Sabato della XVII settimana del Tempo Ordinario. Approfondimenti: Ratzinger, Giovanni Paolo II, Fausti. Patristica. Video, foto e approfondimenti su Macheronte, la fortezza dove ha subito il martirio Giovanni Battista












αποφθεγμα Apoftegma

La parola dei Padri




Martirio di San Giovanni Battista. Commenti Patristici

San Cipriano. Giovanni Battista, martire per la verità



( Erode ) compie un’azione simbolica - per quanto era in lui e nella cattiveria del popolo - la quale stava ad indicare il legare e incatenare la parola profetica, e impedirle di rimanere, come prima, aralda della verità nella libertà”. ( Origene )

Perciò Giovanni Battista, che era venuto nello spirito e nella virtù di Elia, con la stessa autorità con cui Elia aveva redarguito Acab e Jezabel, severamente ammonì Erode ed Erodiade, perché avevano celebrato nozze illecite, in quanto non è lecito, mentre è vivente ancora il fratello germano, sposare la di lui moglie. Giovanni preferì affrontare l'odio del re, piuttosto che accantonare, per adularlo, i comandamenti di Dio." ( Gerolamo )

“Uno dei nostri predecessori, considerando il compleanno del Faraone riferito nel libro della Genesi, ha spiegato che a celebrare il compleanno è il malvagio, colui che si diletta nelle cose della generazione. Abbiamo preso da lui questo spunto e scoperto che in nessun testo della Scrittura c’è un giusto che festeggi il compleanno. In realtà Erode è ingiusto più del Faraone: questi nel giorno del suo compleanno fa eliminare il capo dei panettieri; Erode fa eliminare Giovanni, del quale non è sorto uno più grande tra i nati di donna, e del quale il Salvatore dice: Ma che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta”. ( Origene )
Dove è il ballo, ivi è il diavolo. Dio non ci ha dato i piedi per farne un uso indecente, ma per camminare normalmente e decorosamente; non per saltare come i cammelli   ( anche questi, infatti, saltando offrono uno spettacolo per nulla attraente e dignitoso, e tanto più di loro le donne ), ma per danzare in coro con gli angeli. Se con tali movimenti indecenti si disonora il corpo, tanto più si disonorerà l'anima. Tali balli li fanno i diavoli e tali divertimenti son propri degli schiavi dei diavoli... Anche oggi si danza in simili banchetti: e se non si uccide Giovanni, si uccidono però le membra di Cristo e in modo ancor più crudele. Coloro che oggi ballano, non chiedono una testa su un vassoio, ma le anime degli stessi commensali. Rendendo infatti schiavi costoro, mettendo loro accanto delle prostitute e inducendoli a infami passioni, non tagliano loro la testa, ma uccidono la loro anima, poiché li fanno diventare adulteri, effeminati, dissoluti. E non venite a dirmi che quando siete avvinazzati e ubriachi e vedete una donna ballare e dire cose indegne, questo spettacolo non vi fa alcun effetto e non finite, vinti dal piacere, nella depravazione." ( Crisostomo )

“Il profeta viene decapitato a motivo di un giuramento, che sarebbe stato meglio violare che mantenere. Non erano infatti da mettere alla stessa stregua la colpa di prestare giuramenti alla leggera e violarli a motivo di tale leggerezza, e il delitto di eliminare un profeta, per tenere fede al giuramento. La decapitazione avviene non solo per questo motivo, ma anche a causa dei convitati, i quali preferivano l’uccisione del profeta anziché la sua vita. Insieme alla dottrina perfida che regna sui Giudei stanno seduti a banchettare coloro che fanno festa per la sua nascita. E un giorno potresti intelligentemente utilizzare questo testo contro coloro che giurano a cuor leggero e vogliono poi tenere fede ai giuramenti accolti per empietà, dicendo loro che non ogni giuramento va mantenuto, come nel caso di Erode. Inoltre, devi prestare attenzione al fatto che Erode non fa uccidere Giovanni alla luce del sole, bensì di nascosto in prigione; in realtà l’attuale popolo dei giudei non rinnega apertamente le profezie, ma le rinnega come può e di nascosto, e viene smascherato nella sua incredulità a loro riguardo. Come infatti avrebbero creduto a Gesù se avessero creduto a Mosè, allo stesso modo, se avessero creduto ai profeti, avrebbero creduto anche a Colui che quelli avevano profetizzato. Ma non credendo a lui, non credono neanche ai profeti, e imprigionando la parola profetica, la mutilano; hanno questa parola morta, mutilata, senza alcuna parte sana, perché non la comprendono. Noi invece Gesù lo abbiamo tutto intero, essendosi compiuta la profezia che dice di lui: Non gli sarà spezzato alcun osso”. ( Origene )




