Venerdì della II settimana del Tempo Ordinario



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Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore,
mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio;
mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo.
Con te mi getterò nella mischia,
con il mio Dio scavalcherò le mura.

Salmo 17




Dal Vangelo secondo Marco 3,13-19.

Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici che stessero con lui e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demòni. Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro; poi Giacomo di Zebedèo e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè figli del tuono; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananèo e Giuda Iscariota, quello che poi lo tradì.


IL COMMENTO

La volontà di Dio è chiamare a sè. Essere nella volontà di Dio è andare e seguire la chiamata di Dio. Il rapporto con Dio è tutto dentro un chiamare e un andare. Parola, ascolto, obbedienza. In questo vi sono la gioia ed il riposo. Si comprende perchè nella Scrittura e nell'esperienza dei santi è ricorrente l'esperienza del riposo nella volontà di Dio. Perchè è il Signore che vuole proprio noi, con i nostri nomi, con le nostre storie, con i nostri caratteri, con i nostri difetti. Ben diversi da quelli del mondo i criteri di scelta di Dio. Come fu per Davide, come per tutti i profeti, Dio non guarda all'apparenza, ma al cuore. Se ha guardato quei dodici uomini è perchè conosceva profondamente il loro cuore. Sapeva infatti anche chi lo avrebbe tradito.

Lui conosce i suoi più di quanto essi si conoscano. Si può riposare nella chiamata del Signore perchè è essa stessa la garanzia. Guardare alle nostre capacità, all'adeguatezza delle nostre risorse umane e spirituali è tradire il Signore. Occorse a Pietro mentre, chiamato a sè da Gesù, guardandosi si bloccò e cominciò ad affondare nel mare; e poi, quando presuppose in sè una fedeltà granitica che invece si sbriciolò per paura; illusioni frantumate che però lo condussero ad un abbandono totale alla misericordia di Gesù. Occorse la stessa cosa a Giuda che però si giudicò e si condannò, ritenne impossibile il perdono, e si suicidò.

Il demonio attacca i chiamati sempre allo stesso modo. Li afferra per il bavero delle proprie debolezze per spingerli verso la sfiducia prima e la disperazione poi. Il Vangelo di oggi invece ci mostra il vero ed unico cammino alla pace e alla gioia: Gesù ci vuole con Lui, e ci chiama essenzialmente per stare con Lui. Ci conosce e per questo ci chiama. Esattamente come siamo ora, Lui sa come siamo stati e anche come saremo. Lui non ha problemi con noi, anzi, ed allora perchè averne noi? Per orgoglio, purissimo orgoglio. Al contrario la Parola di oggi è una buona notizia che ci invita ad aver pazienza con noi stessi, a non voler farci santi e adeguati stringendo i pugni, ad accettare le imperfezioni, i difetti, e scacciar via come subdola tentazione ogni immagine illusoria di quel che vorremmo essere. E' il Signore che porterà fedelmente a compimento la sua volontà in noi. Perchè tutto è dentro la sua chiamata gratuita.

Nelle crisi, nei dubbi, occorre tornare sempre alle radici della chiamata, che sono il cuore e la volontà di Dio. Nel matrimonio, nel presbiterato, nella vita religiosa, e poi nel lavoro, nello studio, in tutto vi è una chiamata che ci precede, su cui è stata fondata la nostra vita. Non siamo noi il fondamento, è Lui, è la sua chiamata, la sua Grazia. In questa gratuità che disarma il nostro orgoglio possiamo ricominciare ogni giorno, anche se siamo passati attraverso una tempesta di tentazioni e di peccati che sembra aver distrutto tutto. La sua chiamata è irrevocabile, come lo è stata per Israele. L'abbandono, il divorzio, la fuga nascono sempre da un errore di prospettiva che ci fa scambiare la sabbia con la roccia. Fondare sulla sabbia è assicurarsi il fallimento. Fondare sulla Roccia è garantirsi il successo, esattamente come recita il Salmo 17:


Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore,
mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio;
mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo.
Chi è Dio, se non il Signore?
O chi è roccia, se non il nostro Dio?
Il Dio che mi ha cinto di vigore
e ha reso integro il mio cammino,
mi ha dato agilità come di cerve
e sulle alture mi ha fatto stare saldo,
Tu mi hai dato il tuo scudo di salvezza,
la tua destra mi ha sostenuto,
mi hai esaudito e mi hai fatto crescere.
Hai spianato la via ai miei passi,
i miei piedi non hanno vacillato.
Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato,
a Davide e alla sua discendenza per sempre.
Con te mi getterò nella mischia,
con il mio Dio scavalcherò le mura.


E così, nella luce della gratuità e insondabilità dell'elezione divina, imparare a guardare anche gli altri nella chiesa, nella famiglia, ovunque. Dio ha chiamato, sarà Lui ad accompagnare e a recidere, a tempo opportuno, la zizzania dal cuore nostro come quello degli altri. Non siamo stati noi a scegliere il SIgnore, anche se tante volte enfatizziamo questo aspetto, esigendo poi contraccambi materiali e spirituali. E' stato Lui a pensarci nella preghiera notturna, immagine dell'eternità alla quale risale la nostra elezione. E' stato Lui a cercarci e a chiamarci, a costituirci e a inviarci perchè dessimo un frutto che rimanga. E' interessante notare come nella lingua spagnola amare e volere si dicano con la stessa parola: querer. Gesù vuole noi perchè ci ama. Andare a Lui, lasciarsi amare e introdurre nella sua intimità è il cuore di ogni missione. Non si tratta di fare cose, si tratta di stare con Lui, di contemplare il suo volto, ascoltare la sua Parola, rimanere nel suo amore. E' Lui che ci fa apostoli, come recita l'originale greco. Costituire gli apostoli significa farli, crearli, plasmarli, sino ad essere immagine di Lui. Apostolo infatti significa inviato e, secondo l'etimologia ebraica, esso costituiva un altro se stesso di colui che lo inviava. Per questo lo stare con Gesù si risolve, naturalmente attraverso un cammino di amicizia e di intimità, ad assumere, per grazia, i tratti di Lui. Avere lo stesso pensiero di Cristo, il suo cuore, il suo sguardo. Alter Christus, come San Francesco, nella certezza che il Signore è sempre con noi, accompagnandoci e precedendoci ogni giorno, ed è Lui ad operare i segni e i prodigi che, dal Cielo, testimoniano qui sulla nostra terra la sua vittoria sulla morte, della quale il potere sui demoni e sulle malattie, fisiche e spirituali, ne è il segno inequivocabile.





Señor, mi Roca, mi fortaleza y mi libertador,
mi Dios, el peñasco en que me refugio, mi escudo,
mi potente salvación y mi baluarte
Contigo puedo asaltar una muralla;
con mi Dios, puedo escalar cualquier muralla.

Salmo 17




Evangelio según San Marcos 3,13-19.
Después subió a la montaña y llamó a su lado a los que quiso. Ellos fueron hacia él,
y Jesús instituyó a doce para que estuvieran con él, y para enviarlos a predicar
con el poder de expulsar a los demonios.
Así instituyó a los Doce: Simón, al que puso el sobrenombre de Pedro;
Santiago, hijo de Zebedeo, y Juan, hermano de Santiago, a los que dio el nombre de Boanerges, es decir, hijos del trueno;
luego, Andrés, Felipe, Bartolomé, Mateo, Tomás, Santiago, hijo de Alfeo, Tadeo, Simón, el Cananeo,
y Judas Iscariote, el mismo que lo entregó.



