21 dicembre





Corro per la via dei tuoi comandamenti, [Signore,]
perché hai dilatato il mio cuore

(Sal 118,32)




Lc 1,39-45

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».







IL COMMENTO

Il Signore viene a visitarci. E viene a noi sempre attraverso una carne ben concreta. Il seno purissimo di Maria, tabernacolo della presenza di Dio tra noi. E' sempre Lei che ci visita, ambasciatrice dell'amore di Dio. E' Lei che ci dona il Signore, celato nelle Sue castissime viscere. Lei è l'immagine più fedele della storia di salvezza che Dio ha preparato per ogni uomo. Per noi. Da sempre. E oggi. E domani. Per sempre.

Dio incarnato, Dio adagiato nel seno d'una donna, Dio disceso alla nostra vita, Dio che visita e impregna le nostre ore. Dio incarnato nelle nostre carni incamminate nella storia. Maria è lo specchio fedele di quel che accade ogni giorno nelle nostre povere vite. In noi è già seminato il miracolo d'una vita celeste, come lo fu Giovanni per Elisabetta. Proprio ora è vivo in noi qualcosa che le nostre forze, le nostre opere, i nostri desideri non hanno avuto il potere di generare. Sterili siamo, come ogni uomo, incapaci di darci vita, e di donarla. Sterili per accogliere la Grazia. Come Elisabetta intuiamo ma abbiamo bisogno d'una visita perchè il miracolo di Grazia si schiuda in un canto di lode.

Viviamo l'amore di Dio dentro di noi, ne sentiamo spesso tutta la portata soprannaturale, proprio come una donna incinta vive ogni cosa in modo particolare, come afferrata da una presenza interna, misteriosa che le appartiene e, allo stesso tempo, le sfugge. E noi con Elisabetta abbiamo bisogno di Maria. E Maria è la Chiesa, il Suo saluto che risuona nel profondo è l'annuncio che il nostro cuore attende senza posa. La Parola capace di sciogliere in noi quel che, da sempre, la Grazia ha seminato. La Parola che muove in noi la Vita in un sussulto di gioia. E' l'annuncio che desta la gioia: Dio s'è fatto carne nella nostra carne, proprio nelle vicende che ci visitano per coinvolgerci, la storia nostra di ogni giorno. Maria, il mistero della nostra vita racchiuso nella dolcissima fanciulla di Nazaret. Nella storia l'eco dell'annuncio della Chiesa.

Ed è vero che fuori della Chiesa non v'è salvezza, perchè in ogni istante della storia che scorre dentro ogni angolo della terra risuona la Parola, unica, di salvezza, Cristo Gesù, nascosto nel seno verginale di Maria, Madre della Chiesa e Madre nostra. La Chiesa, con la sua voce, abbraccia l'universo in attesa della salvezza. La storia è il tabernacolo del Figlio incarnato. Da quel giorno a Nazaret quando Dio ha deposto il Suo seme nel seno di Maria, nulla è più lo stesso. Tutta la storia, passata, presente e futura è stata inondata d'una Grazia nuova, e tutte le cose son state rinnovate, e il Signore, l'Emmanuele, ha preso dimora in ogni istante del tempo.

Tutto di noi dunque, miracolosamente, è stato santificato, salvato, redento. Il mistero nascosto agli angeli è stato svelato, l'uomo è salvo. La vita non è più una corsa verso la morte. Il Cielo s'è dischiuso dinnanzi ad ogni uomo. Ogni esistenza, anche quella che appare più distrutta dal peccato, anche quella che odora di morte, tutte sono pronte ormai per essere salvate. Scriveva san Gregorio di Nissa: « L'uomo che, tra gli esseri, non conta nulla, che è polvere, erba, vanità, una volta che è adottato dal Dio dell'universo come figlio, diventa familiare di questo Essere, la cui eccellenza e grandezza nessuno può vedere, ascoltare e comprendere. Con quale parola, pensiero o slancio dello spirito si potrà esaltare la sovrabbondanza di questa grazia? L'uomo sorpassa la sua natura: da mortale diventa immortale, da perituro imperituro, da effimero eterno, da uomo diventa dio» (Sulle beatitudini, Sermone VII).

Un annuncio, una parola, la visita di Maria e quel che era perduto sarà riscattato. I passi veloci della Figlia di Sion sul crinale delle montagne di Giuda sono i passi urgenti degli apostoli di ogni tempo. I passi degli eventi stessi che abbracciano ogni uomo in un saluto di Pace sono nient'altro che la rivelazione del progetto di Dio. "Infatti io so i pensieri che medito per voi», dice il Signore: «pensieri di pace e non di male, per darvi un avvenire e una speranza" (Ger. 29,11).