VIDEO






















MACHERONTE






Pianta di Macheronte dopo gli scavi dello SBF negli anni 1978-1981
(V. Corbo, S. Loffreda, M. Piccirillo).

In 
rosso le strutture di epoca ellenistica;
in 
nero le costruzioni erodiane;
in 
verde il muro protettivo degli zeloti.
1: Acquedotto (arrivo)
2: Torre di est
3: Peristilio e cisterna centrale
4: Triclinio
5: Terme erodiane
6: Torre di nord e resti della "Città Bassa"




DA GLI SCRITTI
La fortezza di Macheronte, costruita da Erode il Grande, appartenne poi al territorio della Perea, la regione al di là del Giordano. 


Gesù nasce durante il regno di Erode il Grande (noto nel NT per la strage degli innocenti), ma, morto Erode dopo pochissimi anni dalla nascita del Signore, al momento dell'inizio della sua vita pubblica (e fino alla crocifissione e resurrezione), la Galilea e la Perea sono sotto il governo di un altro Erode, Erode Antipa, tetrarca appunto della Galilea e della Perea.


Più volte il testo evangelico parla del confronto a distanza fra Gesù ed Erode Antipa:

Lc 9, 7-9

Intanto il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: "Giovanni è risuscitato dai morti", altri: "E' apparso Elia", e altri ancora:" E' risorto uno degli antichi profeti". Ma Erode diceva: "Giovanni l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire tali cose?". E cercava di vederlo."

Lc 13,31-33

In quel momento si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli: "Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere". Egli rispose: "Andate a dire a quella volpe: Ecco, io scaccio i demoni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno avrò finito. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io vada per la mia strada, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme."
Il confronto diretto ci è riportato dal vangelo di Luca che ci racconta dell'invio di Gesù ad Erode Antipa, da parte di Pilato.


Lc 23, 1-12

Tutta l'assemblea si alzò, lo condussero da Pilato e cominciarono ad accusarlo: "Abbiamo trovato costui che sobillava il nostro popolo, impediva di dare tributi a Cesare e affermava di essere il Cristo re". Pilato lo interrogò: "Sei tu il re dei Giudei?". Ed egli rispose: "Tu lo dici". Pilato disse ai sommi sacerdoti e alla folla: " Non trovo nessuna colpa in quest'uomo".. Ma essi insistevano: "Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea fino a qui".
Udito ciò, Pilato domandò se era Galileo e,, saputo che apparteneva alla giurisdizione di Erode, lo mandò da Erode che in quei giorni si trovava anch'egli a Gerusalemme.
Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto, perché da molto tempo desiderava vederlo per averne sentito parlare e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò con molte domande, ma Gesù non gli rispose nulla. C'erano là anche i sommi sacerdoti e gli scribi, e lo accusavano con insistenza. Allora Erode, con i suoi soldati, lo insultò e lo schernì, poi lo rivestì di una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici prima infatti c'era stata inimicizia tra loro.


Gli Atti degli Apostoli riprendono questo episodio, per mostrare come si compia in esso la profezia del Salmo 2, 1-2:

At 4, 25-28

Tu che per mezzo dello Spirito Santo dicesti per bocca del nostro padre, il tuo servo Davide:
Perché si agitarono le genti
E i popoli tramarono cose vane?
Si sollevarono i re della terra
E i principi si radunarono insieme,
contro il Signore e contro il suo Cristo
davvero in questa città si radunarono insieme contro il tuo santo servo Gesù, che hai unto come Cristo, Erode e Ponzio Pilato con le genti e i popoli d'Israele, per compiere ciò che la tua mano e la tua volontà avevano preordinato che avvenisse.
Non solo il popolo ebraico, ma anche i pagani partecipano dell'uccisione del Cristo ed il suo sangue ricade su tutti, in un primo momento come condanna, poi come salvezza.
L'episodio più importante da ricordare a Macheronte è però l'uccisione di Giovanni Battista, qui avvenuta secondo la testimonianza di Giuseppe Flavio, che riportiamo secondo la traduzione di Romano Penna in L'ambiente storico culturale delle origini cristiane, EDB, Bologna, 1984.