COMENTARIO


La voluntad de Dios es llamar a si. Estar en la voluntad de Dios es ir y seguir la llamada de Dios. La relación con Dios se realiza plenamente dentro de un llamar y un ir. Palabra, escucha, obediencia. En estas hay la alegría y el descanso. Se comprende porque en la Escritura y en la experiencia de los santos es recurrente la experiencia del descanso en la voluntad de Dios. Porque es el Señor quien quiso justo nosotros a su lado, con nuestros nombres, con nuestras historias, con nuestros carácteres, con nuestros defectos. Bien diferentes de los del mundo son los criterios de elección de Dios. Como fue para Davide, como por todos los profetas, Dios no se fija en la apariencia, sino en el corazón. Si ha mirado a aquellos doce hombres es porque conoció intensamente su corazón. Supo también quién lo habría traicionado, y lo llamò.

Él conoce los suyos más de lo que ellos se conozcan a si mismos. Se puede descansar en la llamada del Señor porque es ella que desteja la garantía. Fijarse en nuestras capacidades, en la idoneidad de nuestros recursos humanos y espirituales es traicionar al Señor. Ocurriò a Pedro cuando, llamado a si de Jesús, mirándose a si mismo se paró y empezó a hundir en el mar; y luego, cuando presupuso en si una fidelidad granítica que en cambio se desmigajó por puro miedo; ilusiones trituradas que pero lo condujeron a un abandono total a la misericordia de Jesús. Ocurriò la misma cosa a Judas, que pero se juzgó y se condenó, creyó imposible el perdón, y se se suicidó.

El demonio ataca siempre los llamados del mismo modo. Los agárra por el cuello de las mismas debilidades para empujarlos hacia la desconfianza y luego a la desesperación. En cambio el Evangelio de hoy nos enseña el auténtico y único camino a la paz y a la alegría: Jesús nos quiere con Él, y nos llama esencialmente para estar con Él. Nos conoce y por eso nos llama. Exactamente como somos ahora, Él sabe cómo hemos sido y también como seremos. El no tiene problemas con nosotros, y entonces ¿por qué tener problemas nosotros? Por orgullo, refino orgullo. Al contrario la Palabra de hoy es una buena noticia que nos invita a tener paciencia con nosotros mismos, a no querer hacernos santos y adecuados apretando los puños, a aceptar las imperfecciones, los defectos y echar como solapada tentación cada imagen ilusoria de lo que querríamos ser. Es el Señor que llevará fielmente a cabo su voluntad en nosotros. Porque todo está dentro de su llamada gratuita.

En las crisis, en las dudas, hace falta volver siempre a las raíces de la llamada, que son el corazón y la voluntad de Dios. En la vida matrimonial, en el presbiterado, en la vida religiosa, y luego en el trabajo, en el estudio, en todo hay una llamada que nos precede, sobre la cual ha sido fundada nuestra vida. No somos nosotros el fundamento, es Él, es su llamada, su Gracia. En esta gratuidad, que desarma nuestro orgullo, podemos recomenzar cada día, aunque hubieramos pasado por una tormenta de tentaciones y pecados que parecen haberlo destruido todo. Su llamada es irrevocable, como lo ha sido por Israel. El abandono, el divorcio, la fuga siempre nacen de un error de perspectiva que nos hace intercambiar la arena con la roca. Basarse en la arena es cerciorarse la quiebra. Basarse en la Roca es garantizarse el éxito, exactamente como recita el Salmo 17:

"Señor, mi Roca, mi fortaleza y mi libertador,
mi Dios, el peñasco en que me refugio,
mi escudo, mi potente salvación y mi baluarte.
Él es el Dios que me ciñe de valor
y hace intachable mi camino;
el que me da la rapidez de un ciervo
y me afianza en las alturas;
Me entregaste tu escudo victorioso
y tu mano derecha me sostuvo;
me engrandeciste con tu triunfo,
me hiciste dar largos pasos,
y no se doblaron mis tobillos.
Contigo puedo asaltar una muralla;
con mi Dios,
puedo escalar cualquier muralla.


