Mercoledì della II settimana del Tempo Ordinario







Dal Vangelo secondo Marco 3,1-6.

Entrò di nuovo nella sinagoga. C'era un uomo che aveva una mano inaridita, e lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato per poi accusarlo. Egli disse all'uomo che aveva la mano inaridita: «Mettiti nel mezzo!». Poi domandò loro: «E' lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt'intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell'uomo: «Stendi la mano!». La stese e la sua mano fu risanata. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.





IL COMMENTO


“Alzati e mettiti in mezzo!”. La parola “alzati” è la stessa usata per "risuscitare". Questo pover'uomo è incapace di tutto, come quando si dice "sono come senza una mano", prendere, scrivere, guidare, mangiare, ogni relazione compromessa, tutto terribilmente difficile, ma una cosa non gli è impedita. La sua infermità non gli preclude l'obbedienza. Per quanto deboli, aridi, insensibili, incapaci, per quanto i peccati, le sofferenze, le difficoltà, le debolezze ci ostacolino e ci blocchino non ci impediscono l'obbedienza. E si risuscita per obbedienza. Gesù ha obbedito ed è entrato nella morte, per vincerla e consegnarci gratuitamente l'obbedienza per risorgere. "Alzati e mettiti nel mezzo!", quell'uomo non ha fatto altro che obbedire, ascoltare ed obbedire. Ed è risuscitato. Obbedire dunque è il cammino alla risurrezione, alla libertà, al recupero di una vita piena, da spendere in tutte le sue immense potenzialità. A noi l'obbedienza: stendere la mano e mettersi nel mezzo. A Gesù il potere di risuscitare, di perdonare e rendere fecondo ciò che è arido.

Il cammino alla resurrezione ci conduce ad essere posti in mezzo, come Gesù, preso in mezzo, e poi crocifisso in mezzo ai due ladroni! In mezzo per svelare il cuore di ogni uomo. Ma non si tratta del nostro cercare di stare al centro dell'attenzione, dei discorsi, degli affetti degli altri, facendo buona mostra della propria presunta parte migliore. Si tratta dell'esatto contrario, di essere posti nel mezzo affinchè si veda bene la mano sterile che guarisce per l'opera di Dio, la ferita sanata dalla misericordia. Come Gesù che tutti hanno potuto vedere crocifisso, uomo dei dolori, come uno davanti al quale ci si copre il volto. Perchè doveva essere evidentela risurrezione proprio attraverso la certezza della crocifissione. Lo stesso Uomo crocifisso era l'Uomo resuscitato. Così Dio sceglie la sterilità, la piccolezza, la debolezza, ma anche il peccatore, Giacobbe e non Esaù ad esempio, Pietro, il traditore. Dio sceglie il nulla per mostrare che cosa significhi il sabato, il giorno in cui nulla si fa perchè fa tutto Dio.

"E' lecito in giorno di sabato salvare una vita o toglierla, fare il bene o il male?" Una vita o si salva o si toglie. In giorno di sabato, pur rispettando ogni prescrizione, si può fare il bene come il male, e non dipende dalla Legge, è una questione di cuore. Il sabato è per l'uomo, è il riposo che Dio dona a chi ha sperimentato, durante la settimana, la durezza della vita, la conseguenza del peccato di Adamo. Il sabato è l'alleanza che Dio rinnova costantemente con il suo Popolo, immagine delle nozze messianiche. Il sabato è santo e tutto rende santo, tutto assorbe nella sua gratuità. Eppure può essere sporcato dall'ipocrisia. Gesù, scoccando la domanda, penetra sino al fondo del cuore, laddove non ci si può nascondere. Il sabato è vita, ma può tramutarsi in fonte di morte e di male. Il sabato è così anche immagine d'ogni uomo creato per la libertà e la gratuità della comunione con Dio che, ingannato, è precipitato nella fossa dell'ipocrisia, il lievito dei farisei che fermenta e avvelena l'esistenza sino a stravolgerla. Come è stravolto il sabato. E Lui mostra, attraverso la mano inaridita, la vita arida senza l'acqua della vita che conduciamo, cosa significhi fare il bene e salvare una vita, vivere e dare compimento al sabato, alla volontà d'amore del Padre.