Giuseppe Flavio, Antichità Giudaiche 18,109-119

(109) Nel frattempo vennero in conflitto Areta, re di Petra, ed Erode (Antipa). Il tetrarca Erode aveva sposato la figlia di Areta ed era unito a lei già da molto tempo. In procinto di partire per Roma, egli prese alloggio da Erode (Filippo: Mc 6,17), suo fratello, essendo di diversa madre; infatti questo Erode era nato dalla figlia del sommo sacerdote Simone. (110) Innamoratosi di Erodiade, sua moglie, che era figlia del loro fratello Aristobulo e sorella di Agrippa il Grande (=Erode Agrippa 1: At 12), cominciò impudentemente a parlarle di matrimonio. Avendo ella accettato, convennero che lei si sarebbe trasferita a casa di lui, appena fosse tornato da Roma. Nei patti c'era che egli doveva ripudiare la figlia del re Areta. (111). Trovatisi d'accordo su queste cose, egli s'imbarcò per Roma. Al ritorno, dopo aver sbrigato le sue faccende a Roma, sua moglie, venuta a conoscenza dei contatti con Erodiade e prima ancora di informarlo che sapeva ogni cosa, chiese di essere inviata a Macheronte, che era ai confini dei domini di Areta e di Erode, senza dare alcuna spiegazione delle sue intenzioni. (112) Ed Erode la lasciò andare, senza sospettare cosa la donna tramasse. Ma questa aveva già mandato dei messaggeri a Macheronte, che allora era soggetto a suo padre, in modo che il governatore (della fortezza) potesse preparare tutto per il viaggio. Appena giunta, ella partì per l'Arabia, pensando i vari governatori al trasporto, finchè giunse velocemente dal padre e gli rivelò il progetto di Erode. (113) Quegli (=Areta) fece di ciò un motivo di inimicizia, in aggiunta alla questione dei confini nella regione della Gabalitide. Raccolte truppe da ambedue le parti in vista della guerra, designarono dei comandanti invece di prendere essi stessi il comando. (114) Data battaglia, l'intero esercito di Erode fu distrutto, in seguito al tradimento di alcuni rifugiati, che provenivano dalla tetrarchia di Filippo e si erano uniti alle forze di Erode. (115) Erode scrisse queste cose a Tiberio. Questi, adiratosi perché Areta aveva cominciato le ostilità, scrisse a Vitellio (Legato in Siria negli anni 35-37: cf. Tacito, ANN. 6,32) di dichiarargli guerra e di condurre a lui Areta in catene, se l'avesse catturato vivo, o di mandargli la testa, se fosse stato ucciso. Queste cose Tiberio ordinò al governatore di Siria. (116) Ma ad alcuni giudei sembrò che l'esercito di Erode fosse stato distrutto da Dio, e del tutto giustamente, per punire il suo trattamento di Giovanni soprannominato "battista". (117) Erode, infatti, aveva ucciso quest'uomo buono, che esortava i giudei a condurre una vita virtuosa e a praticare la giustizia vicendevole e la pietà verso Dio, invitandoli ad accostarsi insieme al battesimo (baptismò-i syniénai). In ciò, infatti, il battesimo (ten bàptisin) doveva risultare secondo lui accetto (a Dio): non come richiesta di perdono per eventuali peccati commessi (mè epì tinòn hamartàdòn paraitèsei chròménòn), ma come consacrazione del corpo, poiché l'anima era già tutta purificata con la pratica della giustizia. (118). Ma quando altri si unirono alla folla, poiché erano cresciuti in grandissimo numero al sentire le sue parole, Erode cominciò a temere che l'effetto di una tale eloquenza sugli uomini portasse a qualche sollevazione, dato che sembrava che essi facessero qualunque cosa per decisione di lui. Ritenne perciò molto meglio prendere l'iniziativa e sbarazzarsene (analeìn), prima che da parte sue si provocasse qualche subbuglio, piuttosto che, creatasi una sollevazione e trovandosi in un brutto affare, doversene poi pentire. (119) Perciò (Giovanni), per il sospetto di Erode, fu inviato in catene a Macheronte, la fortezza di cui abbiamo già parlato, e là fu ucciso (ktìnnytai). Ma l'opinione dei giudei fu che la rovina dell'esercito venne da Dio, che volle punire Erode per averlo condannato.