Y así, en la luz de la gratuidad de la elección divina, aprendemo también a mirar los demas en la iglesia, en la familia, en todo lugar. Dios ha llamado, será Él a acompañar y a cercenar, a tiempo oportuno, la cizaña de nuestro corazón como de aquel de los otros. No hemos sido nosotros a elegir al Señor, aunque muchas veces enfatizamos este aspecto, exigiendo luego "estipendios" materiales y espirituales. Ha sido Él a pensarnos en la oracion nocturna, imagen de la eternidad al que remonta nuestra elección. Ha sido Él a buscarnos y a llamarnos, a constituirnos y a mandarnos porque diéramos un fruto que quede. Es interesante notar como en la lengua española amar y querer se dicen con la misma palabra: querer. Jesús nos quiere porque nos quiere, porque nos ama. Ir a El, dejarse querer e introducir en su intimidad es el corazón de cada misión. No se trata de hacer cosas, se trata de estar con Él, de contemplar su rostro, escuchar su Palabra, quedar en su amor. Es Él que nos hace apóstoles, como recita lo original griego. Constituir a los apóstoles significa hacerlos, crearlos, plasmarlos, hasta a ser imagen de Él. Apóstol en efecto significa enviado y, según la etimología hebrea, el apostol constituye otro si mismo del que lo ha enviado. Por eso el estar con Jesús se cumple naturalmente en un camino de amistad e intimidad, a asumir, por gracia, los rasgos de Él. Tener el mismo pensamiento de Cristo, su corazón, su mirada. Alter Christus como San Francisco, en la certeza que el Señor siempre está con nosotros, acompañándonos y precediéndonos cada día. Es Él a obrar las señales y los prodigios que, desde Cielo, testimonian aquí sobre nuestra tierra su victoria sobre la muerte; el poder sobre los demonios y sobre las enfermedades, físicas y espirituales, es de Cristo y de su misericordio la señal inequívocable.




Catechismo della Chiesa cattolica
§ 74-79 - Copyright © Libreria Editrice Vaticana

«Ne costituì Dodici che stessero con lui e anche per mandarli a predicare«


Dio «vuole che tutti gli uomini siano salvati ed arrivino alla conoscenza della verità» (1Tm 2,4), cioè di Gesù Cristo. È necessario perciò che il Cristo sia annunciato a tutti i popoli e a tutti gli uomini e che in tal modo la Rivelazione arrivi fino ai confini del mondo... «Cristo Signore, nel quale trova compimento tutta la Rivelazione del sommo Dio, ordinò agli Apostoli di predicare a tutti, comunicando loro i doni divini, come la fonte di ogni verità salutare e di ogni regola morale, il Vangelo che, prima promesso per mezzo dei profeti, Egli ha adempiuto e promulgato di sua bocca» [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 7].

La trasmissione del Vangelo, secondo il comando del Signore, è stata fatta in due modi: oralmente, «dagli Apostoli, i quali nella predicazione orale, con gli esempi e le istituzioni trasmisero sia ciò che avevano ricevuto dalla bocca, dal vivere insieme e dalle opere di Cristo, sia ciò che avevano imparato per suggerimento dello Spirito Santo»; e per iscritto, «da quegli Apostoli e uomini della loro cerchia, i quali, sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, misero in iscritto l'annunzio della della salvezza» [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 7].

«Affinché il Vangelo si conservasse sempre integro e vivo nella Chiesa, gli Apostoli lasciarono come successori i vescovi, ad essi affidando il loro proprio compito di magistero» [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 7]. Infatti, «la predicazione apostolica, che è espressa in modo speciale nei libri ispirati, doveva essere conservata con successione continua fino alla fine dei tempi» [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 7]. Questa trasmissione viva, compiuta nello Spirito Santo, è chiamata Tradizione, in quanto è distinta dalla Sacra Scrittura, sebbene ad essa strettamente legata. Per suo tramite «la Chiesa, nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto, perpetua e trasmette a tutte le generazioni, tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede» [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 7]. «Le asserzioni dei santi Padri attestano la vivificante presenza di questa Tradizione, le cui ricchezze sono trasfuse nella pratica e nella vita della Chiesa che crede e che prega» [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 7]. In tal modo la comunicazione, che il Padre ha fatto di sé mediante il suo Verbo nello Spirito Santo, rimane presente e operante nella Chiesa.