Gesù ci mette in mezzo. Anche questo è parte della nostra elezione. Semplicemente "messi in mezzo". I nostri difetti, le nostre debolezze, i nostri peccati. Anche quelli. Segno di contraddizione, chiamati nella Sua misericordia e mandati perchè appaia la luce della verità. La nostra vita acquista senso anche in questa missione del tutto paricolare. Le nostre ferite sono il luogo della misericordia di Dio, ma anche il segno su cui sono pronte ad infrangersi le ipocrisie e le astuzie del demonio, sia esso travestito da uomo religioso o da anticlericale e mangiapreti.

Per questo la nostra vita è come la mangiatoia dove è deposto Dio fatto uomo, la nostra carne povera, debole, ferita è la pietra scartata dai costruttori di questo mondo senza Dio, novella Babele lanciata in un abisso di incomprensione e di distruzione. La nostra vita, quella di oggi ad esempio, è una porta spalancata sul Signore, il preludio alla Sua opera. Perchè il mondo creda, i piccoli siano consolati, i poveri evangelizzati. Spesso vorremmo nasconderci, desidereremmo che i nostri difetti venissero cancellati e occultati, e invece, sembra che qualcuno ci trascini là in mezzo. Cristiani e nevrotici. Cristiani e debolissimi. Proprio così. Poveri e santi. Peccatori e amati. In mezzo perchè brilli, tra l'ipocrisia e la menzogna, l'unica verità capace di salvare, l'amore infinito di Dio per ogni uomo. Di cui noi portiamo le stigmate. Salvate e benedette nella misericordia di Cristo.

Le stigmate sono il segno prodigioso dell'essere stati curati, della salvezza. Non possono rimanere celate, come fu per Padre Pio e per San Francesco. Come fu per Gesù dopo la risurrezione, quando le stesse stigmate furono i segni attraverso i quali provava agli apostoli la risurrezione della sua carne, il perdono dei peccati. Quelle ferite che provano che proprio quella carne lì era stata crocifissa, trapassata dai peccati, e che proprio quella carne lì aveva vinto sul peccato. Quelle ferite di Gesù, nelle quali è tatuata la nostra vita, dove sono segnati i nostri nomi, quelle ferite sono la prova che Lui ha perdonato, che i nostri peccati, le aridità sono stati vinti e spazzati via. Sono la memoria dell'amore. Il segno che nel sabato della tomba, nella sepoltura e nella discesa agli inferi, aveva mostrato la liceità di sanare, perchè, compiendo il precetto assoluto di non far nulla - non vi è nulla di più assolutamente inattivo di un morto - proprio nel compimento del precetto ha sanato, ridato vita. L'opera di Gesù si manifesta così in ciascuno di noi, posto nel mezzo. Le nostre stigmate sono le sue, luminose del suo amore. Nella sua mano stesa sulla Croce si stende la nostra mano arida, verso di Lui e verso il mondo.








Evangelio según San Marcos 3,1-6.


Jesús entró nuevamente en una sinagoga, y había allí un hombre que tenía una mano paralizada.
Los fariseos observaban atentamente a Jesús para ver si lo curaba en sábado, con el fin de acusarlo.
Jesús dijo al hombre de la mano paralizada: "Ven y colócate aquí en el medio".
Y les dijo: "¿Está permitido en sábado hacer el bien o el mal, salvar una vida o perderla?". Pero ellos callaron.
Entonces, dirigiendo sobre ellos una mirada llena de indignación y apenado por la dureza de sus corazones, dijo al hombre: "Extiende tu mano". El la extendió y su mano quedó curada.
Los fariseos salieron y se confabularon con los herodianos para buscar la forma de acabar con él.



COMENTARIO


"¡Levantate y ponte en el medio!". La palabra "levantar" es la misma usada para "resucitar". Este pobre hombre es incapaz de todo, como cuando se dice "estoy como sin una mano", tomar, escribir, conducir, comer, cada relación està comprometida, todo terriblemente difícil, pero una cosa no le es impedida. Su enfermedad no le cierra la obediencia. Por cuánto débiles, áridos, insensibles, incapaces, por cuánto los pecados, los sufrimientos, las dificultades, las debilidades nos obstaculicen y nos paren, no nos impiden la obediencia. Y se resucita por obediencia. Jesús ha obedecido y ha entrado en la muerte, para vencerla y entregarnos de gratis la obediencia para resucitar. "¡Levantate y ponte en el medio!", aquel hombre no ha hecho otro que obedecer. Y ha resucitado. Obedecer pues es el camino a la resurrección, a la libertad, a recobrar una vida plena, por gastar en todas sus inmensas potencialidades. A nosotros la obediencia: tender la mano y meterse en el medio. A Jesús el poder de resucitar, de perdonar y devolver fecundo lo que es árido.