Del martirio di S.Giovanni Battista abbiamo testimonianza dagli stessi vangeli.

Mc 6, 17-29

In quel tempo, Erode aveva fatto arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata. Giovanni diceva a Erode: "Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello". Per questo Erodìade gli portava rancore e avrebbe voluto farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui; e anche se nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode per il suo compleanno fece un banchetto per i grandi della sua corte, gli ufficiali e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla ragazza: "Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò". E le fece questo giuramento: "Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno". La ragazza uscì e disse alla madre: "Che cosa devo chiedere?". Quella rispose: "La testa di Giovanni il Battista". Ed entrata di corsa dal re fece la richiesta dicendo: "Voglio che tu mi dia subito su un vassoio la testa di Giovanni il Battista". Il re divenne triste; tuttavia, a motivo del giuramento e dei commensali, non volle opporle un rifiuto. Subito il re mandò una guardia con l'ordine che gli fosse portata la testa. La guardia andò, lo decapitò in prigione e portò la testa su un vassoio, la diede alla ragazza e la ragazza la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputa la cosa, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

Fino alla fine della vita Giovanni resta fedele alla "verità". Non può non dire "Non ti è lecito tenere questa donna". Il peccato diviene devastante quando non solo viene compiuto, nella debolezza, nella consapevolezza di essere nel peccato, ma quando pretende di essere la verità, la norma, la giustizia che può essere sbandierata.
Appare subito evidente l'eterno tema della bellezza a cui tutto si sottopone. Non c'è ostacolo ad una donna che piace perché sa danzare.
Il rancore della madre è tale, la sua incapacità di accettare di essere criticata è tale da farle preferire la morte di colui che la contesta alla metà di un regno. Quante volte siamo capaci di far crollare un progetto che merita veramente solo perché proposto da persone di cui vogliamo invece la fine!
Il re, "a motivo del giuramento e dei commensali" decreta la fine della vita del Battista. Tornare su di una decisione, cambiare parere, chiedere scusa può apparire debolezza negli ambienti dei potenti. Anche per questo muore Giovanni "precursore nella gioia, precursore nel dolore".




