Giovedì dell'VIII settimana del Tempo Ordinario



Questo racconto, nell’essenzialità dei suoi passaggi,
evoca l’itinerario del catecumeno verso il sacramento del Battesimo,
che nella Chiesa antica era chiamato anche "Illuminazione".
La fede è un cammino di illuminazione:
parte dall’umiltà di riconoscersi bisognosi di salvezza
e giunge all’incontro personale con Cristo,
che chiama a seguirlo sulla via dell’amore.
Nei luoghi di antica evangelizzazione,
dove è diffuso il Battesimo dei bambini,
vengono proposte ai giovani e agli adulti 
esperienze di catechesi e di spiritualità
che permettono di percorrere un cammino di riscoperta della fede 
in modo maturo e consapevole,
per assumere poi un coerente impegno di testimonianza.
Quanto è importante il lavoro che 
i Pastori e i catechisti compiono in questo campo!
La riscoperta del valore del proprio Battesimo 
è alla base dell’impegno missionario di ogni cristiano,
perchè vediamo nel Vangelo che chi si lascia affascinare da Cristo
non può fare a meno di testimoniare la gioia di seguire le sue orme.
Proprio in forza del Battesimo, 
possediamo una connaturale vocazione missionaria.


Benedetto XVI, Angelus del 29 ottobre 2006

Dal Vangelo secondo Marco 10,46-52.

E giunsero a Gerico. E mentre partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Allora Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». E chiamarono il cieco dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!». Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che vuoi che io ti faccia?». E il cieco a lui: «Rabbunì, che io riabbia la vista!». E Gesù gli disse: «Và, la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.


IL COMMENTO

La nostra vita è racchiusa in questo cieco ai bordi d'una via, mendicando qualcosa per vivere. Ci avviciniamo agli altri, parliamo, lavoriamo, facciamo amicizia, siamo mariti, mogli, preti, religiosi, figli e genitori, ma sempre mendicanti. Allunghiamo le mani delle parole, degli sguardi, dei compromessi, delle paure, del detto e non detto, degli ammiccamenti, dei regali e dagli aiuti. Facciamo perfino salti mortali di splendida carità, pur di raggranellare un po' d'affetto che ci permetta sfangare un'altra giornata al riparo dalla solitudine.

E passa Gesù. La sua Pasqua, il Suo passaggio scuote la vita. Ora sta passando, accanto a me, a te. E' Lui che accende la fede, i suoi passi scuotono il cuore dal torpore, ed è già fede, è già certezza che Lui può cambiare la nostra vita. Il Suo incedere scioglie la nostra lingua muta in un grido di supplica grondante speranza, forse l'ultima, l'unica, la vera.

Possiamo recuperare la vista, alzare lo sguardo e ritrovare il cielo aperto, dischiuse le porte del Paradiso, ora. Il Signore ci chiama, ha ascoltato il nostro grido di vera umiltà , "abbi pietà, son morto nei miei peccati, sono schiavo e cieco, tutto mi sembra buio e assurdo, Signore pietà". Il cuore contrito e umiliato, innescato dai Suoi passi ha fatto breccia nel cuore di Cristo, ha bloccato il Signore nel bel mezzo della Sua Pasqua, del Suo passaggio. Ed ecco ci chiama, ci attira fin dentro al Suo cammino dalla morte alla vita. "Che cosa desideri, che cosa vuoi?". La fede è tutta qui, gridare sapendo, per la luce della Grazia, a Chi chiedere e che cosa chiedere.

La fede che salva è vedere prima con il cuore e la mente. E' un dono celeste che scioglie le labbra ad esprimere il grido del cuore. Desiderare il bene supremo, occhi aperti per vedere l'amore di Dio in Cristo Gesù. La fede ci salva, il dono immenso dei Suoi passi di misericordia anche oggi riscattano la nostra vita: riconciliati, da mendicanti a dispensatori.
Gratuitamente, esattamente come riceviamo tutto da Lui, sempre. La fede che muove i passi nella sequela del Signore, che ci fa guardare avanti senza tornare al passato, che lascia i morti seppellire i propri morti. La luce che apre gli occhi per riconoscere le orme di Gesù dinanzi ai nostri passi, tracce del Suo amore a schiudere le nostre labbra alla lode. La nostra vita seguendo il Signore, una liturgia di lode verso il Cielo.


APPROFONDIMENTI


Santa Geltrude (1256-1301), monaca benedettina


« Rabbunì, che io riabbia la vista »


In te, o Dio vivente,

il mio cuore e la mia carne hanno trasalito (Sal 84, 3),

e il mio spirito ha esultato in te, mia vera salvezza (Lc 1, 47).

Quando i miei occhi potranno vederti, Dio degli dei, mio Dio ?

Quando colmerai il desiderio della mia anima

con la manifestazione della tua gloria ?

Mio Dio, fra tutte, sei tu la mia eredità,

la mia forza e la mia gloria !

Quando allora, invece dello spirito di tristezza,

mi rivestirai del manto della lode (Is 61, 10),

perché, unita agli angeli,

tutte le mie membra ti offrano un sacrificio d'esultanza (Sal 27, 6) ?

Chi può descrivere la gloria della tua maestà ?

Chi si sazierà nel contemplare la tua luce ?

Come potrà bastare l'occhio per vederti

e l'orecchio umano per sentirti

nell'ammirazione della gloria del tuo volto ?

Quanto è felice, quanto è beato colui che già

viene custodito dalla gloria del tuo volto !


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