Santa Teresa del Bambin Gesù (1873-1897), carmelitana, dottore della Chiesa
MS A,2 r°-v°

Il mistero della vocazione

Farò un'unica cosa : comincerò a cantare ciò che devo dire in eterno – « le misericordie del Signore ! » – (Sal 88, 1) ... Aperto il Santo Vangelo, i miei occhi hanno trovato queste parole : « Gesù salito sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono a lui ». È proprio questo il mistero della mia vocazione, anzi di tutta la mia vita e innanzitutto il mistero dei privilegi di Gesù per la mia anima. Egli non chiama a sé quelli che ne sono degni, ma quelli che egli vuole, oppure, come dice san Paolo : « Dio usa misericordia con chi vuole, e ha pietà di chi vuole. Quindi non dipende dalla volontà né dagli sforzi dell'uomo, ma da Dio che usa misericordia » (Rm 9, 15-16).

A lungo mi sono chiesta come mai il buon Dio avesse preferenze, come mai tutte le anime non ricevessero lo stesso grado di grazie. Mi stupiva vederlo prodigare favori straordinari ai santi che pur l'avevano offeso, come san Paolo o sant'Agostino, i quali, per così dire, erano costretti a ricevere le sue grazie, oppure leggendo la vita dei santi che Nostro Signore ha voluto accarezzare dalla culla alla tomba, senza lasciare sulla loro strada alcun ostacolo che impedisse loro di alzarsi verso di lui... Gesù si è degnato di istruirmi in questo mistero. Ha messo davanti ai miei occhi il libro della natura e ho capito che tutti questi fiori che egli ha creati sono belli... Ha voluto creare i grandi santi che possono essere paragonati ai gigli e alle rose ; ma ne ha creati anche dei più piccoli e questi devono contentarsi di essere margheritine o violette destinate a rallegrare gli sguardi del buon Dio quando egli li abbassa ai suoi piedi. La perfezione consiste nel fare la sua volontà, nell'essere ciò che egli vuole che siamo.



Santa Teresa del Niño Jesús (1873-1897), carmelita descalza, doctor de la Iglesia
Ms A, 2rº-vº

El misterio de la vocación

Sólo pretendo una cosa: comenzar a cantar lo que un día repetiré por toda la eternidad: «¡¡¡Las misericordias del Señor!!!» (Sl 88,1)...
Abriendo el Evangelio, mis ojos se encontraron con estas palabras: «Subió Jesús a una montaña y fue llamando a los que él quiso, y se fueron con él» (San Marcos, cap. II, v. 13). He ahí el misterio de mi vocación, de mi vida entera, y, sobre todo, el misterio de los privilegios que Jesús ha querido dispensar a mi alma... El no llama a los que son dignos, sino a los que él quiere, o, como dice san Pablo: «Tendré misericordia de quien quiera y me apiadaré de quien me plazca. No es, pues, cosa del que quiere o del que se afana, sino de Dios que es misericordioso» (Rm 9, 15-16).

Durante mucho tiempo me he preguntado por qué tenía Dios preferencias, por qué no recibían todas las almas las gracias en igual medida. Me extrañaba verle prodigar favores extraordinarios a los santos que le habían ofendido, como san Pablo o san Agustín, a los que forzaba, por así decirlo, a recibir sus gracias; y cuando leía la vida de aquellos santos a los que el Señor quiso acariciar desde la cuna hasta el sepulcro, retirando de su camino todos los obstáculos que pudieran impedirles elevarse hacia él... Jesús ha querido darme luz acerca de este misterio. Puso ante mis ojos el libro de la naturaleza y comprendí que todas las flores que él ha creado son hermosas... El ha querido crear grandes santos, que pueden compararse a los lirios y a las rosas; pero ha creado también otros más pequeños, y éstos han de conformarse con ser margaritas o violetas destinadas a recrear los ojos de Dios cuando mira a sus pies. La perfección consiste en hacer su voluntad, en ser lo que él quiere que seamos...





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