MACHERONTE di V. C. Corbo

MACHERONTE (Μαχαιροῡς, Machaerus). Località della Giordania, situata su una collina presso l'odierno villaggio di Mukawer, non lontano dal Mar Morto, a 700 m s.l.m. sull'altopiano moabitico. Il nome arabo Qaṣr al-Mišnaqa («fortezza dell'impiccagione») indica, fra lo wādī Zerqa Ma‘in a Ν e lo wādī Mugib (il biblico Arnon) a S, le rovine di una fortezza asmonea e poi erodiana, che V. J. Seetzen nel 1807 identificò con l'antica Machaerus, citata da Flavio Giuseppe (Bell. lud., 1, 8, 161; VII, 6, 1-2 e 171; Ant. lud., XVIII, 2, 116-119). Dopo i sondaggi effettuati (1968) da J. Vardaman, una ricognizione su scala più ampia venne portata a termine da A. Strobel nel 1973; lo scavo sistematico è stato condotto dallo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, sotto la guida di V. C. Corbo (1978-1981).
Costruita da Alessandro Ianneo (103-76 a.C.) come caposaldo contro i vicini Nabatei, la fortezza fu distrutta nel 57 a.C. da Gabinio, governatore della Siria e seguace di Pompeo, e poi completamente smantellata con la conquista romana della Palestina. Data l'importanza strategica del sito, Erode il Grande fece erigere sulle rovine una nuova reggia-fortezza, che fu poi ereditata da Erode Antipa (4 a.C.-39 d.C.): durante il regno di quest'ultimo, fu qui imprigionato e decollato Giovanni Battista.
Nel 72 d.C., al termine della prima rivolta giudaica, M. fu assediata, conquistata e rasa al suolo da Lucilio Basso.
Della fortezza asmonea, lo scavo ha rivelato le torri difensive 1-3, mentre gli ambienti interni sono rimasti sepolti sotto le strutture erodiane.
Gli edifici della reggia-fortezza erodiana sono meglio ricostruibili, anche se la distruzione romana fu capillare. È stata rinvenuta la cinta muraria; all'interno di questa sono identificabili blocchi di abitazioni, molto ben distinti da cortili e corridoi. Nel settore orientale sono a Ν i magazzini e a S il complesso delle terme, con apodyterium, tepidarium, calidarium, laconicum, frigidarium; numerosissimi sono i frammenti della decorazione di stucco.
Nel settore occidentale sono invece stati rinvenuti due triclini: forse uno per gli uomini, l'altro per le donne. Questo si può porre in relazione con il racconto evangelico della morte del Battista, che dà conto di tale peculiarità architettonica (Ev. Marc., VI, 21-29), anche se (come il sinottico Ευ. Matth., XIV, Ι-ΙΙ) non nomina esplicitamente Macheronte.
Bibl.: Rapporti preliminari di scavo: V. Corbo, in Liber Annuus, XXVIII, 1978, pp. 217-231; XXIX, 1979, pp. 315-326; XXX, 1980, pp. 365-376; V. Corbo, S. Loffreda,ibid., XXXI, 1981, pp. 257-286; M. Piccirillo, in AAJ, XXIII, 1979, pp. 177-183; S. Loffreda, ibid., XXV, 1981, pp. 85-94. - V. inoltre: A. F. Rainey, Surface Remains Pertaining to the Fall of Macherus, in Erlsr, Χ, 1971, p. XIX; A. Strobel,Observations about the Roman Installations at Mukawer, in AAJ, XIX, 1974, pp. 101-127; id., Das römische Belagerungswerk um Machärus. Topographische Untersuchungen, in ZPE, XC, 1974, pp. 128-184; id., Auf der Suche nach Machärus und Kallirrhoe. Selbstzeugnisse und Dokumente zu einem geographischen Problem des ig. Jahrhunderts, in ZDPV, XCIII, 1977, pp. 247-267.



M. PICCIRILLO


The name of the fortress, has been preserved by Mukawer, the name given by the Arab Banu Hamideh to the Roman-Byzantine ruins of the village existing in front of the fortress to the north.




Encircled in red is the fortress on top of the isolated hill



The fortress of Machaerous was one of the strongholds of the defence system of the Jewish state in the eastern province of Perea on the south boundary with the Nabataeans of Petra.


The naturally defended site was chosen by Alexander Janneus to build the fortress (BJ VII, 6, 2). It was demolished by Gabinius (57 B.C.E.). Aristobulus and his son Alexander sought refuge among the ruins (BJ I, 8, 6). 

King Herod rebuilt the fortress (BJ VII, 6, 2-3). Upon the death of Herod, his son Herod Antipas inherited it. In the fortress John the baptist was thrown into prison and put to death (AJ XVIII, 5, 1-2). On the death of King Agrippa I (44 C.E.), the fortress came under the direct administration of the Roman Praefectus Judaeae.

At the outbreak of the Jewish Revolt (66 C. E.) the Roman garrison abandoned the fortress into the rebel's hands, who held it up to 72 C. E. (BJII, 18, 6). In that year Lucilius Bassus besieged the fortress, took it and destroyed it (BJ VII, 6,).

Later Byzantine sources mentions only the village of Machaberos (Georgii Cyprii Descriptio, n. 1082; Cyrilli Vita Sabae, 82).

Geographic information

The isolated mountain on which the fortress stood (Qal`at al-Mishnaqa, in Arabic, 700 m above sea level) is located at the end of a ridge between the Wadi Zerqa Ma`in to the north and the Wadi Heidan-Mujib (Arnon) to the south. The mountain isolated by deep wadis forms two saddles to the south east and north west sides. It could be reached from the Dead Sea on the west or from the region of Madaba on the east.

Exploration

The name of Mukawer was registered by U. Seetzen in 1807, thus giving the possibility fo his successors to identify the fortress on Qal`at al-Mishnaqa. G. Ricciotti succeeded during his visit in 1936 in identifying in the jumbled rock heap piled up at the north west base of the fortress, the beginning of the siege ramp (agger). A. Strobel in 1973 careful surveyed and mapped the Roman siege works with the vallum, the camps and the towers.