Shalom! Il saluto di Maria che sveglia la gioia nel seno di Elisabetta. Pace! Il saluto di Maria che ridesta la gioia che abbiamo dimenticato tra le tristezze di ciò che ormai pensiamo come perso irrimediabilmente. La gioia della risurrezione di tutto quello che in noi era morto. La risurrezione della speranza. La storia nostra di oggi, e di ogni giorno, ci arriva al cuore attraverso il saluto di Maria. "La maternità della Chiesa è riflesso dell’amore premuroso di Dio, di cui parla il profeta Isaia: “Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò; a Gerusalemme sarete consolati” (Is 66,13). Una maternità che parla senza parole, che suscita nei cuori la consolazione, una gioia intima, una gioia che paradossalmente convive con il dolore, con la sofferenza. La Chiesa, come Maria, custodisce dentro di sé i drammi dell’uomo e la consolazione di Dio, li tiene insieme, lungo il pellegrinaggio della storia. Attraverso i secoli, la Chiesa mostra i segni dell’amore di Dio, che continua ad operare cose grandi nelle persone umili e semplici" (Benedetto XVI, 11 febbraio 2010). E tutto si illumina, il passato ci ha preparato a questo incontro, ed è questo quello che davvero conta. Anche le debolezze, anche i peccati brillano d'una luce nuova nell'ascoltare la voce di Maria. La stessa del Figlio risorto: Pace a voi! Si, la nostra carne, la nostra storia sono la dimora di Dio, il Cielo sulla terra perchè tutto quello che di noi appartiene alla terra giunga, un giorno, in Cielo.






Evangelio según San Lucas 1,39-45.
En aquellos días, María partió y fue sin demora a un pueblo de la montaña de Judá.
Entró en la casa de Zacarías y saludó a Isabel.
Apenas esta oyó el saludo de María, el niño saltó de alegría en su seno, e Isabel, llena del Espíritu Santo,
exclamó: "¡Tú eres bendita entre todas las mujeres y bendito es el fruto de tu vientre!
¿Quién soy yo, para que la madre de mi Señor venga a visitarme?
Apenas oí tu saludo, el niño saltó de alegría en mi seno.
Feliz de ti por haber creído que se cumplirá lo que te fue anunciado de parte del Señor".


COMENTARIO

El Señor viene a visitarnos. Y siempre viene a nosotros en una carne bien concreta. El seno purisimo de Maria, tabernáculo de la presencia de Dios entre nosotros. Siempre es Ella que nos visita, embajadora del amor de Dios. Es Ella que nos dona el Señor, oculto en Sus castas entrañas. Ella es la imagen más fiel de la historia de salvación que Dios ha preparado para cada hombre. Por nosotros. Desde siempre. Y hoy. Y mañana. Para siempre.

Dios encarnado, Dios acostado en el seno de una mujer, Dios descendido a nuestra vida, Dios que visita e impregna nuestras horas. Dios encarnado en nuestras carnes encaminadas en la historia. Maria es el espejo fiel de lo que cada día ocurre en nuestras pobres vidas. En nosotros ya está sembrado el milagro de una vida celestial, como lo fue Juan para Isabel. Ahora mismo está vivo en nosotros algo que nuestras fuerzas, nuestras obras, nuestros deseos no han tenido el poder de engendrar. Estériles somos, como cada hombre, incapaces de darnos vida, y de donarla. Estériles para acoger a la Gracia. Cómo Isabel intuimos de llevar algo maravilloso, pero necesitamos una visita porque el milagro de Gracia brote en un canto de alabanza.

Vivimos el amor de Dios dentro de nosotros, a menudo sentimos de ello todo el alcance sobrenatural, justo como una mujer embarazada vive cada cosa de modo particular, como agarrada por una presencia interior, misteriosa que le pertenece y, al mismo tiempo, les escapa. Y nosotros con Isabel necesitamos Maria. Y Maria es la Iglesia, Su saludo que resuena en el profundo es el anuncio que nuestro corazón espera incesantemente. La Palabra capaz de desatar en nosotros lo que, desde siempre, la Gracia ha sembrado. La Palabra que mueve en nosotros la Vida en un brinco de alegría. Es el anuncio que despierta la alegría: Dios se ha hecho carne en nuestra carne, justo en los hechos que nos visitan para implicarnos, nuestra historia de cada día, Maria, el misterio de nuestra vida encerrado en la dulce niña de Nazaret. En la historia el eco del anuncio de la Iglesia.

