San Cesario di Arles. Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino


Durante la lettura dell’evangelo, fratelli carissimi, abbiamo udito: 
«Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino» (Mt 3,2). Il regno dei cieli è Cristo, 
che, come a tutti è noto, è il conoscitore dei buoni e dei cattivi e il giudice di tutte le 
cause. Preveniamo dunque Dio con la confessione del peccato e prima del giudizio
purifichiamo l'anima da tutti i suoi errori. E grave rischio non mettere ogni cura nel 
correggerci dal peccato; e dobbiamo far penitenza quando comprendiamo che 
soprattutto delle motivazioni delle nostre mancanze saremo chiamati a render conto. 
Riconoscete, dilettissimi, quanto grande sia l'amore di Dio per noi nel volere che 
ripariamo le nostre colpe prima del giudizio; perciò infatti il giusto giudizio premette 
sempre un'ammonizione prima di esercitare la severità. Per questo, dilettissimi, il 
nostro Dio esige da noi fiumi di lacrime, affinché con la penitenza ripariamo ciò che 
perdemmo per negligenza. 

Sa Dio che non sempre l'uomo è perseverante nel bene: di frequente pecca nell'agire o 
sbaglia nel parlare; perciò ci ha insegnato la via della penitenza, con cui riedificare 
quel che si è distrutto e riparare gli errori. Perciò l'uomo, per essere sicuro del perdono, deve sempre gemere sulla sua colpa. Tuttavia, benché la condizione umana 
sia così inferma a causa  delle sue tante ferite, nessuno  disperi, perché il Signore è 
tanto munifico che ama elargire a tutti i bisognosi i doni della sua misericordia. Ma 
forse qualcuno dice: Perché dovrei temere, io che non faccio nulla di male? Ascolta, a 
questo proposito, ciò che dice l'apostolo Giovanni:  «Se diciamo che siamo senza 
peccato inganniamo noi stessi e la verità non è in noi» (1 Gv 1,8). Nessuno dunque vi 
seduca, dilettissimi: il peccato peggiore è di non riconoscere i propri peccati. Chi 
riconosce le sue colpe può riconciliarsi con Dio per mezzo della penitenza; mentre 
nessun peccatore è più degno di essere commiserato di chi ritiene di non avere di che 
pentirsi. Perciò vi esorto con le parole della Scrittura:  «Umiliatevi sotto la potente 
mano di Dio» (1 Pt 5,6). E poiché nessuno è senza peccato, nessuno vi sia che non 
faccia penitenza: se qualcuno infatti presume di essere innocente, proprio per questo è 
colpevole. C'è chi ha colpe più lievi, ma nessuno è impeccabile; certamente c'è 
differenza fra l'uno e l'altro, ma nessuno è immune da colpa. Quindi, carissimi, chi ha 
offeso Dio più gravemente chieda perdono con maggior fiducia; chi poi non si è 
macchiato di peccati gravi, preghi per non cadervi, per la grazia del Signore nostro 
Gesù Cristo, che col Padre e lo Spirito Santo vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.


dai «Discorsi»


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