A church was recorded by Duke de Luynes among the ruins of the village in 1864.

Excavations

The first excavation attempt of the fortress was started by J. Vardaman in 1968. The work was resumed by the Studium Biblicum Franciscanum directed by the late V. Corbo in 1978 to 1981, and continued in 1992-93 by the Ministry of Tourism and Antiquities.





The three Franciscan Archaeologists during the first campaign of '78



Excavations have clarified the distinction made by Josephus' description of the upper city on the top of the mountain, and the lower city built on the steep northern slope.


Excavations have clarified the distinction made by Josephus' description of the upper city on the top of the mountain, and the lower city built on the steep northern slope. 

The upper city was composed of the royal palace defended by four towers, of which only three have been identified. The palace results of two superimposed and mingled structures not well chronologically determined. The main upper structure (possibly the Herodian phase) was divided into two main wings by a paved corridor stretching north south. The eastern wing developed on the sides of a central paved courtyard covering a cistern with the thermae on the south and elongated rooms on the north side. The western wing had a peristilium on the north built on the top of a cistern, connected to a triclinium on the south. Stuccios, drums of columns, capitals and bases of Jonic and Doric style have been found at the bottom of the cistern. 




Fr. V. Corbo ofm and Fr. S. Loffreda ofm drawing the plans atop the excavated ruins



In its final phase a polygonal defensive wall was built on the perimeter of the upper city, possibly to be related with the Jewish revolt. Traces of the revolt have been found inside the palace, like two ovens on the mosaic floor of the apoditerium, and a poor executed wall on the west side of the triclinium.


In the lower city, only few houses have been excavated inside the north large retaining and defensive wall surrounding the city. The wall was defended on both sides by a tower. Inside the north west tower could be reached the protected opening of a large cistern.




Excavating the fortress



The lower and upper city were reached from the east through a bridge 15 m. high which connected the fortress to the highplateau. It served also as an acqueduct diverting rain water to the cisterns hewn in the northern slope of the mountain. A lower aqueduct served the same purpose for the cisterns on a lower hight.


Excavations in the village of Mekawer have unearthed three Byzantine churches built in the sixth century. The central church was mosaiced at the time of Bishop Malechios.


Assessment


With Masada, Hyrcania, Alexandreion and Cypros, Machaerous is one of the fortresses that Herod the King has inherited from the Hasmoneans. It was not inhabited before the Hasmoneans, nor it was ever reoccupied after the destruction of the Romans. Few is left of the Herod's palace. The walls were razed to the foundation level and only in one case a door with its threshold was found. Quite nothing is still known of the Hasmonean fortress buried and reused in the later fortress. More can be expected from the excavations of the houses of the lower city.


A comparison between the real Machaerous and the one described by Josephus strenghthens the impression that the historian allowed himself too much liberty in the description abetted by the desire to glorify King Herod and the Romans military might capable of the impossible to even assault an inaccessible fortress like Machaerous.


Bibliography

  1. Corbo, V. 1978. La fortezza di Macheronte. Rapporto preliminare della prima campagna di scavo: 8 settembre - 28 ottobre 1978,Liber Annuus 28: 217-238.
  2. -----------1979. La reggia-fortezza erodiana. Rapporto preliminare alla seconda campagna di scavo: 3 settembre- 20 ottobre 1979, Liber Annuus 29: 315-326.
  3. -----------1980. La fortezza di Macheronte (Al-Mishnaqa). Rapporto preliminare alla terza campagna di scavo: 8 settembre - 11 ootobre 1980. Liber Annuus 30, 365-376.
  4. Corbo, V., and Loffreda, S. 1981. Nuove scoperte alla fortezza di Macheronte. Rapporto preliminare alla quarta campagna di scavo: 7 settembre-10 ottobre 1981. Liber Annuus 31: 257-286.
  5. Piccirillo, M. 1981. Le monete della fortezza di Macheronte (El-Mishnaqa). Liber Annuus 30: 403-414.
  6. Strobel, A. 1974. Das römische Belagerungswerk um Macharus. Topographische Untersuchungen. ZDPV 90: 128-184.


© Michele Piccirillo ofm
Studium Biblicum Franciscanum











































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