Y es verdad que fuera no de la Iglesia hay salvación, porque en cada instante de la historia que corre dentro de cada rincón de la tierra resuena la Palabra, única, de salvación, Cristo Jesús, escondido en el seno virginal de Maria, Madre de la Iglesia y Madre nuestra. La Iglesia, con su voz, abraza el universo en espera de la salvación. La historia es el tabernáculo del Hijo encarnado. Desde aquel día en Nazaret cuando Dios ha depuesto Su semilla en el seno de Maria, nada ya es lo mismo. Toda la historia, pasada, presente y futura ha sido inundada de una Gracia nueva y todas las cosas han sido renovadas, y el Señor, el Emmanuel, ha tomado morada en cada instante del tiempo.

Todo de nosotros pues, milagrosamente, ha sido santificado, salvado, rescatado. El misterio escondido a los ángeles ha sido desvelado, el hombre es salvo. La vida ya no es una carrera hacia la muerte. El Cielo se ha entreabierto frente a cada hombre. Cada existencia, también la que aparece más destruida por el pecado, también la que huele de muerte, todas ya están listas para ser salvadas. Escribió san Gregorio de Nisa: "El hombre que, entre los seres, no cuenta nada, que es polvo, hierba, vanidad, cuando es adoptado por el Dios del universo como hijo, llega a ser familiar de este Ser, cuya excelencia y grandeza nadie puede ver, escuchar y comprender. ¿Con qué palabra, pensamiento o impulso del espíritu se podrá exaltar la sobreabundancia de esta gracia? El hombre sobrepasa su naturaleza: de mortal se hace inmortal, de perecedero imperecedero, de efímero eterno, de hombre se hace dios". (Sobre las beatitudes, Sermón VII).

Un anuncio, una palabra, la visita de Maria y lo que estuvo perdido será rescatado. Los pasos veloces de la Hija de Sión sobre la cima de las montañas de Judas son los pasos urgentes de los apóstoles de cada tiempo. Los pasos de los acontecimientos mismos que abrazan cada hombre en un saludo de Paz son la revelación del proyecto de Dios. "En efecto yo sé los pensamientos que medito por vosotros", dice el Señor: "pensamientos de paz y no de mal, para daros un futuro lleno de esperanza" (Ger. 29,11).

¡Shalom! El saludo de Maria que despierta la alegría en el seno de Isabel. ¡Paz! El saludo de Maria que despierta la alegría que ya hemos olvidado entre las tristezas de lo que pensamos como perdido irremediablemente. La alegría de la resurrección de todo lo que murió en nosotros. La resurrección de la esperanza. Nuestra historia de hoy, y de cada día, nos llega, rescatada, al corazón por el saludo de Maria. "La maternidad de la Iglesia es reflejo del amor solícito de Dios, del que habla el profeta Isaías: "Como una madre consuela a un hijo, así os consolaré; en Jerusalén seréis consolados" (Is 66, 13). Una maternidad que habla sin palabras, que suscita en los corazones el consuelo, una alegría íntima, un gozo que paradójicamente convive con el dolor, con el sufrimiento. La Iglesia, como María, custodia dentro de sí los dramas del hombre y el consuelo de Dios, los mantiene unidos a lo largo de la peregrinación de la historia. A través de los siglos, la Iglesia muestra los signos del amor de Dios, que sigue obrando maravillas en las personas humildes y sencillas" (Benedicto XVI, 11 febrero 2010). Y todo se ilumina, el pasado nos ha preparado a este encuentro, y es eso lo que de veras cuenta. También las debilidades, también los pecados brillan de una luz nueva en el escuchar la voz de Maria. La misma del Hijo resucitado: ¡Paz a vosotros! Sì, nuestra carne, nuestra historia son la morada de Dios, el Cielo sobre la tierra porque todo lo que de nosotros pertenece a la tierra llegue, un día, al Cielo.






