San Giovanni Crisostomo. Da allora Gesù prese a predicare e a dire: «Convertitevi, perché è vicino il regno dei cieli»


"Da allora Gesù prese a predicare e a dire: «Convertitevi, perché è vicino il 
regno dei cieli»" (Jn 1,9). Ma quando Gesù comincia a predicare? Da quando 
Giovanni fu chiuso in prigione. Ma perché non predicò prima? E che bisogno aveva 
di Giovanni Battista, dato che le sue opere gli rendevano già un’efficace 
testimonianza? Ecco: perché noi potessimo comprendere maggiormente la sua 
grandezza: Gesù Cristo ha i suoi profeti, così come il Padre ha avuto i suoi. Proprio 
questo rileva Zaccaria nel suo cantico: "E tu, bambino, sarai chiamato profeta 
dell’Altissimo" (Lc 1,76). Era necessario il precursore, inoltre, perché agli insolenti 
Giudei non restasse alcuna scusa, come testimonia lo stesso Gesù Cristo con le 
parole: "È venuto Giovanni, che non mangiava né beveva, e hanno detto: Ha il 
demonio addosso. È venuto il Figlio dell’uomo che mangia e beve ed essi dicono: 
Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. Alla sapienza, 
però, è resa giustizia dai figli suoi" (Mt 11,18-19). E ancora era necessario che tutto 
quanto riguardava il Cristo fosse manifestato in anticipo da un altro, prima di esserlo 
da lui stesso. Infatti, se dopo tante testimonianze e dopo tali prove, i Giudei dissero: 
"Tu rendi testimonianza a te stesso; la tua testimonianza non è valevole" (Jn 8,13), 
che cosa avrebbero osato dire se, prima che Giovanni avesse parlato, si fosse 
presentato in pubblico e avesse reso per primo testimonianza in favore di sé?

Ecco ancora perché Gesù non comincia a predicare prima di Giovanni e non compie 
alcun miracolo, se non dopo che il suo precursore è stato rinchiuso in prigione: nel timore che nascesse qualche scisma tra il popolo. Per la stessa ragione Giovanni non 
compie miracoli, allo scopo di lasciar accorrere tutta la folla a Gesù, trascinata dai 
prodigi che il Signore faceva. Infatti, se anche dopo i miracoli operati da Gesù Cristo, 
i discepoli di Giovanni, sia prima che dopo il suo incarceramento, erano ancora presi 
da gelosia verso Gesù e molti pensavano che il Messia non fosse lui, bensì Giovanni, 
che cosa sarebbe accaduto se Dio non avesse preso queste sagge misure?

Ecco le ragioni per cui anche Matteo vuol sottolineare che «da allora» Gesù 
incominciò a predicare. E, all’inizio della sua predicazione, Gesù insegna ciò che 
Giovanni ha detto. Nei suoi primi discorsi non parla ancora di se stesso, ma si 
contenta di predicare la penitenza. Per quel tempo era già abbastanza desiderabile far 
accettare la penitenza, dato che allora il popolo non aveva ancora di Cristo un’idea 
sufficientemente adeguata. E  all’inizio, non annuncia niente di terribile o di 
spaventoso, come aveva fatto Giovanni parlando della scure tagliente già posta alle 
radici dell’albero, del ventilabro che ripulisce l’aia, e di un fuoco inestinguibile. 
Dapprima, parla soltanto dei beni futuri, rivelando a coloro che lo ascoltano il regno 
che ha loro preparato nei cieli.

"Gesù camminava lungo il mare di Galilea, quando vide due fratelli: Simone, detto 
Pietro, e Andrea, suo fratello, che gettavano la loro rete in mare, essendo pescatori. 
E disse loro: «Seguitemi e vi farò pescatori di uomini». Ed essi, abbandonando 
subito le reti, lo seguirono" (Mt 4,18-20). Giovanni evangelista descrive in maniera 
diversa la chiamata di questi apostoli; è evidente, quindi, che quanto ci narra Matteo è 
la loro seconda chiamata, come chiunque può costatare anche da molte altre 
circostanze. Giovanni, infatti, dice esplicitamente che questi due discepoli si 
avvicinarono a Gesù prima che il precursore fosse incarcerato, mentre quanto Matteo 
narra qui avvenne dopo l’arresto del Battista.

