore infocato. Ne segue che non dobbiamo amare molte altre cose, almeno non con affetto privilegiato. Amare Dio con tutta l'anima vuole dire dedicarsi con tutto se stesso nell'esercizio del suo amore, cioè amare Dio di un amore puro e semplice.
Amarlo con tutta la mente equivale a fissare in lui i nostri pensieri quanto più spesso è possibile. Amarlo con tutte le forze significa nutrire per Dio un affetto saldo, costante, generoso, che non si lascia mai abbattere, ma è sempre perseverante. Amarlo con tutto quello che siamo è abbandonargli tutto l'essere per rimanere totalmente soggetti all'obbedienza del suo amore.
Da quale segno potrete riconoscere se amate Dio come ho appena descritto? Vi darò alcune prove infallibili. La prima consiste nel provare una gran gioia a stare alla sua presenza, giacché sapete bene come l'amore cerchi sempre la presenza di colui che ama. L'amore - secondo Dionigi - tende all'unione; quando l'amore è puro (e solo di questo intendo parlare) unisce in modo per così dire inseparabile i cuori di quelli che si amano.
L'amore è vincolo di perfezione: vincolo, ossia qualcosa che non può essere disfatto. Se davvero amate Dio, sarete molto solleciti a ricercarne la presenza per unirvi sempre di più alla sua bontà, non tanto per la consolazione che se ne ricava, ma semplicemente per appagare la sua brama che a questo anela: cercherete il Dio di ogni consolazione e non le consolazioni di Dio.
Gli amanti cercano sempre di parlare segretamente, sebbene quello che hanno da dirsi non siano segreti o qualcosa da considerare segreti. Lo stesso avviene in questa santa dilezione: l'amante fedele cerca, con ogni possibile mezzo, di incontrare dovunque tutto solo il Diletto, per lanciargli in cuore qualche freccia delle sua passione amorosa e offrirgli qualche piccolo attestato del suo affetto. Magari sarà soltanto per dirgli: "Sei tutto mio e io sono tutto tuo".
Un altro segno consiste nel fatto che il vero amore è indiviso e non si fissa in altro. Lo sapete bene: quando il nostro sentimento abbraccia molti oggetti insieme, si svilisce perdendo in forza e completezza.
Il terzo segno, quello prioritario, per conoscere se il vostro amore per Dio è solido, consiste nell'amare anche il prossimo. L'apostolo Giovanni ci assicura: Se uno dicesse: “Io amo Dio”, e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Ma come amare il prossimo, con quale carità? E me lo domandate? Con l'amore stesso con cui Dio ci ama, giacché dobbiamo attingere la carità dal seno dell'eterno Padre, se vogliamo che sia quale deve essere.
Ovviamente si tratta di un amore saldo, invariabile, incapace di perdersi in quisquilie o di fissarsi sulle caratteristiche delle persone; perciò non è soggetto a mutamenti, ad avversioni interpersonali, come solitamente è il nostro affetto vicendevole che si affloscia davanti a uno sguardo freddo o poco corrispondente al nostro umore. Nostro Signore ci ama senza rompere il suo rapporto con noi e sopporta in noi difetti e imperfezioni, pur senza gradirli e tanto meno favorirli.
In conclusione, dobbiamo imitare la carità del Signore nei rapporti con i fratelli. Non stanchiamoci mai di sopportarli, pur evitando con cura di favorire o di amare le loro imperfezioni. Cercheremo invece di aiutarli a distruggerle nella misura che ci sarà possibile, seguendo l'azione della Bontà divina.
Ma Dio ci ama per il cielo, per cui l'anima gli sta più a cuore del corpo: lo stesso dobbiamo fare noi. Amare il prossimo in vista dell'eternità significa procuragli grazie e benedizioni mediante la preghiera, spronandolo all'esercizio delle vere virtù tramite le parole e l'esempio.
Perciò ci rallegreremo per i doni che Dio concede ai nostri fratelli in grazie e benedizioni spirituali molto più vivamente dei beni caduchi che essi potranno ottenere, come onori, ricchezza e altri effimeri vantaggi
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