L'OBBEDIENZA DEI RISORTI CHE VEDE, AMA E CUSTODISCE GESU' IN OGNI UOMO
Oggi è una solennità
meravigliosa, perché da Giuseppe possiamo implorare la grazia di una morte
santa, quella fisica e quella interiore che ci attende ogni giorno. La Grazia cioè
di morire a noi stessi come Giuseppe, per accogliere e custodire l'opera dello
Spirito Santo nel prossimo. Come lui, infatti, anche noi siamo stati scelti per
una missione importantissima: diventare il padre terreno che dà il nome a Gesù
al figlio di Dio che è generato nella vita di chi ci è accanto. Che significa
questo concretamente?
Vediamo: puoi oggi tu "chiamare" Gesù tuo
marito, tua moglie, i tuoi figli, i fratelli della comunità cristiana, i
colleghi o gli amici? Puoi, nonostante le apparenze dicano tutto il contrario?
Perché proprio le apparenze avevano gettato Giuseppe in un'angoscia profonda e
nello scandalo tipico di chi non riesce a comprendere il mistero che bussa alla
propria vita. Giuseppe era giusto nella rettitudine di fare
tutto per "ag-giustarsi" in ogni circostanza alla volontà di Dio. Ma il
fatto era lì, incontrovertibile. Maria era incinta e Giuseppe non c'entrava
nulla, e la giustizia della Legge a cui voleva essere fedele spingeva
inesorabilmente Giuseppe al ripudio di quella ragazza.
Ma Dio appare dove
nessuno se lo aspetta, senza preavviso, senza chiedere il permesso; Giuseppe
stava male perché intuiva qualcosa, e sentiva che, per essere giusto, in quella
circostanza non bastava "rimandare Maria in segreto", il massimo che
i suoi "pensieri" avessero potuto escogitare per salvarle la vita. Ma
ora si trattava di salvare ogni uomo di ogni generazione; per questo,
nell’intimo, era angosciato come accade quando si è sfiorati dal Mistero della
vita ghermita dalla morte. In quella notte così simile al sepolcro del Signore,
Giuseppe doveva consegnare se stesso e la sua giustizia all’Autore della Legge,
per destarsi (risuscitare) con Lui e obbedire alla volontà di salvezza del
Padre.
Accogliere e custodire quella piccola vita deposta nel grembo di Maria,
Gesù, Dio fatto carne per salvare ogni uomo con la Giustizia della Croce. Anche
noi ci troviamo oggi dinanzi allo stesso bivio, in questo giorno decisivo
per la sorte di chi ci è accanto, di fronte al fratello che non
comprendiamo e vorremmo "rimandare in segreto" moglie e marito,
smettere di polemizzare e litigare, far finta di nulla per non peggiorare le
cose. Ma sperimentiamo che non basta. Vorremmo amare ma non sappiamo come fare
senza mancare verso la giustizia. Chi ha sbagliato deve in qualche modo pagare,
e così capire e cambiare, o no?
Ma Dio non ha fatto così con noi, vero? Ha
fatto come Giuseppe, accogliendoci così come siamo, per risuscitare e custodire
in noi l'opera dello Spirito Santo che abbiamo tante volte frustrato; e lo ha
fatto nella Chiesa, dove ci sta rigenerando per imporci lo stesso nome di suo
Figlio, per farci "cristiani". Ecco perché, per salvare chi ci è
accanto, ha scelto proprio noi ripetendoci le parole che in
Giuseppe hanno sciolto ogni dubbio: "non temere di prendere con te
Maria, tua sposa, perché quello che è generato in lei viene dallo Spirito
Santo". Non temiamo di prendere con noi Maria, la Figlia di Sion, immagine
di un Popolo e della sua storia, della nostra storia e di ogni persona.
Non impauriamoci
di fronte ai nostri peccati e quelli di chi ci è accanto, davanti al dolore di
una malattia, all'insignificanza e alla solitudine, agli eventi che umiliano. Anche
se stiamo solo camminando nella "promessa" di essere cristiani, anche
se siamo pieni di contraddizioni e cadiamo ogni due passi, agli occhi di Dio
siamo "già" sposati con il suo Figlio! E lo sono anche quelli che
sembrano più lontani da Lui, proprio nella storia che spesso vede scorrere
sangue. Coraggio, Egli ha dato la sua vita entrando nella notte dei nostri
dubbi per parlare al nostro cuore e destarci con Lui schiudendo i nostri occhi
per riconoscere l’opera di Dio in noi e negli altri. Solo chi è risorto,
infatti, saprà "chiamare" tutti con il Nome si Gesù, che significa la
"salvezza di Dio" che già sta operando in loro.
E questa è la Pasqua
fratelli, nella quale possiamo entrare accompagnati da Giuseppe, per risorgere
e camminare in una vita nuova che accoglie e custodisce la vita di Gesù negli
altri, senza appropriarsene, nella castità di cuore e carne che si ferma sulla
soglia della loro vita, per servire umilmente l'opera di Dio in ciascuno,
accompagnandoli nella lunga gestazione dell'amore. Giuseppe si è
abbandonato a Dio, ha obbedito e accolto Maria e, pur non vedendo se non un
timido abbozzo d'uomo, ha permesso che la salvezza giungesse fino a noi. Così
anche noi, obbedendo", offriremo la salvezza al mondo, in questa e nelle
generazioni future.
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