El camino a la resurrección nos conduce a ser puestos en el medio como Jesús, crucifijado entre los dos ladrones. En medio para desvelar el corazón de cada hombre. Pero no se trata de nuestro tratar de estar al centro de la atención, de los discursos, de los afectos de los demas, haciendo buena exhibición de la nuestra presumida parte mejor. Se trata del exacto contrario, de ser puestos en el medio para que se vea bien la mano estéril que queda curada por la obra de Dios, la herida saneada por la misericordia. Cómo Jesús que todos han podido ver crucifijado, como uno ante quien se cubre el rostro. Porque tuvo que ser evidente la resurrección justo por la certeza de la crucifixión. El mismo Hombre crucificado era el Hombre resucitado. Así Dios elige la esterilidad, la pequeñez, la debilidad, pero también el pecador, Jacob en vez de Esaù por ejemplo, Pedro, el traidor. Dios escoge la nada para enseñar qué significas el sábado, el dia en que nada se hace porque todo lo hace Dios.

"¿Es lícito en día de sábado salvar una vida o quitarla, hacer el bien o el mal?" Una vida o se salva o se quita. En día de sábado, incluso respetando cada prescripción, se puede hacer el bien como el mal, y no depende de la Ley, es una cuestion de corazon. El sábado es para el hombre, es el descanso que Dios dona a quien ha experimentado, durante la semana, la dureza de la vida, la consecuencia del pecado de Adán. El sábado es la alianza que Dios renueva constantemente con su Pueblo, imagen de las bodas mesiánica. El sábado es santo y todo devuelve santo, todo absorbe en su gratuidad. Sin embargo puede ser ensuciado por la hipocresía. Jesús, disparando la pregunta, penetra hasta al fondo del corazón, donde nadie se puede esconder.

El sábado es vida, pero puede convertirse en manantial de muerte y de mal. El sábado también es imagen de cada hombre creado por la libertad y la gratuidad de la comunión con Dios y que, engañado, ha precipitado en el foso de la hipocresía, la levadura de los fariseos que fermenta y envenena la existencia hasta a pervertirla. Como es pervertido el sábado. Y Él enseña, a traves de la mano secada, imagen de la vida árida que conducimos, lo que significa hacer el bien y salvar una vida, vivir y dar cumplimiento al sábado, a la voluntad de amor del Padre.

Jesús nos pone en el medio. También ésta es parte de nuestra elección. Sencillamente "puestos en el medio." Nuestros defectos, nuestras debilidades, nuestros pecados. También aquéllos. Señales de contradicción, llamados en Su misericordia y mandatos porque aparezca la luz de la verdad. Nuestra vida también adquiere completamente sentido en esta misión especial. Nuestras heridas son el lugar de la misericordia de Dios, pero también la señal de que están listas a quebrantarse las hipocresías y las astucias del demonio, sea ello disfrazado por el hombre religioso o por el anticlerical.

Por eso nuestra vida es como el pesebre donde Dios hecho hombre es depuesto; nuestra carne pobre, débil, herida es la piedra descartada por los constructores de este mundo sin Dios, una Babel lanzada en un abismo de incomprensión y destrucción. Nuestra vida, la de hoy por ejemplo, es una puerta abierta hacia el Señor, el preludio a Su obra. Porque el mundo crea, los pequeños sean consolados, los pobres evangelizados. A menudo querríamos escondernos, desearíamos que nuestros defectos fueran borrados y ocultados, y en cambio, parece que alguien nos arrastra allì en el medio. Cristianos y neuroticos. Cristianos y débiles. Así somos. Pobres y santos. Pecadores y queridos. En el medio porque resplandezca, entre la hipocresía y la mentira, la única verdad capaz de salvar, el amor infinito de Dios para cada hombre. El amor de que llevamos los estigmas.