Sant'Ambrogio (circa 340-397), vescovo di Milano e dottore della Chiesa
Commento sul vangelo di Luca 19-21 ; SC 45, p. 81-82

« Maria si mise in viaggio verso la montagna »

Appena Maria ebbe saputo della maternità di sua cugina Elisabetta, vecchia e sterile, si avviò in fretta verso la montagna. Non perché fosse incredula della profezia o incerta dell'annunzio, o dubitasse della prova, ma perché era lieta della promessa e desiderosa di compiere devotamente un servizio, con lo slancio che le veniva dall'intima gioia. Dove ormai, ricolma di Dio, poteva affrettarsi ad andare se non verso l'alto ? La grazia dello Spirito Santo non comporta lentezze.

Imparate anche voi quanta premura dovete manifestare alle donne della vostra casa che sono in procinto di essere madri. Maria fino a quel momento aveva vissuto da sola nel più rigoroso ritiro ; eppure il suo pudore verginale non le ha impedito di apparire in pubblico, né la ripidezza delle montagne di attuare il suo disegno, né la lunghezza del cammino di rendere servizio. Verso le alture, la Vergine si affretta, lei che pensa solo a servire e dimentica la sua fatica, lei che trova la forza nella carità, nonostante la debolezza della sua condizione. Maria lascia la sua casa e si avvia verso le alture... Rimase da sua cugina circa tre mesi, non per il gusto di abitare presso altri, ma perché essendo venuta per rendere un servizio, aveva a cuore questo servizio.






Santa Teresa del Niño Jesús (1873-1897), carmelita descalza, doctora de la Iglesia
Poesía «Porqué te amo, María», estrf. 4-7

« El poderoso ha hecho obras grandes por mí» (Lc 1,49)

Te amo cuando proclamas que eres la sierva del Señor,
del Señor a quien tú con tu humildad cautivas. (Lc 1,38)
Esta es la gran virtud que te hace omnipotente
y a tu corazón lleva la Santa Trinidad.
Entonces el Espíritu, Espíritu de amor, te cubre con su sombra, (Lc 1,35)
y el Hijo, igual al Padre, se encarna en ti...
¡Muchos habrán de ser sus hermanos pecadores
para que se le llame: Jesús, tu primogénito! (Lc 2,7)
María, tú lo sabes: como tú, no obstante ser pequeña,
poseo y tengo en mí al todopoderoso.
Mas no me asuste mi gran debilidad,
pues todos los tesoros de la madre son también de la hija,
y yo soy hija tuya, Madre mía querida.
¿Acaso no son mías tus virtudes y tu amor también mío?
Así, cuando la pura y blanca Hostia baja a mi corazón,
tu Cordero, Jesús, sueña estar reposando en ti misma, María.
Tú me haces comprender, que no me es imposible
caminar tras tus huellas, ¡oh Reina de los santos!.
Nos hiciste visible el estrecho camino que va al cielo
con la constante práctica de virtudes humildes.
Imitándote a ti, permanecer pequeña es mi deseo,
veo cuán vanas son las riquezas terrenas.
Al verte ir presurosa a tu prima Isabel,
de ti aprendo, María, a practicar la caridad ardiente.
En casa de Isabel escucho, de rodillas,
el cántico sagrado, ¡oh Reina de los ángeles!,
que de tu corazón brota exaltado (Lc 1,46s)
Me enseñas a cantar los loores divinos,
a gloriarme en Jesús, mi Salvador.
Tus palabras de amor son las místicas rosas
que envolverán en su perfume vivo a los siglos futuros.
En ti el Omnipotente obró sus maravillas,
yo quiero meditarlas y bendecir a Dios.






DISCORSO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI

Grotta della Madonna di Lourdes nei Giardini Vaticani
Giovedì, 31 maggio 2007



Che cosa ha spinto Maria, giovane ragazza, ad affrontare quel viaggio? Che cosa, soprattutto, l'ha spinta a dimenticare se stessa, per spendere i primi tre mesi della sua gravidanza al servizio della cugina bisognosa di assistenza? La risposta sta scritta in un Salmo: Corro per la via dei tuoi comandamenti, [Signore,] / perché hai dilatato il mio cuore (Sal 118,32). Lo Spirito Santo, che rese presente il Figlio di Dio nella carne di Maria, dilatò il suo cuore alle dimensioni di quello di Dio e la spinse sulla via della carità. La Visitazione di Maria si comprende alla luce dell’evento che immediatamente precede nel racconto del Vangelo di Luca: l'annuncio dell'Angelo e il concepimento di Gesù ad opera dello Spirito Santo.

