αποφθεγμα Apoftegma
È senza parola la Parola del Padre,
che ha fatto ogni creatura che parla;
senza vita sono gli occhi spenti di colui
alla cui parola e al cui cenno si muove tutto ciò che ha vita
Massimo il Confessore
Un tempo, l'esistenza che ci è data. Un tempo, questa giornata che si dischiude dinanzi ai nostri occhi. E le sue orme, le Parole che ci dice nella Sua Parola, proclamata, ascoltata, meditata, pregata. Un crinale di morte si spalanca ogni giorno davanti a noi, la reale situazione di preoccupazione, di precarietà, di solitudine, di angoscia. Quel letto d’ospedale, quelle analisi, quel fidanzato che se n’è andato, quel figlio che sembra perduto, quel lavoro stressante, il combattimento per difendere la castità nel fidanzamento prima e nel matrimonio poi, il timore nell'aprirsi alla vita dopo cinque parti cesarei, le angherie sul lavoro, la fatica dei pomeriggi sui libri mentre fuori sboccia la primavera. Scendere, che è obbedire, che è ascoltare, che è libertà. Nella storia buia aggrappati alla Sua Parola che scende con noi. Anche quando la Parola non si ode più: "È senza parola la Parola del Padre, che ha fatto ogni creatura che parla; senza vita sono gli occhi spenti di colui alla cui parola e al cui cenno si muove tutto ciò che ha vita" (Massimo il Confessore). Entrare nella notte oscura della vita per sperimentare il potere straordinario della Parola che si è fatta silenzio per dare una Parola di vita al silenzio delle speranze umane. "Il mistero più oscuro della fede è nello stesso tempo il segno più chiaro di una speranza che non ha confini. Solo attraverso il silenzio di morte del Sabato santo, i discepoli poterono essere portati alla comprensione di ciò che era veramente Gesù. Dio doveva morire per essi perché potesse realmente vivere in essi. Noi abbiamo bisogno del silenzio di Dio per sperimentare nuovamente l’abisso della sua grandezza e l’abisso del nostro nulla che verrebbe a spalancarsi se non ci fosse lui... C’è un’angoscia che non può essere superata mediante la ragione, ma solo con la presenza di una persona che ci ama. La solitudine insuperabile dell’uomo è stata superata dal momento che Egli si è trovato in essa. A partire dal momento in cui nello spazio della morte si dà la presenza dell’amore, allora nella morte penetra la vita"" (J. Ratzinger). Sì, l'odore di morte, la sofferenza, le delusioni, non ci sono estranee. Questa nostra vita scorre in una "valle di lacrime", ed è inutile ogni alienazione. Eppure ad ogni lacrima è data una Parola. Tutte sono raccolte nelle Sue mani, in ciascuna v'è un seme di vita. Anche laddove sembra impossibile. Scendere oggi dove Lui è già sceso, quel sepolcro che ci spaventa ci consegna la vita invece della morte. "Cristo ha oltrepassato la porta della solitudine, è disceso nel fondo irraggiungibile e insuperabile della nostra condizione di solitudine. Nella notte estrema nella quale non penetra alcuna parola, nella quale noi tutti siamo come bambini cacciati via, piangenti, si dà una voce che ci chiama, una mano che ci prende e ci conduce" (J. Ratzinger, Meditazione...). Scendere e riconoscere che proprio nell'istante in cui ci era stata annunciata la parola, e mentre ascoltavamo l'invito a scendere nella storia di dolore e morte che ci attendeva, in quel momento la Parola aveva già operato il prodigio: dove la carne aveva visto la morte, lo Spirito aveva dischiuso la vita. Il matrimonio che credevamo fallito, il lavoro senza senso, l'amicizia tradita, la malattia gravida di morte, in tutto siamo chiamati a scendere dall'orgoglio che tutto vuol capire e gestire, e andare a verificare il potere della Parola predicata dalla Chiesa.
L'ANNUNCIO |
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