Inoltre, Giovanni precisa che fu Andrea a chiamare Pietro, mentre Matteo dice che 
Gesù li chiamò tutt’e due. E ancora Giovanni riferisce: "Gesù, vedendo Pietro venire 
verso di lui, gli disse: Tu sei Simone, figlio di Giona, sarai chiamato Cefa - che vuol 
dire pietra" (Jn 1,42). Matteo, dal canto suo, lascia intendere che Simone era già 
chiamato con questo secondo nome, quando dice che Gesù vide «Simone, detto 
Pietro». Si può, tuttavia, arrivare alla stessa conclusione, riferendosi al luogo ove i 
due fratelli furono chiamati da Gesù e a parecchie altre circostanze; lo si deduce anche dal fatto che essi gli obbedirono con immediatezza, lasciando tutto quanto 
possedevano: essi, infatti, erano ormai ben preparati e pronti. Giovanni evangelista ci 
presenta Andrea, che va a trovare Gesù nella sua casa e che da lui apprende molte 
cose, mentre qui Matteo riferisce che i due discepoli, udita una sola parola di Gesù, 
immediatamente lo seguirono. È quindi verosimile che questi apostoli avessero già 
seguito Gesù prima e che poi lo avessero lasciato; è verosimile inoltre che, quando 
essi seppero che Giovanni era stato messo in prigione e Gesù si era allontanato, siano 
tornati nuovamente alla loro antica professione di pescatori nel loro paese; perciò 
Cristo li ritrova mentre stanno pescando. Quando essi vollero lasciare Gesù la prima 
volta, egli non lo impedì loro e neppure li abbandonò definitivamente perché allora lo 
avevano lasciato. Infatti, dopo aver permesso loro di andarsene, torna a loro  una 
seconda volta per riprenderli e guadagnarli alla sua causa: e questo è il modo migliore 
di pescare gli uomini.

Osservate, ora, la fede e l’obbediente docilità dei discepoli. Gesù parla, mentre essi 
si trovano nel bel mezzo del loro lavoro (e voi sapete quale occupazione 
appassionante sia la pesca); ebbene essi, appena sentito il suo invito, non si 
ritraggono, né rinviano e neppure dicono: Lasciaci andare a casa un momento per 
parlare con i nostri parenti; ma, abbandonata ogni cosa, lo seguono, come fece un 
tempo Eliseo nei confronti di Elia. È una obbedienza pronta e perfetta come questa, 
che Gesù Cristo esige da noi, una obbedienza che esclude ogni ritardo, anche quando 
vi fossero fortissime ragioni ad ostacolarla. Per questo, quando s’avvicinò a Gesù un 
altro discepolo, chiedendogli di poter seppellire il padre, Gesù non lo lasciò andare, 
per dimostrarci che fra tutte le opere la prima e la più necessaria è seguirlo. E se voi 
osservate che la promessa che egli fa loro è grande, io vi risponderò che li ammiro 
ancor di più in quanto, senza aver veduto alcun miracolo di Gesù, prestano fede a tale 
promessa e pospongono tutto per seguirlo. Essi credettero che le parole, dalle quali 
erano stati pescati, avrebbero consentito anche a loro di pescare un giorno gli altri 
uomini. Questa, infatti, fu la promessa che Gesù fece.

A Giacomo e a Giovanni non promise niente di simile, perché l’obbedienza dei due 
primi apostoli aveva già aperto loro la via; e, d’altra parte, essi avevano già udito 
molte cose sul conto di Gesù e non avevano quindi bisogno di promesse. Considerate 
ora con quanta cura il Vangelo ci sottolinea le condizioni di povertà di questi 
discepoli. Gesù li trovò intenti a rattoppare le loro reti (Mt 4,21-22), che erano 
costretti a riparare non potendo procurarsene altre nuove. Ebbene, è una non mediocre dimostrazione di virtù quella di sopportare senza sforzo la miseria, di vivere 
del faticoso ma lecito lavoro, di essere uniti fra loro dalla forza dell’amore e di tenere 
perciò con sé il padre, che servono e mantengono. Non appena Gesù ebbe chiamato i 
discepoli, cominciò subito a compiere miracoli in loro presenza, per confermare in tal 
modo quanto Giovanni Battista aveva detto di lui. 


Crisostomo Giovanni, In Matth. 
14, 1-2.


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