Lo Spirito scese sulla Vergine, la potenza dell'Altissimo stese su di Lei la sua ombra (cfr Lc 1,35). Quello stesso Spirito la spinse ad alzarsi e a partire senza indugio (cfr Lc 1,39), per essere di aiuto all'anziana parente. Gesù ha appena incominciato a formarsi nel seno di Maria, ma il suo Spirito ha già riempito il cuore di Lei, così che la Madre inizia già a seguire il Figlio divino: sulla via che dalla Galilea conduce in Giudea è lo stesso Gesù a spingere Maria, infondendole lo slancio generoso di andare incontro al prossimo che ha bisogno, il coraggio di non mettere avanti le proprie legittime esigenze, le difficoltà, le preoccupazioni, i pericoli per la sua stessa vita. E’ Gesù che l’aiuta a superare tutto lasciandosi guidare dalla fede che opera mediante la carità (cfr Gal 5,6).

Meditando questo mistero, noi vediamo bene che cosa significhi che la carità cristiana è una virtù teologale. Vediamo che il cuore di Maria è visitato dalla grazia del Padre, è permeato dalla forza dello Spirito e spinto interiormente dal Figlio; vediamo cioè un cuore umano perfettamente inserito nel dinamismo della Santissima Trinità. Questo movimento è la carità, che in Maria è perfetta e diventa modello della carità della Chiesa, come manifestazione dell'amore trinitario (cfr Enc. Deus caritas est, 19).

Ogni gesto di amore genuino, anche il più piccolo, contiene in sé una scintilla del mistero infinito di Dio: lo sguardo di attenzione al fratello, il farsi vicino a lui, la condivisione del suo bisogno, la cura delle sue ferite, la responsabilità per il suo futuro, tutto, fin nei minimi dettagli, diventa teologale quando è animato dallo Spirito di Cristo. Ci ottenga Maria il dono di saper amare come Lei ha saputo amare.




PALABRAS DEL PAPA BENEDICTO XVI
AL FINAL DEL REZO DEL ROSARIO EN LOS JARDINES VATICANOS

Jueves 31 de mayo de 2007

¿Qué impulsó a María, una joven, a afrontar aquel viaje? Sobre todo, ¿qué la llevó a olvidarse de sí misma, para pasar los primeros tres meses de su embarazo al servicio de su prima, necesitada de ayuda? La respuesta está escrita en un Salmo: "Corro por el camino de tus mandamientos (Señor), pues tú mi corazón dilatas" (Sal 118, 32). El Espíritu Santo, que hizo presente al Hijo de Dios en la carne de María, ensanchó su corazón hasta la dimensión del de Dios y la impulsó por la senda de la caridad.

La Visitación de María se comprende a la luz del acontecimiento que, en el relato del evangelio de san Lucas, precede inmediatamente: el anuncio del ángel y la concepción de Jesús por obra del Espíritu Santo. El Espíritu Santo descendió sobre la Virgen, el poder del Altísimo la cubrió con su sombra (cf. Lc 1, 35). Ese mismo Espíritu la impulsó a "levantarse" y partir sin tardanza (cf. Lc1, 39), para ayudar a su anciana pariente.

Jesús acaba de comenzar a formarse en el seno de María, pero su Espíritu ya ha llenado el corazón de ella, de forma que la Madre ya empieza a seguir al Hijo divino: en el camino que lleva de Galilea a Judea es el mismo Jesús quien "impulsa" a María, infundiéndole el ímpetu generoso de salir al encuentro del prójimo que tiene necesidad, el valor de no anteponer sus legítimas exigencias, las dificultades y los peligros para su vida. Es Jesús quien la ayuda a superar todo, dejándose guiar por la fe que actúa por la caridad (cf. Ga 5, 6).

Meditando este misterio, comprendemos bien por qué la caridad cristiana es una virtud "teologal". Vemos que el corazón de María es visitado por la gracia del Padre, es penetrado por la fuerza del Espíritu e impulsado interiormente por el Hijo; o sea, vemos un corazón humano perfectamente insertado en el dinamismo de la santísima Trinidad. Este movimiento es la caridad, que en María es perfecta y se convierte en modelo de la caridad de la Iglesia, como manifestación del amor trinitario (cf. Deus caritas est, 19).

Todo gesto de amor genuino, incluso el más pequeño, contiene en sí un destello del misterio infinito de Dios: la mirada de atención al hermano, estar cerca de él, compartir su necesidad, curar sus heridas, responsabilizarse de su futuro, todo, hasta en los más mínimos detalles, se hace "teologal" cuando está animado por el Espíritu de Cristo.

Que María nos obtenga el don de saber amar como ella supo amar.




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