Los estigmas son la señal prodigiosa del haber sidos curados, sellos de la salvación. No pueden quedar ocultas, como ha sido para Padre Pio y por San Francisco. Como ha sido para Jesús resucitado, cuando enseño los estigmas como señales que atestiguaban la resurrección de la carne, el perdón de los pecados. Las herídas que prueban que justo aquella carne fue crucificada, traspasada por los pecados, y que justo aquella carne venció el pecado. Aquellas herídas de Jesús, en las que està tatuada nuestra vida, dónde estan imprimidos nuestros nombres, aquellas herídas son la prueba que Él nos ha perdonado, que nuestros pecados, las arideces han sido vencidas. Son la memoria del amor, la señal que en el sábado de la tumba, en la sepultura y en la bajada a los inferos, Jesus enseñó la licitud de sanear. Cumpliendo la regla absoluta de no hacer nada - no hay nada más absolutamente inactivo de un muerto - justo en el cumplimiento de la regla ha saneado, ha hecho el bien, ha salvado una y cada vida. La obra de Jesús se manifiesta así en cada uno de nosotros, puestos en el medio. Nuestros estigmas son las suyas, luminosas de su amor.
En su mano extendida en la Cruz se estiende nuestra mano paralizada, hacia El y hacia el mundo.





Melitone di Sardi ( ? - circa 195), vescovo
Omelia sulla Pasqua , 82-90 ; SC 123, 107

« I farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire »


Non avete visto Dio ; non avete riconosciuto il Signore ; non avete saputo che era proprio lui, il Primogenito di Dio, colui che è stato generato dal seno dell’aurora (Sal 109,3), colui che ha fatto sorgere la luce, che ha fatto brillare il giorno, separandolo dalle tenebre, che ha fissato i primi limiti, sospendendo la terra, disseccando l’abisso, spiegando il firmamento…, che ha creato gli angeli nel cielo, stabilendovi i troni, e ha plasmato l’uomo sulla terra. Ha scelto lui Israele e l’ha guidato da Adamo fino a Noè, da Noè ad Abramo, da Abramo ad Isacco e Giacobbe e ai dodici patriarchi. Ha condotto lui i vostri padri in Egitto e li ha protetti e nutriti. Li ha rischiarati con la colonna di fuoco e li ha ricoperti della nube, ha separato il Mar Rosso e li ha fatti attraversare. Lui ha dato loro la manna dal cielo, e li ha abbeverati dalla roccia, e ha dato loro la Legge e la terra promessa, ha inviato loro i profeti, e ha suscitato loro dei re. È venuto lui da voi, curando coloro che soffrivano, e risuscitando i morti… È lui che volete fare morire, è lui che consegnerete a prezzo d’argento…

Quanto stimate i benefici che vi sono stati concessi ?… Stimate ora la mano disseccata che egli ha reso al corpo. Stimate ora i ciechi nati che egli ha resi alla luce con una sola parola. Stimate ora i morti che egli ha risorto dal sepolcro dopo tre o quattro giorni… Inestimabili sono i doni che egli vi ha dato. Invece voi,… gli avete reso il male per il bene, l’afflizione per la gioia, e la morte per la vita.


Sant'Ilario di Poitiers (circa 315-367), vescovo, dottore della Chiesa
Trattato sui Salmi 91,3 ; PL 9,495

« Ogni giorno, ogni cosa viene creata dal Figlio »

Il giorno del sabato, era prescritto a tutti, nessuno escluso, di non fare alcun lavoro e di riposarsi nell'inattività. Come dunque il Signore ha potuto trascurare il sabato ? ... In verità, grandi sono le opere di Dio : Tiene il cielo nelle sue mani, dà la luce al sole e agli altri astri, fa crescere le piante della terra, mantiene l'uomo in vita... Si, tutto esiste e dura nel cielo e sulla terra per la volontà di Dio Padre ; tutto viene da Dio e tutto esiste per mezzo del Figlio. Egli è infatti il capo e il principio di tutto. In lui tutto è stato fatto. E dalla sua pienezza, secondo l'iniziativa della sua eterna potenza, ha creato ogni cosa.

Ora, se Cristo agisce in tutto, è necessariamente mediante l'azione di Colui che agisce in Cristo. Perciò è detto : « Il Padre mio opera sempre e anch'io opero » (Gv 5, 17). Infatti tutto ciò che viene fatto da Cristo, il Figlio di Dio abitato da Dio Padre, è opera del Padre. Perciò, ogni giorno, ogni cosa viene creata dal Figlio, perché tutto ciò che viene fatto dal Padre, è fatto per mezzo del Figlio. Quindi, l'azione del Figlio è di ogni giorno ; e, secondo me, i principi della vita, le forme dei corpi, lo sviluppo e la crescita degli esseri viventi manifestano questa opera.



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